La quercia e i suoi abitanti
La recensione di La quercia e i suoi abitanti, di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux, a cura di Guido Reverdito.

Le piante sono organismi viventi. La cui esistenza ha una durata molto più lunga di quella degli umani che troppo spesso ne minacciano la sopravvivenza. E questo lo sanno tutti. Ma che tipo di vita conducono veramente? Sono semplicemente tronchi statici che abbelliscono i paesaggi boschivi in ogni parte del pianeta, oppure ciascuna di esse (specie le più grandi, durature e possenti) ha una ricchissima vita propria che è un tutt’uno col complesso ecosistema al cui equilibrio biologico contribuiscono per secoli?
Per chi voglia scoprire quale sia la risposta a questa domanda c’è in sala uno straordinario documentario (La quercia e i suoi abitanti) realizzato con tecnologie ultra avanzate da un’inedita coppia di uomini di cinema d’oltralpe: da una parte c’è infatti Laurent Charbonnier, noto direttore della fotografia con alle spalle la regia del celebrato Animals In Love del 2007, e dall’altra il pluripremiato produttore cinematografico Michel Seydoux (Marco Ferreri e Nikita Mikhalkov, giusto per fare due nomi di peso dei suoi anni in qualità di direttore di Gaumont), qui al suo debutto come regista.
Al centro di questi 80 minuti di gioia per l’occhio c’è la quercia del titolo. Per essere più precisi una quercia peduncolata risalente al 1810. Un tipo di albero che fin dai tempi antichi è sempre stato un simbolo di forza e resistenza (al punto da dare origine all’abusata e ormai quasi démodé similitudine “forte come una quercia”), che la macchina da presa investiga e scandaglia nella sua vita quotidiana attraverso il susseguirsi delle stagioni e nel suo rapporto con la popolazione faunistica che con questo gigante condivide la porzione di foresta francese scelta dagli autori come set naturale per la loro impresa documentaristica.
Intorno ai suoi rami, nel suo fitto fogliame così come nelle cavità del tronco, ferve frenetica la vita dei piccoli e grandi abitanti che trasformano la regina della foresta in un condominio in cui la convivenza di svariate specie animali (da una coppia di ghiandaie a uno scoiattolo rosso, da curiosi insetti con la proboscide che depongono le uova nei frutti dell’albero a un picchio, da un tasso a un barbagianni fino a intravedere sullo sfondo cinghiali, nutrie e cervi) è la sintesi visuale di un ecosistema multiforme e complesso che basa la sua capacità di resistere alle aggressioni dell’essere umano proprio sulla coesistenza spesso non pacifica di tante specie.
Un mondo che resiste immutato da secoli in un equilibrio magico sospeso tra l’idillio e la dinamica biologica in una stasi auto-conservativa minacciata giorno dopo giorno dall’avvento del cosiddetto Antropocene. Non è quindi un caso che Carbonnier e Seydoux abbiano scelto non solo di prescindere dalla presenza dell’essere umano (che in un prodotto di questo tipo sarebbe risultato un perfetto intruso), ma anche di evitare voci esterne di commento alle straordinarie immagini rese possibili dall’uso di macchine da presa e obiettivi macro di ultimissima generazione. Un approccio che prende intenzionalmente le distanze dal documentarismo classico, lasciando che a parlare sia solo ciò che la macchina da presa mostra, dando spazio alla colonna sonora regalata dai rumori dell’ambiente (con la sola eccezione dell’irruzione di brani musicali – tipo Sway di Dean Martin o il boogie-woogie di In the Mood – usati per sottolineare momenti particolarmente drammatici della vita che si svolge intorno alla quercia). Senza però mai voler insistere su un vacuo pedagogismo di facciata, optando invece per una stimolazione della curiosità verso la vitalissima biodiversità di un ecosistema costantemente a rischio pur nella perfezione degli equilibri imposti dalla regìa della Natura.

di Guido Reverdito