“Questa sera è l’ultima”. Intervista a Robert Altman
Robert Atlman, uno dei maggiori cineasti americani della seconda metà del Novecento, è recentemente scomparso. CineCriticaWeb lo ricorda con un’intervista effettuata a Berlino sul suo ultimo film: Radio America
In Radio America si direbbe che l’imperativo «The Show Must Go On» si sia ribaltato nel suo opposto. Una delle principali trasmissioni statunitensi non solo è a rischio di interruzione, ma la detective-story che ne deriva (la detective-story sui generis, intendiamo) porta a soluzioni impreviste, addirittura irrazionali o perfino metafisiche, fra colpi di scena e angeli discesi dal cie-lo…
ALTMAN – L’idea che il pluriennale show di Garrison Keillor, A Prairie Home Companion, che nel film è condotto “in diretta” da Garrison Keillor in persona, sia arrivato alla sua ultima puntata, e che insomma un intero coro d’attori e cantanti, vecchie e nuove glorie, si guardino in faccia per dirsi «Questa se-ra è l’ultima», mi sembrava essere – cinematograficamente parlando – un ottimo punto di partenza. Vi è sì un detective, chiamato Guy Noir, in omaggio ai vecchi tempi del cinema, gente del tipo Cary Grant e simili, ha presente? Guy Noir è interpretato da Kevin Kline, pare uscito dagli Anni Quaranta, dicevo, e ha un modo classico, a volte esilarante, di ficcare il naso per investigare. E lo spettatore si chiede: «È un personaggio dello show anche lui o è lì per capire super partes perché lo show non deve continuare?» Vi sono poi gli arti-sti on the air, che reprimono l’emozione di chi non sa perché il palcoscenico dovrà calare, e che continuano come se nulla fosse… almeno ci provano, a vivere come se nulla fosse, il che non è certo cosa faci-le.
I numeri “in scena” sono straordinari, quasi un film nel film.
ALTMAN – Proprio così. I loro nomi sono curiosi e divertenti, e vanno dal duetto Yolanda e Rhonda Johnson [le meravigliose Meryl Streep e Lily Tomlin, ndr] al duetto Dusty & Lefty [Woody Harrelson e il sorprendente John C. Reilly, ndr]. C’è poi uno strano exploit come l’esibizione della figlia di Yolanda, Lo-la, che è interpretata da Lindsay Lohan, e quasi anticipa il tema della morte nella sua canzone. Tutto deve finire, sì, ma la vita sembra, o forse è meglio dire che sembrerebbe proseguire, anche se la Morte – come avrà visto in Radio America – ha fatto ormai capolino nel teatro dove lo show va in diretta. La Morte non è altro che una donna bionda, misteriosa, che pare uscita da un romanzo di Chandler, col volto angelico di Virginia [Madsen, ndr], che probabilmente – perché no? – è davvero un angelo. La filosofia pragmatica di G. K., il conduttore Garrison Keillor, cioè «Every show’s your last show, that’s my philosophy», assume a quel punto sfumature sinistre… Ma immagino che lei voglia sapere dov’è la metafora, non è così?
Lo confesso, sì.
ALTMAN – Si è detto che Radio America abbia rappresentato una danza di morte, o che abbia addirittura accennato al declino della civiltà americana, dietro all’idea che lo show – o meglio, lo show-business – debba terminare. Benissimo, sono tutte cose che la critica può intelligentemente sostenere. La-sciate però che gli autori rimangano un passo indietro. Io resto ad ascoltare Red River Valley e In the Sweet By and By, prima che il sipario venga fatto calare. Il regista deve restare fra gli attori, come un falco nella notte, nel bar in cui tutti si ritrovano nel finale, è che ho apertamente ripreso dal Edward Hopper. Si resta là, ad attendere che entri la donna biancovestita e che ci guardi negli occhi. Prima o poi ci guarderà negli occhi uno a uno, lo sapeva?
di Gabriele Barrera