Tekfestival 2007- Festival Internazionale di Documentari Corto e Lungometraggi Indipendenti

tek-festival-2007_copia

tek-festival-2007_copiaIl Tekfestival “Ai confini del mondo…dentro l’Occidente”, che ha registrato nel 2006 circa 8.000 presenze, propone la visione della più recente produzione di cinema indipendente e sociale, ospitando numerose premiere internazionali. La sesta edizione dell’iniziativa si svolgerà dal 4 al 9 maggio 2007 a Roma, presso il Cinema Farnese e dal 4 al 10 maggio presso il Cinema Trevi (chiusa il lunedì).
La programmazione del festival, come suggerisce il titolo, interroga i molteplici scenari della contemporaneità attraverso lavori di grande respiro, ma anche a partire da significative storie di vita quotidiana. I documentari e i film narrativi selezionati portano sullo schermo le contraddizioni del modello di sviluppo occidentale; le stratificazioni sociali e di genere che lo compongono; le migrazioni e i transiti, il mondo in tempi di guerra permanente, l’arte della gioia e delle resistenze, gli effetti della globalizzazione, il rapporto tra media e immaginario collettivo e molto altro ancora. Nella selezione e nella ricerca dei materiali, quindi, il festival privilegia quei contributi che sappiano essere non solo motivo di intrattenimento ma anche di riflessione; che sappiano educare ai valori della convivenza tra identità differenti (etniche, sessuali o religiose che siano); che sappiano avvicinare altrove lontani (culture, diverse abilità, ecc.).
Molte le collaborazioni autorevoli che renderanno ancora più avvincente la prossima edizione: il Goethe Institut di Roma, la residenza per artisti Qwatz, la Cineteca nazionale, il Festival des films Gays et Lesbiens de Paris, l’Ambasciata di Francia, l’Istituto di cultura svizzero di roma, l’Associazione Antonello Branca, dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD), dell’Istituto culturale islandese, l’Arci. La manifestazione è realizzata con il sostegno del Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali, della Provincia di Roma, della Commissione delle Elette della Provincia di Roma e della Regione Lazio.

Il programma della prossima edizione prevede l’esibizione di circa ottanta opere tra documentari e film narrativi, tra cui circa venti in anteprima nazionale; il resto della programmazione, tranne rare eccezioni, è in anteprima cittadina. Numerosi gli ospiti nazionali e internazionali che interverranno: tra questi: Ursula Biemann, acclamata artista svizzera che presenterà in sala videosaggi e installazioni;Angelina Maccarone, regista tedesca già premiata a Locarno che discuterà con il pubblico i suoi due lungometraggi; Sam Green, regista di The Weather Underground candidato all’Oscar 2004, che farà parte della giuria del concorso internazionale; il regista tunisino Nejib Belkadhi; la regista statunitense Ry Russo Young; Huangruxiang, che firma il film cinese Dr Zhang; Lorena Giachino Torréns che dal Cile verrà a presentare il suo Reinalda del Carmen, mi mama y yo, Sergio De La Torre, al Tekfestival per presentare Maquilapolis, Villi Hermann che discuterà del suo Pédra. Un reporter sans frontières, e tanti altri ancora.
È confermata l’articolazione del festival in sezioni tematiche e percorsi visuali, per favorire la fruibilità dell’evento. Accanto ad alcuni appuntamenti ormai consolidati, anche il prossimo anno saranno proposti nuovi temi che testimoniano “la politica editoriale” degli organizzatori e delle organizzatrici.

LE SEZIONI:

