It Follows
Esce nelle sale italiane con due anni di ritardo It follows, il film diretto da David Robert Mitchell, un horror con venature thriller.

Capita spesso che horror a budget bassissimo (ma ad altissima potenzialità innovativa nei modi e nelle forme del racconto) diventino autentici oggetti di culto loro malgrado e senza che lo si potesse anticipare anche nella più ottimistica delle previsioni. E non solo tra i milioni di appassionati del genere ma anche tra chi l’horror lo digerisce con difficoltà e si vede costretto ad ammettere a malincuore che si tratta di uno dei pochi àmbiti cinematografici in cui la creatività e l’innovazione possono andare felicemente a braccetto producendo risultati di inattesa potenza.
Se per dimostrare questa affermazione non si dovesse risalire troppo indietro nel tempo e andare a cercare esempi emblematici tipo la saga di Poltergeist, The Blair Witch Project o il primo capitolo di Paranormal Activity, sarebbe sufficiente menzionare casi eclatanti quali Insidious o The Conjuring (di cui è appena uscito un sequel del tutto all’altezza dell’originale). E l’elenco potrebbe ovviamente essere molto più lungo, a conferma della vitalità di un genere soprattutto quando viene affrontato con la voglia di rinnovarne gli stilemi coniugando bassi costi a elevata creatività.
It Follows, che arriva nelle sale italiane con due anni di colpevole ritardo e quando la stagione è ormai agli sgoccioli avendo già esaurito anche gli ultimi fondi di barile, potrebbe apparentemente rientrare in questa categoria. Se non fosse che non ha molto a che spartire col classico horror e gli effettacci tra il gore e lo splatter cui il genere fin troppo spesso ricorre per far sobbalzare lo spettatore sulla poltrona facendogli sospettare di avere nel fidato vicino di poltrona un potenziale mostro pronto a divorarlo vivo.
Diretto da quel David Robert Mitchell che sei anni si era fatto conoscere in giro per il mondo con il sorprendente esordio di The Myth of the American Sleepover, questo horror con venature thriller non punta infatti sul classico cocktail a base di zombie, vampiri, deliri assortiti e laghi di sangue che alluvionano lo schermo, ma gioca tutte le sue carte sulla paranoia dell’attesa e sull’imprevedibilità di un destino ineludibile che perseguita la protagonista come una maledizione da cui può liberarsi soltanto passandola a qualche malcapitato che si unisca carnalmente a lei.
E il punto forte dell’intera operazione sta forse proprio in questo aspetto originalissimo della sceneggiatura: ovvero il fatto che la persecuzione di cui la protagonista è vittima (dopo aver avuto un fugace rapporto con un coetaneo, “qualcosa” la segue senza darle requie palesandosi di quando in quando con le fattezze sempre diverse di reietti ed emarginati sociali che le si parano innanzi senza preavviso) sia il frutto di una trasmissione sessuale dalla quale si potrà liberare soltanto passando il contagio della maledizione a chiunque si unisca a lei.
Ma non si deve pensare che It Follows voglia fare della morale molto spiccia demonizzando il sesso agli occhi di chi vi si stia accostando alle soglie dell’età adulta. O, peggio ancora (come qualcuno si è frettolosamente sbilanciato a proporre), che voglia essere un ritratto tardivo e un po’ bacchettone della generazione post-X e insieme una metafora dell’HIV come fantasma obsoleto ma non troppo nelle menti di adolescenti consapevoli di non avere più ideali né un futuro davanti a sé su cui puntare.
Tutt’altro. It Follows mette in scena i mostri presunti della mente per parlare soprattutto dell’angoscia interiore di giovani spaventati dal vuoto che li attende (il vuoto esistenziale, qui rappresentato simbolicamente dalle visioni inquietanti che perseguitano la protagonista) in una società che non ha più nulla da offrire se non incubi a occhi aperti. E non è certo un caso che lo scenario in cui si svolge l’intera vicenda siano le spettrali periferie di Detroit, città fantasma divenuta tale a causa del tracollo di quello stesso settore automobilistico che ne era stato il motore primo della grande fioritura passata.
Costato meno di un milione e mezzo di dollari e girato in grande economia di mezzi (motivo questo — ma non certo il solo — per cui Mitchell ha dovuto rinunciare a costosi effetti di cui forse non avrebbe comunque avuto bisogno), It Follows ne ha guadagnati ben quindici dimostrando di poter diventare a buon diritto un titolo di riferimento nel percorso di rinnovamento che il genere horror sta attraversando in questi anni. E allo stesso tempo di poter attirare anche quelle fasce di pubblico che di solito rinunciano al confronto con il cinema dell’orrore per mere ragioni di pancia.
E a riprova del fatto che questo piccolo gioiello in cui tutto funziona alla perfezione e nulla sembra essere al posto sbagliato sta il numero di riconoscimenti rastrellati in giro per il mondo: presentato alla Semaine de la Critique di Cannes 2014, il film di Mitchell ha infatti entusiasmato le platee non solo di festival in cui la cinefilia horror la fa da padrona (si vedano Austin e San Sebastian), ma conquistando anche il pubblico e le giurie di kermesse di ben altro livello quali Toronto, Torino e perfino il Sundance.
Girato in una Detroit spettrale e spesso notturna (mai però sfruttata in chiave facilmente strumentale ma puro correlativo oggettivo su cui si allungano minacciose le ombre delle inquietudini interiori dei giovani protagonisti), It Follows dimostra di saper sintonizzare le cupe e destabilizzanti atmosfere della narrazione su una colonna sonora — firmata da Richard Vreeland, in arte Disasterpeace — tutta ossessioni elettroniche capaci di confondersi con la rumoristica naturale degli esterni ma anche di farsi sostenere da una fotografia elettrica e algida che disegna al meglio il mood soffocante degli animi in subbuglio.
Se tutto questo non bastasse, c’è poi da segnalare la grande prova della giovanissima Maika Monroe (nomen omen?) nei panni della stravolta protagonista del film: da settembre sui nostri schermi nel sequel di Independence Day — Rigenerazione, questa giovane promessa del cinema indie USA regge sulle proprie spalle il peso di buona parte della pellicola barcamenandosi con il piglio di una veterana tra le manifestazioni visibili delle sue ansie interiori e l’orrore della propria condizione di perseguitata da forze inconoscibili che le divorano l’anima.
Scritto e diretto da un giovane autore che mostra senza strafottenza di sapersi muovere tra citazioni di titoli di culto all’interno del genere (si va da L’invasione degli ultracorpi a L’infernale Quinlan, da Il mostro della laguna nera a Shining e da Paris, Texas a Velluto blu) e ferma volontà di rinnovarne i canoni con una rivoluzione soft dal basso, con It Follows dovrà in futuro fare i conti chiunque al cinema vorrà rappresentare in salsa horror i nuovi mostri e le fobie collettive dei nostri giorni usando quelli solo apparentemente lisi dell’immaginario passato.
Trama
A seguito di un rapporto sessuale con un coetaneo, una studentessa diciannovenne di Detroit si trova vittima di una bizzarra maledizione: viene perseguitata da una misteriosa presenza che la segue ovunque manifestandosi sotto forme sempre diverse. Ma non meno scioccante per lei e per gli amici che cercano di aiutarla sarà scoprire il solo modo per liberarsi dall’ossessione. E cioè avere a sua volta un rapporto sessuale con qualcuno cui “passare” il tutto in una catena di infezioni contagiose destinate ad andare avanti all’infinito.
di Guido Reverdito