29. Trieste Film Festival – 19/28 gennaio 2018

Il festival, giunto alla 29. edizione, è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale.

A cinquant’anni esatti dal ’68, la 29° edizione di Trieste Film Festival (19/28 gennaio) mette in scena una speciale veste “rivoluzionaria” che – a partire dalle doppie inaugurazioni nelle due diverse location, che ne ospiteranno la programmazione, – propone uno spirito riformatore ma mantiene, come punti fermi, la direzione di Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo, negli anni sempre più attenti al cinema e ai nuovi linguaggi d’autore.

Primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale, il festival, nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l’edizione “zero” è datata 1987), continua ad essere da quasi trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti ( o addirittura sconosciuti)  al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.

Due, quest’anno, le aperture: la prima, al Teatro Miela, con ‘Sympathy for the Devil’ di Jean-Luc Godard, evento inaugurale (anche) della retrospettiva “Rebels 68. East’n’West Revolution” che, fedele allo spirito del TSFF, si farà in due, indagando quell’anno cruciale del secondo Novecento da un doppio punto di vista: quello dell’ovest (Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, curatori della parte “occidentale”), con autori come Godard, Antonioni, Roeg e Bertolucci, e quello dell’est, con nomi come Pintilie, Dezső, Němec e Žilnik. Senza dimenticare titoli e personalità che – da Bellocchio a Makavejev a Garrel – hanno anticipato il 68, o che del 68 si sono nutriti, prolungandone lo spirito nelle stagioni a venire.

Una scelta molto forte – che denota la linea artistica del festival 2018 – quella di inaugurare con ‘Sympathy for the devil’, film simbolo di un’intera stagione, che “bombarda” la narrativa tradizionale attraverso dieci piani sequenza: metà sui Rolling Stones che registrano il brano del titolo, e metà sulla rivoluzione che non decolla, tra Pantere nere letteraliste, scritte sui muri, un libraio nazi che fa malmenare due “rossi” e Eve Democracy intervistata sul ruolo degli intellettuali e poi braccata. La seconda apertura, in linea con i temi della stringente contemporaneità, sarà affidata a Djam il nuovo film di Tony Gatlif: un’opera che, come sempre nel cinema dell’autore di ‘Gadjo Dilo’, ‘Transilvania’ e ‘Vengo’, mescola lingue, nazionalità e ritmi, in un viaggio fatto di musica, incontri, condivisione e speranza che racconta l’Europa della multiculturalità e delle migrazioni.

Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival. Nove i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. A cominciare dal candidato dall’Albania all’Oscar, ‘Le prime ore del giorno’ di Gentian Koçi, intenso ritratto di Leta, sfrattata e costretta a trasferirsi con il figlio neonato nell’appartamento di Sophie, un’anziana signora, a cui la donna deve fare da badante; tra gli altri tre “road movie”, diversissimi tra loro: il croato ‘Una breve gita’ dell’esordiente Igor Bezinović, dove il tentativo di un gruppo di ragazzi di raggiungere un monastero nella campagna istriana si trasforma in un viaggio allegorico verso l’ignoto; ‘Out’ dello slovacco György Kristóf, applaudito al Certain Regard dell’ultimo Festival di Cannes, con il protagonista Ágoston che attraversa l’Europa dell’Est, nella speranza di trovare un lavoro; e ‘Frost’ del maestro lituano Sharunas Bartas, con i suoi due protagonisti, Rokas e Inga, impegnati a guidare un furgone di aiuti umanitari da Vilnius all’Ucraina. Più lontani nel tempo, ma tutt’altro che dimenticati, sono i conflitti evocati da due titoli che hanno animato il dibattito politico nei loro Paesi: il polacco Zgoda (Riconciliazione) di Maciej Sobieszczański, triangolo amoroso ambientato nella Slesia del 1945, nel campo di lavoro creato dai servizi dell’ufficio di sicurezza comunista, sul sito dell’ex lager nazista di Auschwitz Birkenau; e lo sloveno Rudar (Il minatore) di Hanna Slak, storia vera della scoperta, da parte di un minatore di origini bosniache, di una fossa comune in cui erano stati sepolti almeno 4000 corpi di profughi della Seconda guerra mondiale. Non è invece una storia di guerra, sebbene il titolo, quella raccontata in ‘Soldati. Una storia da Ferentari’di Ivana Mladenović: ispirata alle vicende autobiografiche dell’antropologo Adrian Schiop, storia alla Romeo e Giulietta, ma in questo caso omosessuale, ambientata nella periferia rom di Bucarest. Da Bucarest al Mar Nero con l’altro film rumeno del concorso, ‘Edizione straordinaria’ di Iulia Rugină che racconta, dopo la tragica morte del suo cameraman, il reporter Alex Mazilu , il servizio sulla vita dell’uomo, attraverso gli occhi inquieti di sua figlia. Dalla Russia, infine, arriva ìAritmia’ di Boris Chlebnikov, storia di una giovane coppia di paramedici che, fra interventi d’emergenza, pause lavorative ad alto tasso alcolico e un sistema sanitario in continua evoluzione, lotta per trovare la forza di rimanere insieme.