APERTURA UFFICIALE DEL FESTIVAL:
Venerdì 4 maggio 2007, h. 20.30, Cinema Farnese Presentazione del festival e a seguire: Berlino sinfonia di una grande città, di Walter Rutmann, Germania,1927, b/n, 70′ musicato dal vivo dal celebre gruppo romano Zu Ad appena un anno di distanza dall’uscita di Metropolis di Fritz Lang che metteva in scena una immaginaria megalopoli del XXI secolo con gli operai rinchiusi nei sotterranei in condizione di semischiavitù, in Berlino, sinfonia di una grande città, Ruttmann usa la macchina da presa per cogliere, in sequenze quasi astratte, i ritmi di una giornata qualsiasi nella Berlino degli anni ’20, dalle prime immagini, all’alba, sulle strade vuote, fino al caos metropolitano delle ore notturne. Splendido esempio di stile funzionalista applicato al cinema, più che un film sulla vita di Berlino e dei berlinesi è uno sguardo che trasforma la grande città tedesca in un meccanismo vivente, in questo aiutato anche dalla notevole fotografia di Karl Freund. Il Film che aprirà la VI edizione del Tekfestival, insieme A propos de Nice di Jean Vigò è inserito nel focus che dedichiamo al cinema di Jem Cohen, regista contemporaneo che ha approfondito nella sua opera il rapporto tra cinema e città. Le preziose immagini del film saranno accompagnate dal vivo dalla musica sperimentale degli Zu, gruppo storico romano affermato nel panorama internazionale. L’evento è in collaborazione con la Cineteca Nazionale, Goethe Institut di Roma e gode della consulenza di Monica Maurer.

EVENTI SPECIALI

Nutrita la rosa degli appuntamenti d’eccezione che la 6/a edizione del Tekfestival propone al pubblico. Si inizia con Jesus camp di Rachel Grady e Heidi Ewing (Usa, 2006), documentario candidato all’Academy Award 2007, in anteprima italiana al Tekfestival. Il lavoro introduce al mondo dei ragazzi educati come cristiani evangelici. Il film segue Levi, Racheal e Tory nel campo “Kids on Fire” gestito dal pastore Becky Fischer in Nord Dakota. Qui i ragazzi imparano a diventare devoti soldati dell’esercito di Dio e sono educati a “riconquistare l’America per Cristo”. Indottrinati a credere che il global warming è una bugia e l’aborto un crimine, i ragazzi di Jesus Camp, e i loro genitori, sembrano determinati a conquistare la leadership del movimento dei cristiani conservatori e diventare parte attiva del futuro politico degli Stati Uniti (sito ufficiale: www.lokifilms.com). Proseguiamo, poi, con l’anteprima cittadina di 9 Star Hotel di Ido Haar (Israele, 2006), che ci porta in Israele, nei territori occupati, dove migliaia di palestinesi lavorano illegalmente come edili. Dopo un viaggio pericoloso e faticoso, carichi di buste e borse, passano il confine per cercare lavoro. Di notte dormono in capanne costruite con i cartoni e materiali di fortuna: il contrasto con le lussuose case che costruiscono di giorno è quanto mai stridente. Il documentario ha già conosciuto grandi apprezzamenti al Tribeca Film Festival e all’International Documentary Festival of Amsterdam. Ne discuteremo in sala con la saggista e studiosa israeliana Raya Cohen. Non solo documentari, però, tra gli appuntamenti d’eccellenza del Tekfestival 2007, ma anche film narrativi. Tra questi Cum mi-am petrecut sfarsiful lumii (Come ho passato la fine del mondo), di Catalin Mitulescu (Romania, 2006). Il film, premiato a Cannes 2006 nella sezione Un Certain Regard (partecipazione e migliore attrice, Dorotheea Petre), ci porta nella Bucarest del 1989, ultimo anno della dittatura Ceausescu. Eva, 17 anni, vive con i suoi genitori e suo fratello Lalalilu di 7 anni. Eva è molto bella, innamorata per la prima volta, scopre i turbamenti dell’adolescenza e la complessità della vita. Ha un sogno segreto che solo suo fratello conosce: fuggire dalla Romania e viaggiare per il mondo. Lalalilu è disperato all’idea che la sorella possa lasciarlo e con i suoi migliori amici, Tarzan e Silvica, progetta un piano per uccidere il dittatore perché Eva possa restare e vivere in un paese libero. Arriviamo in Algeria, invece, con Bled number one di Rabah Ameur-Zaïmeche (Fracia-Algeria, 2005). Molte le questioni aperte da questo film poetico e coraggioso, che ha vinto il Premio giovani a Cannes 2006 e la menzione speciale Premio Fipresci al 24° Torino film festival: i rimpatri forzati, il ritorno a casa dei migranti, la relazione tra modernizzazione e tradizioni. Il tutto attraverso la storia di Kamel, che appena uscito di prigione, viene espulso verso il suo paese d’origine, l’Algeria. Questo rimpatrio forzato lo costringe a osservare con lucidità un paese in piena effervescenza, ma diviso tra modernità e tradizioni ancestrali. Con uno sguardo suggestivo, quanto impietoso, Ameur-Zaïmeche ci racconta un piccolo villaggio (bled significa villaggio sperduto, primitivo, da intendersi in un’accezione dispregiativa), attraverso i festosi riti della sua comunità, ma anche attraverso un retaggio culturale duro a morire come la relegazione delle donne al ruolo di mogli e madri. Girato quasi esclusivamente con una macchina a mano Bled number one è la storia di una mancata integrazione, perché Kamel non riesce più a riconoscersi nel paese e nella cultura ai quali afferiscono le sue origini. Si cambia decisamente registro, infine, con Orphans di Ry Russo-Young (USA, 2006), una talentuosa e audace regista, con uno spiccato gusto per gli eccessi, di cui sentiremo parlare. Il film, che ha vinto il Premio della giuria al SXSW Film Festival, ci porta al cospetto di due sorelle che si riuniscono cinque anni dopo la morte dei loro genitori in occasione di un compleanno. Rosie e Sonia passano un week end insieme nella vecchia casa di famiglia, isolata su una montagna innevata. La casa trascina le ragazze in un vortice di neve, vento, fatica, lotta, sentimenti viscerali e comportamenti inusuali. Le due sorelle cominciano a rivisitare il loro perfido passato: mentre Sonia tracanna vodka e Rosie ingurgita pasticche, il loro viaggio diventa scuro e pericoloso. In sala sarà presente Ry Russo-Young, per discutere il film con il pubblico.

