Francesca e Giovanni
La recensione di Francesca e Giovanni, di Simona Izzo e Ricky Tognazzi.

Sicilia, 1979. Palermo è sconvolta dagli attentati di mafia. Francesca Morvillo (Ester Pantano), sostituto procuratore al Malaspina, il tribunale dei minori di Palermo, viene chiamata per seguire un efferato caso di omicidio che coinvolge un suo ex-alunno, Dino (Leon Muraca), che uccide il padre davanti agli occhi della madre (Claudia Cusimano). In un ostile clima di omertà che vede la madre sacrificare il proprio figlio in nome dell’onore, Francesca rimane fedele ai suoi valori lottando contro un sistema giudiziario retrogrado, che vorrebbe solo punire i minori invece di educarli, riabilitarli e offrire loro un futuro diverso da quello dei propri padri. Quando la carriera professionale di Francesca sembra sull’orlo di una crisi, il destino la sorprende, regalandole l’incontro più importante della sua vita, quello con Giovanni Falcone (Primo Reggiani). Parte da qui Francesca e Giovanni, il nuovo film di Simona Izzo e Ricky Tognazzi, che vedremo al cinema a partire dal 15 maggio con Adler Entertainment.
Ed è, ci sentiamo di dire, un bel vedere. La scelta di tradurre in immagini filmiche Francesca: Storia di un amore in tempo di guerra, romanzo storico-biografico del 2022 di Felice Cavallaro – qui co-firmatario dello script assieme a Domitilla Di Pietro e Simona Izzo – permette a Francesca e Giovanni di far luce sulla figura umana ma soprattutto professionale del magistrato Francesca Morvillo, con l’obiettivo di renderle giustizia andando oltre l’etichetta di “Moglie di Giovanni Falcone” che le tragiche e dolorose circostanze della Strage di Capaci le hanno infine cucito addosso. Non è un caso, infatti, se è su di lei che Izzo e Tognazzi costruiscono l’intera narrazione, tratteggiandola con affetto e rispetto di una dimensione caratteriale colorita e approfondita che la rendono punto di vista particolareggiato e coscienza del racconto, in cui Pantano si immerge a piene mani illuminando la scena per talento e presenza sino a rendere il Giovanni di un seppur bravo Reggiani un semplice deuteragonista.
L’ennesima conferma, come se ce ne fosse ormai bisogno, di come l’attrice sia uno dei profili più interessanti e da seguire di tutto il cinema italiano. Tutt’intorno, come dice la tagline promozionale, una storia d’amore e di mafia. In quest’ordine. L’intuizione di Francesca e Giovanni sta proprio nel modo in cui cresce e si districa la narrazione nel suo dar forma ad un impianto che tra secondo e terzo atto spinge decisamente verso l’emotività del suo triangolo amoroso costruito con mestiere, lasciando sullo sfondo gli eventi della guerra di mafia. Dagli omicidi di Carlo Alberto Dalla Chiesa e Rocco Chinnici sino agli effetti del Maxiprocesso e al triste epilogo di quel doloroso pomeriggio del 23 maggio 1992 sull’autostrada A29, Izzo e Tognazzi scelgono di mostrarceli attraverso le conseguenze dirette nell’intimo privato dei suoi protagonisti. Un film semplice, Francesca e Giovanni, diretto, che intrattiene e commuove, ricordandoci dell’importanza di due figure di riferimento del nostro recente passato. Uomini e donne comuni dall’elevato senso di giustizia che la vita prima e la storia dopo hanno reso infine degli eroi a pieno titolo.

di Francesco Parrino