Bird
La recensione di Bird, di Andrea Arnold, designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.

Bird, di Andrea Arnold, distribuito da Lucky Red e in uscita al cinema l’8 maggio 2025 è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:
«Per la capacità di far dialogare con naturalezza il racconto vivido del mondo sottoproletario con l’ipotesi fiabesca, grazie a un afflato lirico non privo di ruvidezze e dominato da una libertà post-punk che è merce sempre più rara nel cinema europeo contemporaneo».

La recensione
di Juri Saitta
Bailey è una preadolescente che vive in uno squat del sud di Londra insieme al fratellastro e a un padre giovane e immaturo, incapace di occuparsi di lei. Abitualmente va a trovare la madre, che vive in un’altra casa insieme ai figli più piccoli e ha una relazione con un uomo violento. La protagonista troverà sollievo grazie all’incontro con Bird, un uomo giovane e misterioso dai tratti vagamente animaleschi in cerca della propria famiglia.
Presentato in concorso allo scorso festival di Cannes, Bird è il film con cui la regista britannica Andrea Arnold torna in Inghilterra dopo la parentesi statunitense di American Honey per affrontare ancora una volta il tema della crescita in un contesto sottoproletario e altamente disfunzionale, dove regnano povertà, degrado, violenza, famiglie disgregate e adulti irresponsabili.
Il tutto raccontato con lo stile consueto dell’autrice, contraddistinto da un approccio molto realistico nella descrizione dell’ambiente e dal ricorso frequente alla macchina a mano, che aumenta la sensazione di realtà e sottolinea visivamente l’instabilità economica, familiare ed emotiva dei personaggi, in particolare quella della protagonista, spesso pedinata dalla cinepresa.
Altrettanto importante del realismo di fondo, vi è qui la soggettività della giovane con i suoi spesso confusi e contraddittori moti interiori, nei quali Arnold cerca di immergerci attraverso alcune inquadrature realizzate con il cellulare della ragazza, occasionali flash sui ricordi di Bailey e le riprese della natura, per la quale la preadolescente prova un’evidente fascinazione.
Rientra in questo gruppo anche l’elemento immaginifico/favolistico della vicenda, ovvero la possibilità che il personaggio di Bird sia un uomo capace di trasformarsi in un uccello. Un aspetto fantastico che qui sembra avere due funzioni solo apparentemente contraddittorie: inizialmente, quella di via di fuga (almeno psicologica) da un ambiente a tratti insopportabile; negli sviluppi , quella di strumento per crescere e imparare ad affrontare la realtà circostante.
Purtroppo però l’aspetto immaginifico, per quanto funzionale dal punto di vista semantico e psichico, è forse il punto meno riuscito dell’opera, soprattutto nella parte finale, quando – invece di essere solo suggerito come nei due terzi precedenti del film – si fa esplicito e tangibile, stonando in questo modo con lo stile realistico della regia.
Nonostante tale forzatura, Bird risulta un efficace ritratto del sottoproletariato urbano e un coinvolgente racconto di formazione, magari non sempre all’altezza delle proprie ambizioni, ma comunque molto coerente con la poetica della sua autrice.

di Juri Saitta