Selezionati per il Concorso Internazionale Documentari, ancora nove titoli, in anteprima italiana. Tra questi quattro affrontano, pur da prospettive diverse, il mondo dello sport: ‘Over the limit’ della polacca Marta Prus che offre, attraverso il ritratto della ginnasta russa Margarita Mamun la caccia dell’oro olimpico; l’ungherese ‘Ultra’ di Balázs Simonyi che racconta la più sfiancante delle maratone, la Spartathlon, 246 km tra Atene e Sparta da correre entro 36 ore; Wonderful losers a different world, coprodotto e distribuito in Italia da Stefilm, in cui lituano Arūnas Matelis ha seguito per sette anni, durante il Giro d’Italia, i “Sancho Panza” del ciclismo professionale: portatori d’acqua, servitori, gregari, che sacrificano le loro carriere per aiutare i compagni di squadra. Tra sport e passatempi da bar si muove invece ‘Playing Men’ dello sloveno Matjaž Ivanišin, un “catalogo” dei giochi virili dal sapore arcaico praticati negli angoli più remoti del Mediterraneo. Sullo schermo due gruppi di famiglia in un interno: con ‘Strnadovi’ (Storia di un matrimonio) della ceca Helena Třeštíková – a cui il TSFF ha dedicato un omaggio nel 2010 -, che sin dal 1980 ha seguito con la sua macchina da presa la vita di Ivana e Vaclav Strnad; e Druzina (La Famiglia) dello sloveno Rok Biček, già autore di ‘Class Enemy’, esempio di cinéma vérité senza sceneggiatura, su un ragazzo nato in una famiglia di persone con problemi mentali che cerca di (ri)costruirsi una vita. Ed ancora un interno domestico, ma affacciato sulla storia con la S maiuscola, quello al centro di Druga Strana Svega (L’altro lato di ogni cosa) di Mila Turajlić: la regista di ‘Cinema Komunisto’ che ricostruisce, attraverso una lunga conversazione con la madre, la storia dell’appartamento di famiglia, a Belgrado, “nazionalizzato” dopo la Seconda guerra mondiale.

Sono 15 i cortometraggi in concorso per il Premio TSFF Corti: tra gli altri, la prima assoluta del rumeno ‘Miss Sueno’di Radu Potcoavă, il cipriota ‘Aria’ di Myrsini Aristidou e il lituano ‘By the pool’ di Laurynas Bareiša, entrambi in concorso all’ultima Mostra di Venezia, il greco ‘Copa Loca’ di Christos Massalas, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e il croato ‘Into the blue’ di Antoneta Alamat Kusijanović, presentato alla Berlinale.

Si conferma anche quest’anno l’attenzione per l’animazione, con una vetrina fuori concorso dove trova posto anche l’italiano MALAMÈNTI, diretto dall’attore Francesco Di Leva e presentato alla Settimana Internazionale della Critica a Venezia. Promossa in collaborazione con Sky Arte, che premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione sul canale, Art&Sound propone quest’anno 5 titoli in anteprima che esplorano i più diversi ambiti artistici tra cui ‘ Ja Gagarin’ (Io sono Gagarin) della russa Olga Darfy che ricostruisce la scena techno della Mosca dei primi anni ’90; ‘Soviet Hippies’ dell’estone Terje Toomistu è una corsa attraverso il “potere dei fiori” sulle orme del movimento hippie sovietico che sfidò il regime dell’Urss; ‘Più forte delle armi’ del croato Miroslav Sikavica riflette sul ruolo della musica patriottica nella (ex) Jugoslavia a cavallo tra gli anni ’80 e ’90

Fuori concorso, prodotto e distribuito da Sky, Hansa Studios: da Bowie agli U2, ‘ La Musica ai Tempi del Muro’ di Mike Christie ci guida alla scoperta dei mitici studi di registrazione berlinesi che videro nascere i capolavori di David Bowie, Iggy Pop, Depeche Mode, Nick Cave, U2, Einstürzende Neubauten, Nina Hagen.

