Top Gun
La recensione di Top Gun, di Ridley Scott, a cura di Francesco Maggiore.

Con la frase “I feel the need, the need for speed”, l’intramontabile cult Top Gun è approdato di nuovo in 4k nelle sale italiane. Ed è una freschezza spensierata di ritorno nel panorama attuale, travolto dalla drammaticità degli eventi bellici mondiali. Al ritmo di Danger Zone, le mirabolanti acrobazie in volo degli aerei F-14, hanno portato il giovane Tom Cruise da divo in erba (stiamo parlando di metà anni 80′) a protagonista assoluto e incontrastato dello star system globale.
Lo dimostra il fatto anche che lo stesso sequel, Top Gun: Maverick, nel 2022 abbia sbancato il box office planetario post-pandemia. E l’intuizione di Cruise stesso, si rivelò esatta, ovvero evitare come la peste le varie piattaforme “usa e getta” (in quel caso sarebbe stata Paramount +) per celebrare il suo riuscito prosieguo sul grande schermo. Andando a ritroso, Top Gun, ha rappresentato una delle vette del cinema action spettacolare per quei tempi, e ancora oggi lo si può apprezzare con enorme e nostalgico piacere. E senza tralasciare l’aspetto romantico della vicenda, dove Cruise e Kelly McGillis hanno regalato infinite emozioni sulle note iconiche di Take My Breath Away.
Inoltre, il compianto Tony Scott, a torto considerato come il fratello non solo minore ma anche quello meno dotato di Ridley, è quello che ha dato l’imprinting al blockbuster moderno del cinema d’azione, a cui poi sarebbe seguita successivamente una nuova collaborazione con Cruise stesso per Giorni di tuono, anche questo prodotto dal duo Don Simpson/Jerry Bruckheimer. La luce dorata, la fotografia patinata e il montaggio da videoclip, oggi sono riconosciuti come il marchio di fabbrica del regista (reduce all’epoca dal flop di Miriam si sveglia a mezzanotte) e ha avuto grande influenza estetica a cavallo degli anni 80′ e 90′.
All’epoca era sempre l’Unione Sovietica con i suoi Mig-28 a rappresentare la “minaccia”, in uno schema collaudato del genere hollywoodiano . Non che sia cambiato molto negli attuali tempi moderni, tra sconfinamenti, veri o presunti di droni non identificati. È impossibile ignorare come Top Gun rappresenti, oltre che un mito generazionale, anche un perfetto esempio di “soft power” cinematografico. Ogni inquadratura tende a celebrare la tecnologia e la potenza americana, ma lo fa con un’estetica così seducente da trascendere l’intento propagandistico, e trasformarsi in simbolo generazionale come i Ray-Ban Aviator indossati dal protagonista nella pellicola. Ma era un periodo decisamente diverso, fatto di rivalità non acerrima, ma solidale, come quella tra il Mitchell di Tom Cruise e l’Ice Man di Val Kilmer (anche lui prematuramente scomparso).
Nell’America patriottica, reaganiana e della prima Guerra Fredda, l’intro spettacolare di Top Gun sulla portaerei nelle prime incerte luci dell’alba dà già la misura di quello a cui gli spettatori saranno proiettati per il resto di questo viaggio imperdibile. Ancora oggi il film di Tony Scott resta un frizzante ed eccezionale esempio di come la settima arte può intrattenere e togliere il fiato al suo pubblico.

di Francesco Maggiore