Flight Risk – Trappola ad alta quota
La recensione di Flight Risk - Trappola ad alta quota, di Mel Gibson, a cura di Roberto Baldassare.

Sono trascorsi quasi dieci anni di silenzio dall’ultima regia, ossia dall’apprezzato War Movie La battaglia di Hacksaw Ridge (Hacksaw Ridge, 2016), con cui Mel Gibson ottenne la candidatura all’Oscar come miglior regista. Due fitti lustri di silenzio autoriale, ma non attoriale perché l’attore australiano ha partecipato a pellicole sostanzialmente dozzinali. Essenzialmente questa rentrée non aggiunge nulla alla sua filmografia di regista, anzi pare un prodotto che segue il livello qualitativo delle sue recenti partecipazioni in film altrui. Flight Risk – Trappola ad alta quota (Flight Risk, 2025) è un action ad alta quota (come palesa il sottotitolo italiano), un prodotto sicuramente ben realizzato ma “usa e getta”.
Un piccolo – rispetto alle pellicole precedenti – esercizio di genere per riacquisire credito (produttivo e di pubblico) e mano realizzativa in attesa del più personale sequel de La passione di Cristo (The Passion of Christ, 2004). Però anche in questo veloce lavoro, su sceneggiatura dell’esordiente Jared Rosenberg, si intravede la cifra stilistica di Mel Gibson. Regista di film fisici e virulenti, che non lesinano compiaciuti momenti cruenti, anche Flight Risk propone scene in cui la macchina da presa indugia attentamente il martirio sanguinante del protagonista, in questo caso il folle e sadico Daryl Booth (Mark Wahlberg), che prova enorme piacere nell’infliggere dolore agli altri due passeggeri e provare egli stesso goduria nella lancinante sofferenza che gli infligge la coriacea U.S. Marshall Madelyn Harris (Michelle Dockery). Per il resto Flight Risk, citando il gergo aeronautico e l’usuale guida impostata da Madelyn per gran parte del volo, si sostiene con il pilota automatico. Action funzionale per quanto si prefigge, ma sommario di situazioni, personaggi e svolte narrative già viste in altre pellicole similari, ambientate ad alta quota. Un sottogenere che ha il suo apice nel coatto e roboante Con Air (1997) di Simon West e con un ancora credibile Nicholas Cage eroe nazionale.
Jared Rosemberg pare proprio che si sia formato con quei thriller/disaster movie apparsi nella seconda metà degli anni ’90, per certi momenti di tensione erano già presenti in Decisione critica (Executive Decision, 1996) di Stuard Baird: l’inesperto protagonista apprende a pilotare un aereo tramite i consigli di un pilota sito nella torre di controllo dell’aeroporto. oppure in Turbulence – La paura è nell’aria (Turbulence, 1997) di Robert Butler: una donna alla cloche dell’aereo e in lotta con il criminale di turno. Come ugualmente il déjà vu con il personaggio del contabile della mafia Winston (Topher Grace), compassato – però meno scaltro – come Jonathan Mardukas (Charles Grodin) di Prima di mezzanotte (Midnight Run, 1988) di Martin Brest. Se il film Gibson lo avesse diretto almeno vent’anni fa, certamente si sarebbe ritagliato il ruolo del cattivo, e avrebbe dato al personaggio più sostanza. Mark Wahlberg, che si è anche rasato i capelli per rendere più vero il personaggio, sebbene la foga interpretativa non riesce a dare spessore e novità a questo brutale villain. Del trio di attori più convincente Topher Grace, che assolve tranquillamente, in particolare tramite battute o espressioni buffe, il ruolo di mite ricercato.

di Roberto Baldassarre