Il consueto Focus “nazionale” è dedicato quest’anno al popolo curdo – sparso in quattro Paesi (Turchia, Siria, Iraq, Iran). Con una bandiera ma senza uno Stato, come ci ricorda il titolo di uno dei film in programma, A Flag without a country di Bahman Ghobadi (l’autore di ‘Il tempo dei cavalli ubriachi’ e ‘I gatti persiani’), docu-fiction che segue le storie dei curdi Helly Luv, cantante pop curda, e Nariman, pilota. Entrambi cercano di essere un esempio per il loro popolo, un popolo che da sempre affronta condizioni durissime di vita, la guerra e gli attacchi dell’ISIS.

La chiusura segna il ritorno al Trieste Film Festival di Elisabetta Sgarbi, cineasta, scrittrice, editrice, che in ‘L’Altrove piu Vicino’ presentato tra gli altri sei selezionati, accompagna lo spettatore in un viaggio in Slovenia, attraverso le parole e gli occhi di Paolo Rumiz, ai confini dell’altrove che ci è più prossimo, una terra, un popolo, una cultura, soglia mobile, fatta per essere attraversata e cancellata milioni di volte dalle trasmigrazioni di persone, lingue e abitudini.

Tra le varie collaborazioni prosegue quella del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà ‘A Ciambra’di Jonas Carpignano come miglior film italiano del 2017; e si conferma anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2017 e ancora in attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa quindi come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore: tra cui, il documentario in prima assoluta Country for old men di Pietro Jona e Stefano Cravero, ambientato a Cotacachi, Ecuador, dove il paradiso di un gruppo di anziani americani espatriati è minacciato dall’arrivo di connazionali che si portano dietro tic e nevrosi del loro paese di origine; ‘Il Cratere’di Luca Bellino e Silvia Luzi, che dopo l’anteprima alla Settimana della Critica di Venezia sta riscuotendo enorme successo nei festival di tutto il mondo; ‘ L’Uomo con la Lanterna’ di Francesca Lixi, sceneggiato in collaborazione con Wu Ming 2, che racconta attraverso foto, documenti e filmati inediti la storia del bancario sardo Mario Garau, distaccato in Cina dal Credito Italiano nel 1920.

Dalla e proiezioni agli incontri, tavole rotonde, masterclass e case-study con, When East Meets West, giunto alla 8° edizione, evento finalizzato a creare un forte legame tra le regioni e i paesi coinvolti che si conferma come l’appuntamento industry da non perdere. L’edizione 2018 avrà un nuovo doppio focus East & West, riunendo a Trieste più di 400 professionisti dell’audiovisivo provenienti da oltre 35 Paesi e, nello specifico, dai territori scelti per il focus 2018: Paesi Nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia) e Sud Est Europa (Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, Slovenia).

Insieme a produttori di lungometraggi e documentari saranno presenti broadcaster, distributori e rappresentanti di fondi e mercati, così da presentare l’intero panorama di possibilità produttive e distributive, nonché le risorse finanziarie disponibili. Parecchi sono gli eventi industry per continuare ad attirare in città sempre più professionisti dell’audiovisivo dall’Europa dell’Est e dell’Ovest e per catalizzare l’attenzione dei distributori italiani, che in pochi giorni avranno l’opportunità di accedere a varie iniziative a loro dedicate, tra cui proiezioni di rough cut di lungometraggi documentari, i cui progetti siano stati presentati in precedenza a piattaforme simili a WEMW (Last Stop Trieste) e per la prima volta anche a sessioni di work in progress di progetti di fiction italiani, in collaborazione con il Milano Film Network (This is IT).

Da segnalare inoltre Born in Trieste, sezione del festival – aperta quindi al pubblico – dedicata ai film che proprio al When East Meets West hanno iniziato il loro percorso produttivo e per il sesto anno torna Eastweek – Scriptwriting Workshop for New Talents, che quest’anno cambia veste: la novità è rappresentata dalla partnership con Midpoint – il programma per lo sviluppo e la scrittura di progetti cinematografici dedicato ai professionisti emergenti con sede presso la Famu di Praga – che di concerto con When East Meets West ha trasformato il progetto di sceneggiatura ‘Eastweek’ nel primo appuntamento di Feature Launch Workshop ‘ – il principale progetto annuale dedicato ai nuovi talenti nel campo cinematografico dell’Europa centro orientale, in collaborazione con il festival internazionale di Karlovy Vary e il Film Center Serbia, che si rivolge a dei team creativi composti da sceneggiatori, registi e produttori durante la fase dello sviluppo del loro primo o secondo lungometraggio. I team potranno far parte di un workshop annuale che avrà inizio a Trieste e si concluderà nel 2019 nella sessione di follow up durante il mercato di co-produzione When East Meets West, durante il quale potranno confrontarsi e presentare i loro progetti ad una platea di potenziali produttori e partner


di Patrizia Rappazzo
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