Ring! 1° Festival della Critica Cinematografica
Si è svolto ad Alessandria, dal 10 al 12 ottobre 2002, affiancandosi allo storico Premio “Adelio Ferrero” per giovani saggisti e critici cinematografici, Ring! 1° Festival della Critica Cinematografica.
Per la prima volta, in un Festival di cinema, principali protagonisti sono stati i critici, invitati ad esibirsi in veri e propri rounds e match, interrotti dal gong dell’aperitivo preserale con l’editoria cinematografica.
Il peso massimo della prima giornata è stato, senz’altro, Nanni Moretti, il quale, con grande disponibilità e generosità, ha letto in pubblico brani del suo diario privato e ha presentato, insieme a Piera Detassis e Alberto Barbera, il libro “Caro diario”, dedicato, naturalmente, al film omonimo.
Successivamente, i fortunati presenti ad Alessandria hanno potuto godersi la messa in scena, diretta da Moretti ed interpretata da Silvio Orlando, di quello che doveva essere il quarto capitolo di Caro Diario: la divertente storia del sofferto rapporto d’amore e odio tra un irriducibile critico e un regista, maestro “nell’attraversare tutti i generi, sbagliandoli tutti”.
I rounds del secondo giorno, destinati ad “assoli” di singoli critici su temi da loro autonomamente decisi, hanno avuto come boxeur Fabio Ferzetti con una lettera aperta a Sergio Rubini, Gianni Rondolino con un intervento semi-serio sul film Irreversibile di Gaspar Noé, Alberto Pezzotta con una relazione sul difficile mestiere di recensore (L’uomo da 600 battute – era l’eloquente titolo) e, infine, Fabrizio Tassi, il quale ha scelto un tema, e un tono, più serio e impegnativo: La felicità fuori campo.
E’ seguito il match tra critici (Ferzetti, Nepoti, Silvestri) e registi (Calopresti, Chiesa, Ferrario), con arbitro Alberto Barbera: in realtà, lo scontro è avvenuto più tra i registi stessi, i quali hanno rivelato, tra loro, posizioni molto diverse. Ferrario ha insistito sul fatto che, mentre un critico musicale deve saper leggere lo spartito, chi scrive di cinema è ignaro di pratica cinematografica. Sorge, spontanea, una domanda: ma, allora, di cinema possono parlare solo i cineasti? Chiesa, dal canto suo, ce l’aveva con termini, e concetti, del vocabolario critico, quali “ossessione, magia, fantasma, amore, odio”: per lui, abdicando alle capacità razionali, il cinema, e la critica, non servono a nulla. Ha saggiamente replicato Calopresti che “i film vanno realizzati, e non postulati”.
La vera sorpresa del secondo giorno di Festival è stato, però, il match di Enrico Ghezzi contro Enrico Ghezzi, arbitro Bruno Fornara: lottando, ironicamente, con un altro se stesso (la differenza esteriore era data dalla presenza di un berrettino in testa), l’autore di Blob ha espresso, giocando, sacrosante verità, come quella che “se si vuole partire da una cosa solida, nel cinema, bisogna partire dal fantasma”.
La giornata è terminata con la proiezione del famigerato Pinocchio di Benigni, al quale sono seguite, in diretta, recensioni deluse e sconfortate della maggior parte dei critici.
Unica eccezione Gianni Rondolino, il quale ha affermato di avere apprezzato almeno due invenzioni del film: il tronco della sequenza iniziale e la morte di Lucignolo.
Nei rounds della giornata conclusiva si sono affrontati un accademico Adriano Aprà, con una relazione sulla saggistica audiovisiva, un pensoso Flavio De Bernardinis sul tema “Critici e vampiri”, uno spassosissimo e incontenibile Claudio G. Fava, sulla sua esperienza professionale e umana di “clandestino in galleria” e, infine, gli impegnati Edoardo Bruno (Del gusto) e Gianni Canova (Cosa vediamo quando guardiamo un’immagine).
Canova è stato anche boxeur del match successivo, svoltosi tra Duel, la sua rivista, contro la più tradizionale Cineforum, impersonata e difesa da Bruno Fornara. Non è mancata, naturalmente, la riflessione sul cinema online: arbitro Alberto Barbera, boxeur Mario Sesti di Kataweb, Cristiana Paternò di Tam Tam e Federico Chiacchiari di Sentieri Selvaggi.
La manifestazione si è degnamente conclusa con l’assegnazione del Premio Adelio Ferrero, riservato a pesi leggeri (giovani studenti), e con la proiezione dell’ultimo lavoro (Addio del passato) di un peso massimo come Marco belloccio, presente in sala e, come sempre, aperto all’incontro e al dialogo con critica e pubblico.
Infine, per festeggiare una vita da boxeur, Callisto Cosulich è stato chiamato a spegnere le candeline della torta di compleanno: dolce e spumante per tutti!
Insomma, ad Alessandria non è mancato davvero nulla: i critici, chiamati ad una spettacolarizzazione del proprio ruolo, non si sono tirati indietro, ma non hanno perso, nel ragionare attorno a quello strano oggetto che è la critica, l’intelligenza e l’ironia che li contraddistingue (Speriamo!).
di Mariella Cruciani