La mia amica Eva
La recensione di La mia amica Eva, di Cesc Gay, a cura di Emanuele Di Nicola.

Eva è una donna spagnola di cinquant’anni. Sposata da vent’anni e madre di due figli adolescenti, durante un viaggio di lavoro a Roma conosce per caso Alex, uno scrittore sudamericano: il loro primo incontro è già ambiguo, lo sorprende seminudo dopo la doccia per un disguido nelle stanze. Tale è l’incipit de La mia amica Eva, il nuovo film di Cesc Gay dal 2 ottobre nelle sale distribuito da Teodora. Eva non tradisce il marito, non è così banale, e anzi tiene a distanza l’affascinante argentino, che le consiglia un ristorante ma non vanno a cena insieme; si ritrovano solo per una bevuta collettiva e poi ognuno in camera propria. La donna torna a casa alla vita di ogni giorno: ma c’è qualcosa che investe gradualmente Eva, un però e un non detto, come un prurito su un punto difficile da grattare.
L’incontro “bianco” con Alex, infatti, la porta a realizzare che ha ancora voglia di innamorarsi, e si intende davvero, non del marito con cui ha ormai un rapporto routinario. Ma non è facile… I due possibili amanti sono distanti, vivono in Paesi diversi, non basta uno scialle dimenticato e due messaggi nelle pause per tornare vicini; inoltre nella vita “normale” Eva ha altri problemi, soprattutto se insinua al marito che non sono più innamorati come una volta. E – finezza di sceneggiatura –quando confida alle amiche la volontà di separarsi è costretta a inventarsi un amante, un uomo presente e concreto, perché è più facile che confessare una generale voglia di vivere dopo i cinquanta.
Cesc Gay, che si impose venticinque anni fa col teen movie queer Krámpack, finora il suo film migliore, stavolta prende i segni della commedia hollywoodiana e li riscrive in salsa europea: c’è la donna in età matura, una mirabile Nora Navas quasi struggente nel modulare ogni registro, che forse si ritiene troppo grande per un secondo amore; attorno a lei una Barcellona nutrita dello spirito del tempo e avvolta negli equivoci, animati soprattutto dai figli allibiti dall’esuberanza sentimentale della genitrice, che peraltro a loro sembra mancare. Di contorno interviene una fauna umana estratta da Tinder e dalle app di dating, coi nuovi pretendenti di Eva che si rivelano mediamente puerili, paranoici o narcisisti. Intanto l’amore platonico Alex, cioè Rodrigo de la Serna altrettanto in parte, si è accoppiato e ha figliato, quindi non resta che la girandola di appuntamenti online…
Ovviamente la commedia fa il suo corso, l’approdo lo conosciamo ma viene portato avanti con acume e senza luoghi comuni, anzi con una sorta di pudore con cui si approccia l’amore maturo. E perché mai? “Una commedia da prendere sul serio – la definisce il regista – , piena di incomprensioni, dubbi, bugie inaspettate, momenti assurdi e situazioni buffe”. Esempio: Eva semina le cosiddette “bugie bianche”, ossia le menzogne su dettagli di scarsa importanza dette solo per far piacere agli altri. Del resto è umano, così come le due figure principali che si intrecciano a dovere grazie all’intesa tra gli attori. Se avesse vent’anni in più Nora Navas potrebbe essere un personaggio di Gianni Di Gregorio: simile è il timore che approccia la tarda vita adulta, la timida convinzione che sia già tutto finito, ma stessa è anche la volontà di vivere e non solo esistere, in barba all’anagrafe e allo sciocco pensiero condiviso.

di Emanuele Di Nicola