PANORAMI

Panorami è la sezione che raccoglie le migliori produzioni documentarie e narrative, internazionali e italiane, degli ultimi anni. Ampia la scelta dei titoli proposti. Si parte da alcuni lavori che si sono distinti nell’ultimo anno non solo per la loro indubbia qualità artistica, ma anche per aver proposto uno sguardo rigoroso ad alcune scottanti questioni d’attualità. Il riferimento, in questo caso, è a Shadow Company di Nick Bicanic e Jason Bourque (Canada, 2006), in anteprima italiana al Tekfestival 2007, che si interroga sul modo in cui sono cambiate le regole del fare la guerra negli ultimi anni. Protagonisti i soldati privati impiegati nei vari conflitti in giro per il mondo. Chi sono i “private security contractors”? Per quali compagnie lavorano? Cosa fanno esattamente? (sito ufficiale: www.purposefilms.com). Passeremo, poi, a Beirut Diaries: Truth, Lies and Videos della pluripremiata regista Mai Masri (Libano, 2006), che attraverso la storia di una giovane donna di Beirut e le passioni, i sogni e le disillusioni dei suoi amici, esplora le trasformazioni e le questioni cruciali con cui sta facendo i conti la società libanese. Arriviamo in Tunisia, invece, con l’esilarante Vhs-Kahloucha opera prima di Nejib Belkadhi (Tunisia, 2006), presentato a Cannes nella sezione “Tous les cinémas du monde”. Protagonista del documentario è Moncef Kahloucha, un imbianchino appassionato di cinema che dal 1995 realizza film amatoriali in VHS con gli abitanti del suo quartiere di Sousse, facendo il produttore, il regista e l’attore principale. Attraverso Moncef, il regista – e con lui lo spettatore – sembra riscoprire la magia del cinema di genere, dei sogni e degli eroi ammirati da bambini, ma anche un antidoto alla massificazione mediatica della televisione o dei dvd americani. Sarà presente il regista. Altra figura singolare quella di Ròska, pittrice, attivista politica, fotografa, regista e surrealista, rievocata nell’omonimo documentario di Ásthildur Kjartansdóttir (Islanda, 2006). Un personaggio complicato e controverso: nata a Reykjavik nel 1940, sul passaporto dichiarava 6 anni in meno. Vissuta a Roma per 30 anni partecipò attivamente alle mobilitazione politica a cavallo del ’68 e visse fino alla sua morte, nel 1996, all’insegna del rifiuto della società borghese e delle convenzioni sociali. Nel 2000 il Living Art Museum di Reykjavik, ha ospitato una grande mostra retrospettiva dedicata a questa figura, oggi molto celebrata in Islanda, per il suo eclettismo e la sua imprevedibilità. Sempre all’interno di Panorami un suggestivo percorso visuale, Ri/tratti, formato da un trittico di documentari che mettono in scena figure di un altro Occidente, intrecciando documentario sperimentale a vite liminali, controculture e avanguardie. A cominciare da The Nomi Song di Andrew Holmes (Germania, 2003), mai esibito a Roma e solo una volta in Italia. Somigliava ad un alieno e cantava come una diva – Klaus Nomi è stato uno dei personaggi più bizzarri degli anni ’80. Figura di culto nella scena New Wave americana, Klaus Nomi era un controtenore genuino che cantava canzoni pop come se fosse Opera. Troppo punk per l’opera, troppo operistico per il punk, troppo gay per entrambi, Nomi porta il suo lavoro nei contesti più disparati: dai club dove il punk stava nascendo