Vittorio De Seta, Diari di un Maestro – Un omaggio su 18 schermi (Roma)

Si inaugura sabato 14 gennaio 2012 VITTORIO DE SETA, DIARI DI UNMAESTRO DI CINEMA, un primo importante omaggio dedicato al granderegista, scomparso lo scorso novembre. Il dolore per la scomparsa di Vittorio haspinto amici, colleghi, registi, operatori culturali e suoi semplici estimatori acoordinarsi velocemente per offrire al pubblico romano la visione di unafilmografia veramente originale ed unica. Saranno infatti ben 18 gli schermi cheproporranno i suoi film in circa due settimane a Roma e sono già arrivateadesioni da varie città italiane quali Padova, Pisa e Bologna che nelle prossimesettimane proporranno parte della rassegna romana.E’ l’omaggio a un protagonista indiscusso del cinema italiano, facendo parlare ilsuo stesso cinema: Vittorio De Seta è stato autore indipendente sia nelle propriescelte artistiche che nelle modalità produttive adottate per realizzarle, e veroinnovatore del linguaggio cinematografico, tuttora punto di riferimento pernumerosi filmakers, anche delle nuove generazioni.La rassegna, totalmente autogestita ed autoprodotta, rappresenta un’occasionestraordinaria per vedere e rivedere, e conoscere meglio il cinema di De Seta. Perla prima volta hanno unito le forze biblioteche comunali, sale cinematografiche,sale d’essai, club cinema, aule universitarie e scolastiche, in un’articolazione dispazi e luoghi che coinvolge l’intera città di Roma, sia in centro che in periferia.Hanno dato il proprio generoso contributo anche cineteche, festival ed archivi divarie regioni italiane. Ogni proiezione sarà accompagnata dall’intervento dicollaboratori di Vittorio, critici, registi e storici presenti in sala, tra cui GianniAmelio, Luciano Tovoli, Goffredo Fofi, Enrico Ghezzi, Mario Sesti, Raffaele LaCapria, Cecilia Mangini, Adriano Aprà, Marco Lodoli, Gianfranco Pannone, MarziaMete e molti altri.

(comunicato stampa)

Ufficio stampa:Barbara Perversi +39.347.9464485 – barbara.perversi@gmail.com

Lionella Bianca Fiorillo +39. 340.7364203 – lionella.fiorillo@storyfinders.it

Roma, 14 gennaio – 1 febbraio 2012
Casa del Cinema, Università Roma Tre, Scuola Provinciale d’Arte Cinematografia £G.M. Volontè”, Biblioteca Ennio Flaiano, Kino, Aamod, Casa delle Traduzioni, Detour, Biblioteca Gugliemo Marconi, Biblioteca Vaccheria Nardi, Centro Aggregativo Apollo 11, Casa della Memoria e della Storia, Museo di Roma in Trastevere, Biblioteca Borghesiana, Zalab, Cinema Azzurro Scipioni, Cinema Trevi, Nuovo Cinema Aquila

