Convegno SNCCI Prato – Il mercato cinematografico 2005

La situazione del cinema italiano è grave, forse alla vigilia di una crisi che ne metterà in discussione l’esistenza quale attività economicamente rilevante. Sono parole che abbiamo già usato in altre occasioni, ma che mai, come in questi mesi, assumono una drammaticità evidente. Il bilancio complessivo del mercato nel 2005 si è chiuso con perdite pesanti, tanto che c’è stato un dimagrimento complessivo di oltre il 7% di spettatori e incassi. Questo nonostante che il numero dei film in circolazione (848) sia stato lievemente superiore a quello dell’anno precedente (835). In termini generali sono venuti a mancare quasi 7 milioni e 400mila biglietti e 41 milioni di euro. La situazione appare appena migliore quando si passa a considerare i soli nuovi film. Qui, nonostante i 20 titoli in più rispetto al 2004, si sono avuti introiti inferiori di ben 33 milioni e 300 mila euro (6,3% in meno), con un calo dei biglietti superiore ai 6 milioni e una flessione del 5,4%.
Italiani e hollywoodiani hanno perso, proporzionalmente, in eguale misura, anche se le cifre assolute sono ben diverse: 8 milioni di ingressi e 46 milioni e 600 mila euro perduti, sul versante americano, 2 milioni e 400 mila tagliandi e 15 milioni di euro evaporati, per gli italiani. Le perdite più consistenti sono state, dunque, subite dai prodotti americani in senso stretto, che hanno lasciato sul terreno quasi un 1/5 di introiti e spettatori.

Il cinema italiano, nonostante la flessione in valori assoluti, ha guadagnato una dozzina di punti percentuali sul totale di settore piazzando quattro titoli fra le dieci opere più viste: La tigre e la neve di Roberto Benigni, Natale a Miami di Neri Parenti, Manuale d’amore di Giovanni Veronesi e Ti amo in tutte le lingue del mondo di Leonardo Pieraccioni. Per quanto riguarda la produzione nazionale, il futuro appare particolarmente grigio, questo perché presto si faranno sentire i tagli dei finanziamenti pubblici alla produzione contenuti nella legge finanziaria 2005.
I risultati concernenti i primi tre mesi dell’anno in corso confermano la flessione generale del settore, con una nuova perdita, rispetto all’analogo periodo del 2005, di 373.000 biglietti e oltre 4 milioni di euro di introiti. E’ un saldo negativo che sarebbe stato ancora peggiore ove non fosse intervenuto un forte rilancio della nostra cinematografia che ha guadagnato quasi 3.500.000 spettatori e quasi 20 milioni e 600mila euro negli incassi. Questo balzo in avanti ha consentito al nostro cinema di conquistare quattro posizioni nella graduatoria dei film più visti con Il mio miglior nemico di e con Carlo Verdone, Notte prima degli esami di Fausto Brizzi (primo e secondo gradino), Eccezzziunale… veramente di Carlo Vanzina (quarto posto) e Il caimano di e con Nanni Moretti (nona posizione).

A questo punto conviene avviare un discorso più approfondito sulla produzione italiana. Il primo dato riguarda la scarsità di capitali di cui dispone il nostro cinema, tanto che si contano sulle dita di una mano le società di produzione che, negli anni, hanno operato su basi finanziariamente solide. Nella maggior parte dei casi ci si è mossi ricorrendo al credito e questo anche in presenza di situazioni commercialmente favorevoli. Anche quando il circuito forniva utili importanti, la norma era quella di investirli in altri campi, specialmente nell’edilizia e nella rendita fondiaria, anziché impegnarli nel settore. Questa tendenza è alla base di una cronica penuria di capitali che ha marcato profondamente il nostro cinema, causandone la dipendenza dalle banche, dai finanziamenti pubblici e, in tempi più recenti, dalle commesse e dagli acquisti televisivi che, negli ultimi anni, si sono ridotti molto parallelamente alla caduta dei pezzi d’acquisto o preacquisto dei film da parte delle grandi Reti. I maggiori circuiti televisivi investono sempre meno nel cinema-cinema, ma si rivolgono sempre di più a prodotti pensati e realizzati per il piccolo schermo (serie e miniserie). Da notare, che questa politica non impedisce alle maggiori aziende televisive di mantenere però un saldo controllo su buona parte del circuito cinematografico attraverso grandi società di distribuzione, come Medusa e 01. Il progressivo ridursi del finanziamento d’origine video alla produzione cinematografica si è sommato, poi, al dimagrimento delle risorse pubbliche riservate al settore, assestando così un duro colpo alle disponibilità economiche di una produzione restia a mettere mano al proprio portafoglio. L’insieme di queste tendenze è destinato a causare, in futuro, una forte contrazione nel numero dei film prodotti.

