Rheingold

La recensione di Rheingold, di Fatih Akin, a cura di Francesco Parrino.

Dall’inferno di una prigione irachena, a metà degli anni Ottanta, Giwar Hajabi arriva in Germania con la sua famiglia e approda in fondo al mondo. In poco tempo, passa da piccolo criminale a grande spacciatore, guadagnandosi il soprannome Xatar (vale a dire Il pericolo), fino a quando non perde un prezioso carico di droga. Per saldare i suoi debiti progetta un leggendario furto d’oro. Questa la sinossi di Rheingold, il nuovo film di Fatih Akin che a quattro anni da Il mostro di St. Pauli torna a raccontare di storie vere in perenne bilico tra speranza e oblio. Stavolta è quella del rapper iracheno naturalizzato tedesco Xatar al centro della scena..

Prodotto da Bombero International, in co-produzione con Warner Bros. Film Productions Germany, Palosanto Films con Rai Cinema e Lemming Film e con protagonisti Emilio Sakraya, Mona Pirzad, Sogol Faghani, Kardo Razzazi, Ugur Yücel, Denis Moschitto, Huseyin Top, Arman Kashani, Ensar “Eno” Albayrak e Adam Bousdoukos, alla base di Rheingold c’è l’esigenza di Akin di misurarsi con Xatar e il suo vissuto: «Xatar e io abbiamo molti amici e conoscenti in comune. Era solo questione di tempo prima che ci incontrassimo. Quando finalmente è accaduto ho voluto saperne di più, così ho preso la sua autobiografia. Mentre la leggevo ho visto il potenziale per un film epico».

E in effetti c’è molto del vissuto di Xatar che parla cinema, tra cui una rapina a un portavalori per un bottino da 1,7 milioni di euro, una fuga rocambolesca in Iraq, un’estradizione e perfino il suo secondo album (415) inciso in prigione utilizzando un cellulare di contrabbando per le basi e un registratore vocale per rappare. Nel mezzo c’è la narrazione di Rheingold. Un kolossal ruvido fatto di poesia, violenza e vivido realismo, tutto cucito addosso a un grande Sakraya ora esplosivo, ora intimo nell’immergersi in un biopic colorato che è contemporaneamente romanzo storico, coming-of-age spigoloso ed esplosivo heist movie.

Tra passato e presente, le gesta di Xatar diventano l’opportunità per Akin di raccontare di combattenti curdi e delle criticità del Medio Oriente, di orrore, sacrifici e dolori, di famiglie disfunzionali e conseguenze, e di musica soprattutto. Musica come dono, come condanna ma anche come atto ribelle e riappacificatore, o più semplicemente come espressione di sé e del proprio mondo. Rheingold, un grande romanzo universale di puro cinema, di cui non possiamo più fare a meno.


di Francesco Parrino
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