VITTORIO DE SETA

Vittorio De Seta nasce a Palermo il 15 ottobre 1923 da nobile famiglia di origine calabrese.Infanzia e giovinezza sono quelle di un rampollo delle classi agiate negli anni ’30. Allievoufficiale dell’Accademia Navale di Livorno, dopo l’8 del 1943 settembre rifiuta di aderire allaRepubblica Sociale di Salò e viene internato in un campo di prigionia nei pressi di Salisburgo,da cui tenta di evadere ben tre volte. Durante gli anni della prigionia conosce operai econtadini e abbandona quella che lui stesso definiva un’”infanzia dorata e stupida”. Liberato,nel 1945 rientra in Italia e studia architettura all’Università di Roma. Si interessa di cinema,fotografia, pittura, questioni sociali. In contatto con Francesco Alliata e il gruppo sicilianodella Panaria Film comincia a frequentare l’ambiente del cinema. Nel ’53 è aiuto regista e cosceneggiatoredi Jean-Paul Le Chanois per Le Village magique, girato a Cefalù, e secondo aiutoregista di Mario Chiari, in Amori di mezzo secolo. Insofferente nei confronti del cinemaindustriale se ne distacca e dirige, con Vito Pandolfi, Pasqua In Sicilia, il primo dei suoifolgoranti documentari isolani. Fra il ’54 e il ’55 gira anche Lu tempu di li pisci spata, Isole difuoco, Surfarara, Contadini del mare, Parabola d’oro; e fra il ’58 e il ’59 Pescherecci, Pastori diOrgosolo, Un giorno in Barbagia e I dimenticati (quest’ultimo in Calabria). Si tratta di film perla maggior parte autoprodotti, entusiasticamente accolti dalla critica per il loro valore esteticoe per la coraggiosa rivoluzione compiuta nei confronti del sonoro (eliminazione di vocinarranti e tappeti musicali classicheggianti). Opere capaci di affrontare le cosiddette “culturesubalterne” con visioni accorate ma sganciate da qualsiasi didatticismo. Esordisce nellungometraggio con Banditi a Orgosolo, girato in totale indipendenza e con attori nonprofessionisti: salutato dai Cahiers du Cinema come “la sola rivelazione” della Mostra diVenezia del 1961, ottiene il Premio Opera Prima. A esso seguono Un Uomo a meta (1966) – unfilm importante, che scatena polemiche e incomprensioni per il presunto abbandono del“sociale” in nome della psicanalisi – e L’invitata (1969), da un soggetto di Tonino Guerra,storia di una crisi coniugale con Michel Piccoli e Joanna Shimkus. Lavora a un film mairealizzato sulla guerra di liberazione nella Guinea Bissau e, negli anni ’70, passa allatelevisione, iniziando la collaborazione con la RAI. Straordinario il successo di Diario di unmaestro (1973), tratto dal romanzo autobiografico di Albino Bernardini Un anno a Pietralata.Girato con una liberta di linguaggio insolita, in un sapiente dosaggio di parti estemporanee eparti sceneggiate, il film diventa un caso, toccando punte di oltre 15 milioni di spettatori esuscitando accese discussioni sulla TV e sulla scuola italiana. Temi affrontati anche in Quandola scuola cambia (1978), un documentario con Tullio De Mauro sulla incredibile figura delmaestro di frontiera Carmine de Padova. Centrale resta l’interesse di De Seta per la mutazioneantropologica del nostro paese, tra lo ieri contadino e l’oggi industriale: come in La SiciliaRivisitata (1980), nel quale torna sui passi dei suoi primi film. L’esodo dei profughi vietnamitisegna Hong Kong, inchiesta televisiva del 1980. Dopo Un carnevale per Venezia, trasmesso daRai Uno nel 1983, De Seta abbandona momentaneamente il cinema: gli anni ’80 sono segnatida due operazioni agli occhi, dalla scomparsa della moglie, sua prima, fondamentale,collaboratrice, Vera Gherarducci, nonché dalla mancata realizzazione di Vita di Paolo di Tarso(tre anni di lavoro e 1100 pagine di sceneggiatura già scritte), mai giunto a termine per dissidiproduttivi tra la RAI e la San Paolo. Anni di silenzio, in cui De Seta si ritira a Sellia Marina, neipressi di Catanzaro, “a lavorare la terra” nel suo uliveto. Al cinema torna dodici anni dopo conIn Calabria (1993) che, sul filo di un linguaggio rigoroso, sviluppa il discorso sullo iato fratempo mitico e tempo presente e sullo “sviluppo senza progresso”. Torna al lungometraggionel 2006, con Lettere dal Sahara, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia, nel qualesegue la vita di un migrante africano in Italia, sino al suo consapevole rientro in Senegal.Anche questo film gli costa anni di fatiche e notevoli incomprensioni con la produzione.Vittorio De Seta muore a Sellia Marina (Catanzaro) il 28 novembre 2011. Negli ultimi mesistava montando un film epico, a base d’archivio, sulla follia delle guerre e sul desiderio dipace.


di Redazione
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