Sex Toys al cinema: un connubio contemporaneo
Marco Lombardi redige una panoramica trasversale sui titoli più interessanti che prevedono al loro interno snodi e temi legati al mondo dei sex toys.
I sex toys sono degli oggetti socialmente sconvenienti? A vedere uno spot presentato all’ultima edizione del Lago Film Fest, la scorsa estate, sembrerebbe di sì: nonostante il brief dell’azienda, che produce componenti in metallo, intendesse rappresentare il bisogno che tutti i pezzi di un meccanismo siano funzionanti attraverso l’analogo bisogno di una coppia anziana di sostituire il “pezzo” non più idoneo con un simil sex toy, al momento di vedere lo spot il management è stato colto da un improvviso pudore, impedendone la messa in onda. Giocattoli per adulti, un corto del 2023 che espone i risultati di una ricerca – già raccontata dal New York Times nel 2022 – condotta dall’Università canadese di Lethbridge, dimostra peraltro che i nostri antenati, cioè i macachi, si servono delle pietre non solo per schiacciare le noci, anche a mo’ di sex toys, così evidenziando quanto l’uomo abbia semplicemente tecnologizzato un antico bisogno. È per questo che i non pochi film usciti negli ultimi anni sul tema “giocattoli per adulti” meritano un’attenzione particolare: sono capaci di riflettere alcune caratteristiche del mondo in cui viviamo.
La rivincita delle donne
Tante pellicole che mettono in scena dei potenziali sostituti del membro maschile intendono simbolicamente evidenziare l’emancipazione del popolo femminile nei confronti di una virilità apatica, o quantomeno confusa. L’apatia è ironicamente al centro di The vibrant village, film polacco del 2019 il cui montaggio parallelo ci mostra da una parte i soliti uomini rinchiusi nei soliti bar a bere le solite birre, dall’altra le rispettive mogli che lavorano come operaie in uno stabilimento di sex toys. La confusione, invece, è al centro di un delizioso film di animazione danese del 2021, I’ll be your kettle, che racconta la fatica di una donna nell’assecondare le (peraltro innocenti) inclinazioni sessuali di un marito che riesce a eccitarsi solo con gli elettrodomestici, fino a quando trova la forza di lasciarlo buttandosi (felice) nel camion dei rifiuti insieme a tutti i marchingegni sin lì utilizzati. Confuso è anche il protagonista di Lievito madre, un film italiano del 2014 vincitore del premio Cinefondation al festival di Cannes: la lei di una coppia, infatti, deve combattere contro un panetto di lievito madre trovato per caso in un pianoforte, e divenuto l’oscuro oggetto del desiderio del compagno. La cosa curiosa è che due di questi tre film sono diretti da uomini, il che la dice lunga su quanto i sensi di colpa, giusti o sbagliati che siano, risultino talora più potenti delle accuse che li scatenano.
No al machismo
Romy & Laure… and the mistery of the enchanted plug è un film francese del 2021 che, servendosi di un’estetica ironicamente psichedelica anni ’70, e strizzando l’occhio alla melodrammaturgia dei fotoromanzi, racconta di un gruppo di ragazze sessualmente schiave di un misterioso plug: il problema è che il machissimo ragazzo della Brigata anti plug, venuto a salvarle, diverrà vittima (più delle ragazze) di quello stesso plug. Stars of the old North, invece, è un’intelligente animazione israeliana post pandemia: un uomo, sentendo i vicini di casa fare sesso, immagina una coppia etero con il membro maschile nel ruolo del protagonista, quando invece si tratta di due ragazze che (pur avendolo) neanche si servono dello strap-on, col quale invece giocano come se fosse un pelouche. Insomma, come per dire che l’umanità si risolleverebbe dalle tragedie della storia non grazie al testosterone, anzi.
Solitudini contemporanee
Sex at the ski center è un corto finlandese del 2017 che, nel ritrarre ossessivamente delle icone del Natale (pelouche, burattini, pupazzi di neve) fare sesso in modo compulsivo, e ridicolmente meccanico, vuole mettere al centro un’umanità emarginata da sé stessa che si serve degli oggetti di piacere per anestetizzare le rispettive sofferenze, ancorché all’interno di una cornice potenzialmente di festa. Intergalactic love story: Part 1, animazione francese del 2019, racconta invece la solitudine di un’astronauta nel mezzo di uno spazio fortemente simbolico: l’unico retaggio vagamente maschile è dato dalle numerose bottigliette di birra che lei beve di continuo, ed è perciò che questi oggetti di forma vagamente fallica finiscono per diventare una specie di Golem nei confronti del quale lei prova un’attrazione malata.
La deriva di una società
A chiudere il cerchio è un documentario italiano del 2023, Liminal space, in cui vengono raccontate varie trashitudini della contemporaneità, tutte legate ai sex toys e tutte prese dalla Rete: una mostra d’arte in cui a essere esposti sono dei dildo; un gruppo musicale che produce dei suoni servendosi di vari sex toys; una donna che spiega il coté sessuale di alcuni vegetali utilizzati in cucina; una ragazza che colleziona vibratori; infine una donna che si serve dei sex toys gettati via per costruire pupazzi e orologi, come se anche questi oggetti generassero una reale esigenza di riciclo. Resta un’unica domanda, da farsi: qual è lo spazio liminale cui allude il titolo? La risposta è lasciata allo spettatore, anche se l’ipotesi di un’apocalisse culturale, e soprattutto umana, sembrerebbe essere un’interpretazione per nulla improbabile.
di Marco Lombardi