Somewhere di Sofia Coppola. Leone d’oro 67a Mostra del Cinema di Venezia – Tutti i premi
Il concorso della Mostra ha presentato il primo film interessante e degno di una grande rassegna. Stiamo parlando diSomewhre (Da qualche parte) della figlia d’arte Sofia Coppola. E’ il quadro della disperazione di un attore di successo che si sente una nullità nonostante giri in Ferrari e sia osannato dalle donne. Divorziato e padre di una figlia ora undicenne, vive nel leggendario Chateau Marmont, un albergo in cui hanno abitato nomi famosi del cinema e della letteratura e dove morì, nel 1981, John Belushi. Fra amori mercenari e incontri occasionali, Johnny Marco (Stephen Dorff) si trova a dover aver cura, per qualche giorno della figlia. E’ il periodo in cui deve venire in Italia per la promozione del suo ultimo film per cui si trascina dietro la ragazzina, la cosa da luogo a una serie di sequenze fra l’esilarante e il tragico che culminano nella cerimonia deiTelegatti che la regista utilizza come esempio del cattivo gusto e della volgarità della nostra televisione. Ritornato a Los Angeles e lasciata la figlia che deve andare in campeggio, si trova solo e disperatamente costretto a fare i conti con la sua vita. Lascia l’albergo e abbandona la Ferrari ai bordi di una di quelle strade americane che sembrano non avere mai fine e s’incammina verso la macchina da presa lasciando aperta ogni ipotesi sul suo futuro. La regista si muove magistralmente fra due mondi che le sono particolarmente congeniali: quello dell’infanzia che sta per traslocare nell’adolescenza e quello del mondo del successo che nasconde un profondo vuoto esistenziale. In altre parole siamo tra Il giardino delle vergini suicide (The Virgin Suicides, 1999) e Lost in Translation – L’amore tradotto (Lost in Translation, 2003). Il risultato è una radiografia funzionale e sinergica. Il quadro che ne emerge è quello di una doppia difficoltà psicologica, una proiettata a un futuro che ne marca il superamento, l’altra inserita in una strada che può essere senza sbocco. La regista, nel raccontare questi stati d’animo, si affida quasi unicamente alle immagini, prediligendo le lunghe sequenze senza dialoghi e le immagini precise che tracciano un luogo o un panorama senza bisogno di supporti d’altro tipo. In conclusione è un film robusto e decisamente interessante.
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TUTTI I PREMI DELLA 67a Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia
di Umberto Rossi