nelle sue espressioni più off come il party “Vaudeville” alle vetrine della Fiorucci di New York. La sua immagine precedeva la sua stessa voce e il suo impatto sull’audience era così forte da lasciare la gente shockata. La sua opera ha influenzato la musica contemporanea per generazioni a venire, nonostante la sua vita sia stata quella di un astro bruciato prima del suo stesso impatto sulla terra, facendolo divenire una delle prime vittime dell’Aids. Il film è un ricchissimo documentario multiprospettico con immagini di repertorio introvabili ed incredibili e montaggi di science fiction, che rendono omaggio ad un ritratto invisibile di vita indipendente e pura avanguardia. Proseguiamo questo viaggio con Notes on Marie Menken, di Martina Kudláček (Austria-Usa, 2006). Il film esplora la storia della leggendaria e quasi dimenticata artista Marie Menken (1909-1970) che tra gli anni Quaranta e Sessanta è stata una delle più rilevanti filmmakers della scena sperimentale underground newyorchese. Marie Menken ha ispirato artisti come Stan Brakhage, Andy Warhol, Jonas Mekas, Kenneth Anger e Gerard Malanga. È stata anche il possibile modello del Chi ha paura di Virginia Woolf?, celebre dramma teatrale di Edward Albee e alla fine è diventata la superstar del cinema di Warhol. Tracciando il ritratto di un mito moderno con lo stile di un diario, il film presenta materiali inediti di Marie Menken tra cui un “duello” con la cinepresa tra Menken e Andy Warhol. La splendida colonna sonora è firmata da John Zorn. Ed è proprio questo lavoro che ci traghetta all’ultimo omaggio: Anger me di Elio Gemini (Canada, 2006). Il lavoro racconta storia della vita e del talento letterario e cinematografico di Kenneth Anger, una figura fondamentale del cinema sperimentale. Innovatore e pioniere, Anger ha definito se stesso un “mago del cinema” e il suo cinema una forma “ritualistica”. I suoi film hanno trasportato il pubblico in luoghi dove solo i grandi poeti possono spingersi. C’è anche molta storia della fotografia, soprattutto come arte della presa diretta sulla realtà, al Tekfestival 2007. Con La ciudad de los fotografos di Sebastián Moreno (Cile 2006) riattraversiamo il Cile della dittatura di Pinochet, quando nacque un movimento di fotografi indipendenti impegnati a documentare e rendere pubblica la realtà di quegli anni. Il film, che si avvale di molti filmati e, ovviamente, fotografie dell’epoca, è stato presentato con successo all’International Documentary Festival di Amsterdam e ha vinto il concorso documentari del 17° Festival di Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano. Pédra. Un reporter sans frontières di Villi Hermann (Svizzera, 2006) che rievoca la vita e l’opera di Jean-Pierre Pedrazzini, fotografo originario di Parigi, ma svizzero di adozione che lavorò soprattutto nel secondo dopoguerra. Muore nel 1956 dopo essere stato ferito gravemente durante l’insurrezione di Budapest. Sarà presente il regista.

Altre sezioni:
Concorso Internazionale Documentari
Rassegna Il Cinema delle Donne
Focus Jem Cohen
Wop Rassegna Europea sulle Migrazioni
Phag Hoff The Ultimate Queer Vision

Ufficio Stampa – Nicola Roumeliotis
Tel: 0039/3496487993
Email:sugarkane61@hotmail.com

(dal comunicato stampa)


di Redazione
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