Il figlio più bello

La recensione di Il figlio più bello, di Stefano Rulli e Giovanni Piperno, a cura di Ignazio Senatore.

E’ stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, nelle sezioni Special Screenings, il toccante Il figlio più bello, doc per la regia di Stefano Rulli e Giovanni Piperno. Un passo indietro. Nel 2004 Stefano Rulli con il doc Un silenzio particolare, vince il David di Donatello per il suo documentario, dedicato al figlio Matteo, affetto da una patologia dello spettro autistico. Assieme alla moglie Clara Sereni, Rulli racconta l’esperienza de La città del sole, un luogo aperto a tutti, che ospitava anche persone affette da un disagio mentale.

Venti anni dopo, Rulli e Giovanni Piperno mostrano Matteo, ormai adulto, che, assieme ad altri ragazzi, affetti da problematiche psichiche, ha dato vita a Perugia a Numero zero, un ristorante, tra i più eleganti e ricercati della città. I registi mescolano alcuni frammenti di film (Le chiavi di casa, La meglio gioventù, sceneggiati dallo stesso Rulli, e il citato Un silenzio particolare) con dei filmati amatoriali che propongono alcuni momenti della vita familiare di Matteo.

Emerge, con forza, l’intenso e profondo legame affettivo che lega Rulli al figlio, accresciuto ancor più dopo la morte, per suicidio assistito, della moglie Clara. Un evento doloroso, che Matteo ha, forse, metabolizzato negli anni, anche grazie alle attività alle quali partecipa con gli altri ragazzi.

Il doc mostra, infatti, come Matteo, sempre più autonomo e indipendente, vola in Vietnam, in vacanza, assieme all’inseparabile Marco Casodi, un simpatico omaccione, che si prende cura di lui da ventotto anni.

Senza dirigere un doc celebrativo Rulli, co-sceneggiatore di film diventati di culto (Il portaborse, La scuola, Mio fratello è figlio unico, La nostra vita, Il ladro di bambini, , Il toro, Vesna va veloce, Educazione siberiana, Pasolini, un delitto italiano, La meglio gioventù, Romanzo di una strage, Mery per sempre…) e Giovanni Piperno, condirettore artistico di Perso, rassegna di documentari e corti dedicati al disagio mentale, mostrano anche il lato oscuro di Matteo, ripreso mentre, in preda a un discontrollo emotivo, molla, all’improvviso e senza un apparente motivo, degli schiaffi o dei calci al padre. Non mancano i momenti struggenti. Più di una volta, infatti, Rulli si commuove, quando, visibilmente preoccupato, si interroga quale potrà essere il destino del figlio il giorno che non ci sarà più. Successivamente, tradito dall’emozione, dichiara che, per stare più vicino a Matteo, dopo un periodo che, per motivi di lavoro, faceva la spola tra Roma e Perugia, ha deciso di rimanere in pianta stabile nel capoluogo umbro, Da incorniciare, poi, un passaggio di Un silenzio particolare, che dà il nome al doc. Riferendosi a Matteo, Rulli si rivolge alla moglie ed esclama: “Matteo è un sogno difficile, ma è un bel sogno.” Di rimando, Clara: “Per me non è un sogno, è un progetto, come per tutti i figli, E’ il figlio più bello che ho.”

Il doc mostra anche Clara Sereni che, intervistata da Ambra Angiolini, racconta la sua complessa esperienza di madre.

La presenza-assenza di Clara è un file-rouge che attraversa tutto il doc e sottolinea, ancor più, il coraggio e la forza d’animo di due genitori che. senza mai scoraggiarsi, piuttosto che garantire al figlio un mero assistenzialismo, si sono prodigati per offrirgli delle possibilità di crescita e autonomia. Non a caso, nei titoli di coda, si legge:

Partendo dall’esperienza di Matteo con Marco Casoldi, la fondazione La città del Sole, creata da Stefano Rulli e Clara Sereni nel 1998 a Perugia gestisce dieci appartamenti in cui vivono dieci persone con sofferenza psichica insieme a trenta universitari oltre a un ristorante che offre opportunità di lavoro e inclusione per persone con problemi psichici.”

In riferimento agli appartamenti gestiti da soggetti affetti da problematiche psichiche, la memoria non può non andare all’irresistibile Elling, commedia diretta da Peter Naess (2001) e al nostrano Ivo il tardivo di Alessandro Benvenuti (1995). Un doc necessario, che non scade nel trionfalismo, ma nato dall’urgenza di mostrare come, anche un figlio problematico può affrancarsi, in qualche modo, dalla patologia di cui è affetto, se circondato da affetto e se partecipa a dei progetti nei quali si sente utile e protagonista.


di Ignazio Senatore
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