La scomparsa di Tonino Guerra

La lunga parabola artistica e culturale di Tonino Guerra si è conclusa all’età di novantadue anni. Il suo spirito immaginifico, il suo attaccamento alla lingua (dialettale) e la sua visione poetica sono elementi che hanno attraversato tutto il secondo Novecento, a cominicare dal 1946 quando pubblicò la sua prima raccolta di poesie.
Dalla fine degli anni ottanta, Guerra aveva lasciato Roma ed era andato a vivere a Pennabili (nella provincia di Pesaro) ma aveva continuato a svolgere, con la consueta profondità, quella che era stata una delle sue attività principali: la scrittura di sceneggiature per il cinema.
Il suo legame con la settima arte inziò con Uomini e lupi (1956) di Giuseppe de Santis, opera che in fase di scrittura lo vide al fianco di Elio Petri, Tullio Pinelli, Ugo Pirro, Gianni Puccini e Ivo Perilli. Per quel che riguarda il primo periodo della carriera possiamo anche ricordare Un ettaro di cielo di Aglauco Casadio (1959), scritto con Ennio Flaiano e ancora Elio Petri.

Ma è nel 1960 che Tonino Guerra incontrò il genio registico e visuale di Michelangelo Antonioni con il quale stabilì un sodalizio artistico che riuscì a far scaturire alcuni dei film più significativi del cinema italiano (ma anche internazionale) degli anni sessanta: L’ Avventura (1960), La notte (1961), L’eclisse (1962), Il deserto rosso (1964), Blow-Up (1966), fino a Zabriskie Point (1970). Dunque, appare indubitabile l’importante apporto che Guerra fu in grado di fornire alla formazione di un periodo espressivo antonioniano che ricade sotto la denominazione “tetralogia dell’incomunicabilità” (o dei sentimenti). Le atmosfere rarefatte, i dialoghi stranianti e algidi, la riflessione sulla sostanza dei rapporti umani, il rapporto tra personaggio e spazio visibile, divennero così in quegli anni fattori di un tessuto poetico che Guerra ebbe modo di sviluppare insieme ad Antonioni producendo lungometraggi che sono rimasti nella storia della nostra cinematografia.

A parte la figura di Michelangelo Antonioni, Guerra è legato anche a quella di Federico Fellini (Amarcord, 1970), Franesco Rosi (Uomini contro, 1970 – Il caso Mattei, 1972), Elio Petri ( La decima vittima, 1965), Vittorio De Sica (Matrimonio all’italiana, 1964), Paolo e Vittorio Taviani (La notte di San Lorenzo, 1982 – Kaos, 1984). Questi ultimi sono solo alcuni esempi relativi alle molteplici collaborazioni portate avanti da Guerra, le quali hanno fruttato nel corso della sua carriera circa un centinaio di sceneggiature per il cinema.

Per quel che concerne le correlazioni professionali con registi non italiani, dobbiamo doverosamente segnalare due significativi nomi: il russo Andreij Tarkovskj e il greco Theo Angelopoulos.
Basta citare opere come Nostalghia (regia di Tarkovskj, 1983) e Paesaggio nella nebbia (regia di Angelopoulos, 1988) per comprendere come la figura di Tonino Guerra sia stata anche in una fase inoltrata della sua progressione di autore legata a una concezione di cinema basata essenzialmente sulla connessione stretta tra atto creativo e sincerità espressiva. Il tutto espresso all’interno di una struttura creativa nella quale i concetti di stile e poesia sono sempre stati presenti con forza.

Da notare che le ultime sceneggiature accreditate a Tonino Guerra sono quelle di La polvere del tempo di Theo angelopoulos (2008) e di Stanno tutti bene (2009), film che Guerra aveva scritto nel 1990, insieme a Giuseppe Tornatore e a Massimo De Rita, e che è servita da riferimento narrativo per il remake americano, del 2009 appunto, interpretato da Robert De Niro e diretto da Kirk Jones.


di Redazione
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