C’è poi da mettere in conto il forte livello di concentrazione che caratterizza l’intero settore. Nella distribuzione quattro società – UIP, Warner Bros, 01, Medusa – commerciano più di 1/4 dei film in circolazione, ma si aggiudicano la metà delle giornate di spettacolo e il 55% di pubblico e incassi. Sul versante dei film, poi, i dieci titoli più visti, pur rappresentando poco più dell’1% di quelli distribuiti, raccolgono il 27% del pubblico e del fatturato di mercato. E’ un grumo solido e potente che penetra gran parte della attività cinematografica del paese e che, unendosi al forte potere contrattuale dei Multiplex, forma un fronte poderoso e soffocante su cui pesano non poche responsabilità del progressivo restringimento del mercato.
Tra le varie cinematografie, quella che ha mostrato un buon livello di salute è la britannica, in massima parte finanziata e gestita dalle grandi società hollywoodiane. Su questo versante si sono registrati incrementi attorno al 50% di pubblico e introiti, con tre titoli fra i dieci di maggior successo: Harry Potter e il calice di fuoco di Mike Newell, La fabbrica del cioccolato di Tim Burton e Che pasticcio Bridget Jones! di Kidrom Beeban.
Gli americani, nonostante la flessione subita, mantengono una posizione di dominio a livello di mercato complessivo controllato, assieme ai britannici, oltre il 60% di fatturato e biglietti venduti. Fra i dieci film più visti tre battono bandiera a stelle e strisce: il disegno animato Madagascar di Eric Darnell e Tom McGrath (il film più gettonato della stagione), la commedia Mi presenti i tuoi? di Jay Roach e il rifacimento, per mano di Steven Spielberg, de La guerra dei mondi.
Sono riflessioni che devono essere integrate con quelle relative alle modifiche strutturali che il mercato sta subendo. I ricavi provenienti dalle sale costituiscono ormai una quota minoritaria rispetto al giro d’affari che ruota attorno ad ogni singola pellicola. Per molti Multiplex, similmente a quanto avviene negli stati Uniti, gli incassi derivanti dalla vendita di bibite e pop corn costituiscono una voce di bilancio rilevante, in qualche caso superiore a quella dei biglietti venduti. Inoltre, si sono moltiplicati i canali di vendita e questo ha reso ancor più debole il ruolo economico della sala. Corpose alternative alla vendita di biglietti nelle sale pubbliche sono nate dalla cessione al circuito dei DVD, alla televisione a pagamento, mentre si stanno affacciando con pericolosa aggressività le offerte via telefonino e play station. A questo punto è bene spendere qualche parola sul fenomeno della pirateria. E’ un fenomeno molto dannoso per ogni branca di questo come d’altri settori, ma che non può essere seriamente combattuto con leggi più di facciata che di sostanza o con alcuni spot televisivi, come si tende a fare nel nostro paese.

