Sul set di Ermanno Olmi
“Perché combattere?”. Sarà, probabilmente, questa, come ha affermato lui stesso, la frase conclusiva diCantando dietro i paraventi, il film che Ermanno Olmi ha appena terminato di girare negli stabilimenti di Roma Studios.
Come sempre, per Olmi, anche questa volta, il raccontare un fatto ambientato in un tempo e in un luogo lontani, non significa voler eludere il presente ma, al contrario, ricercare nella materia viva del passato, motivi attuali di riflessione. Gli uomini, fondamentalmente, sono sempre gli stessi: cambiano solo le sovrastrutture…L’immagine delle donne che rallegrano il giorno cantando dietro i paraventi si rivela, dunque, a-temporale e straordinaria per raffigurare l’idea, necessaria, di pace: una stanza vuota e silenziosa fa, forse, precipitare nella solitudine; la stessa stanza, riempita da una voce femminile evoca, invece, calore, vicinanza, amore.
La storia della Vedova Ching che, alla morte del marito, anziché chiudersi nel lutto, decide di sostituirsi a lui, indossandone i panni e assumendo il ruolo di comandante, per dedicarsi in proprio ad arrembaggi e saccheggi, è ricca di suggestioni e significati universali.
Il sentimento che percorrerà l’intero film sembra essere, attraverso le parole del suo autore, la consapevolezza che esista sempre, e comunque, uno spazio per il dialogo e che, anche quando pare il contrario, non sia mai necessario fare la guerra.
Anche l’irriducibile Vedova, infatti, ad un certo punto, comprende, grazie all’antica favola di “Il Drago e la Farfalla” che è necessario fermarsi: per dialogare con l’Imperatore, torna donna e, proprio in quel momento, ottiene la vera vittoria. Non si tratta di una resa ma di una profonda presa di coscienza: si è vincenti nel proprio ruolo naturale. “Da quel momento, i quattro mari furono sicuri, i contadini vendettero le spade e comprarono buoi per arare la terra, e le voci delle donne rallegravano il giorno cantando dietro i paraventi…” – scrive il poeta cinese Yuentsze-Yunglun (1810).
Olmi, allora, quasi materializza, con questa vicenda vera, ma dai toni di fiaba, il concetto già espresso da Calvino ne Il cavaliere inesistente (1959): “La guerra durerà fino alla fine dei secoli e nessuno vincerà o perderà, resteremo fermi gli uni di fronte agli altri per sempre.
E senza gli uni gli altri non sarebbero nulla e ormai sia noi che loro abbiamo dimenticato perché combattiamo…” Intenzione di Olmi non è mostrare la guerra ma arrivare alla soglia di quel momento scellerato: possiamo fermarci?
La sua risposta è, sicuramente, si!
di Mariella Cruciani