Oggi, qualsiasi ragazzino è in gradi di scaricare gratuitamente da Internet decine e decine di titoli, anche recentissimi, con la certezza di non essere individuato. Per bloccare questo scambio fra utenti privati occorrerebbe un apparato di controllo simile a quello messo in piedi dal governo cinese, per filtrare i messaggi politici che transitano sulla rete. Come sostenere che sarebbero necessari migliaia di addetti che monitorassero, a tempo pieno e con programmi sofisticati forniti dalle maggiori aziende americane di software, un groviglio di comunicazioni e scambi di dati che si misura in miliardi d’unità l’ora. Un altro fronte è quello della pirateria che sia attua attraverso la messa in commercio di dvd fabbricati illecitamente. Su questo versante ci sono alcune posizioni che rasentano il velleitarismo, come quella, imposta dalle grandi majors americane, di far controllare le proiezioni stampa e quelle dei festival da un nugolo di sorveglianti privati, alcuni dei quali acquattati nel buio della sala per spiare la platea con visori a luce notturna. Sono iniziative più spettacolari che efficaci, visto che la grande pirateria, quella che davvero danneggia gli utili delle società di produzione, passa attraverso meccanismi ben più sofisticati che la ripresa dei film durante la proiezione in sala.
Un solo esempio. Nella capitale russa esiste un intero supermarket dedicato ai dvd, la stragrande maggioranza dei quali illegali. A chi parla è capitato di visitare questo enorme magazzino durante il Festival di Mosca di due anni fa, manifestazione che sarebbe stata chiusa con la proiezione, in prima visione per quel paese, di Kill Bill 2 di Quentin Tarantino. Ebbene, appena entrati nell’enorme edificio si era colpiti dalle decine di stand che esponevano il dvd di quel film, in vendita a meno di 4 euro. Gli altri banconi, poi, erano pieni di titoli la cui uscita era annunciata di lì a poco nelle sale russe. I nostri accompagnatori ci spiegarono che quel vasto giro di affari, che avveniva alla luce del sole, si interrompeva solo un paio di volte l’anno, quando la polizia, accompagnata da un codazzo di troupe televisive, organizzava un simulacro di retata con il sequestro di qualche centinaio di pezzi. Il giorno dopo, tutto ritornava come prima. Ci segnalarono che quei materiali – di ottima fattura, in versione originale, ma deturpati da un fastidioso over sound in russo – provenivano, per la stragrande maggioranza, da fabbriche cinesi specializzate nella falsificazione di questi come di altri prodotti.
E’ facile immaginare come un simile giro d’affari non possa essere alimentato dalle videocamerine che riprendono i film proiettati nelle sale, ma abbia bisogno di un’organizzazione che sappia come procurarsi i dvd originali, quelli stessi che le produzioni utilizzano come promozione o per arrivare alla versione definitiva del film, per poi moltiplicarli su scala industriale.
Tutto questo deve indurre ad una seria riflessione su un fenomeno che va combattuto, ma che non può essere vinto con il semplice ricorso a forme di repressione che rischiano di figurare come le inutili fatiche di chi tenta di svuotare il mare con un secchio. Molte ipotesi sono state fatte e, a nostro avviso, quelle che hanno maggiore possibilità di riuscita si basano su una notevole diminuzione dei prezzi dei dvd legali, sull’accorciamento sin quasi all’estinzione dei tempi che separano l’uscita in sala da quella su disco e sulla messa in vendita a pagamento su Internet dei film da parte delle società produttrici. Se fosse possibile acquistare in rete, in piena legalità e a prezzo equo, un titolo appena uscito, si diminuirebbe drasticamente la voglia di andare a cercarne una copia illegale.
Questo insieme di misure inciderebbe certamente e in modo decisivo sull’esercizio, almeno su quello che abbiamo conosciuto sinora, e non vediamo altre strade ugualmente efficaci. I gestori di cinema devono capire che, se vogliono sopravvivere, debbono scegliere programmazioni capaci di attrarre anche quella parte di pubblico scarsamente interessata alle grandi produzioni hollywoodiane che sono le più colpite dalla pirateria. Per quanto possa apparire strano la vera riscossa di cui dispongono esercenti e distributori che sappiano guardare al futuro sono i piccoli film di qualità italiani e stranieri, quegli stessi che destano ben poco interesse da parte dei duplicatori illegali.


di Umberto Rossi
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