La kryptonite nella borsa. Incontro con Ivan Cotroneo e gli interpreti

Ivan Cotroneo, nato a Napoli nel 1968, è il traduttore per l’Italia delle opere di Michael Cunningham e Hanif Kureishi. Scrive per il cinema, la televisione e la radio. Con Bompiani ha già pubblicato Il piccolo libro della rabbia e i romanzi Il re del mondo e Cronaca di una disamore. Nel 2010 è uscito Un bacio. Già sceneggiatore di Mine vaganti di Ozpetek e di Io sono l’amore di Guadagnino, Cotroneo debutta alla regia sul grande schermo con il film La kryptonite nella borsa, racconto di formazione, tratto dal suo omonimo romanzo, presentato in concorso al Festival del Film di Roma.
CineCriticaWeb l’ha incontrato,  insieme al cast del film.

La “lezione” del film sembra un invito ad assumersi le responsabilità, ma sorridendo. É così?

Volevo che il film fosse un racconto di formazione, non solo per il bambino, ma per tutti  i personaggi che, alla fine, imparano a fare i conti con i propri desideri e con la realtà. Io vengo da una famiglia numerosa e la mia famiglia mi ha insegnato questo: non si è mai soli, nel bene e nel male. Il senso profondo del film, per me, è questo!

Quanto i personaggi del libro e del film sono vicini al tuo vissuto?

I personaggi in sé no, ma il mondo generale sì, è vicino alla mia esperienza. Quando io ero piccolo, i miei lavoravano ed io uscivo con degli zii che mi facevano vivere avventure un po’ border-line per un bambino di cinque anni. Nel film, non ci sono proprio gli zii reali ma c’è, comunque, la scoperta di un mondo diverso da quello della famiglia.

Poi, c’è il personaggio-chiave: Superman.

Si, è il personaggio che dà anche il titolo al film. Superman è l’accesso al mondo fantastico di Peppino. Volevo che il suo fosse un Superman “napoletano”, un eroe che arriva se non ha altri impegni… Superman è la chiave per capire il mondo del bambino ed è,a sua volta, un personaggio-chiave : ci fa capire quanto sia importante accettarsi per quel che si è.

E’ molto bella la sequenza del volo su Napoli…

Non voglio raccontare tecnicamente come è stato fatto ma con Luca Bigazzi abbiamo parlato molto di come realizzarlo: non volevo effetti speciali perché desideravo che persino quel volo fosse a misura di Peppino, il piccolo protagonista del film.

Come hai scelto le musiche?

All’inizio ho fatto un cd per i produttori, per far capire  quali musiche avrei voluto che ci fossero, poi sono rimaste quelle. E’ accaduto lo stesso con il bambino scelto per il ruolo di protagonista: ne ho incontrati tanti ma avevo già deciso che sarebbe stato lui (Luigi Catani).

E per voi produttori, come è stato lavorare con Ivan?

Francesca Cima: quando abbiamo acquistato i diritti del libro, Ivan ci ha chiesto di decidere insieme il regista del film. Per mesi abbiamo parlato, ci siam detti cose e, pian piano, abbiamo capito che non stavamo più parlando con lo scrittore ma con una persona pronta a fare il regista. Noi di Indigo Film diamo molto alle opere prime ma riceviamo anche molto, sia in termini di energia che di speranza per il futuro. Le opere prime, per noi,sono film come altri e l’impianto produttivo è altrettanto solido perché pensiamo che un esordiente debba avere a disposizione tutto il necessario!

Per gli attori è stato divertente interpretare personaggi così?

Luca Zingaretti: Rischiare è un dovere per un attore! Non sempre è possibile farlo perché, a volte, devi difenderti perché il testo è inadeguato o il regista non sa bene dove andare. Quando la sceneggiatura è vera, i dialoghi sono divertenti e c’è un regista con le idee molto chiare, come in questo caso, un attore deve sicuramente gettarsi, altrimenti è un cretino.

Cristiana Capotondi: Si, è un dovere rischiare, ma è anche una fortuna! Ognuno di noi respirava sul set la passione degli altri, si è creato un gruppo che ha permesso a tutti di dare il meglio di sé.

Fabrizio Gifuni: per quello che mi riguarda, interpretare il ruolo di questo psicoanalista, “sfregiare” un pò la psichiatria, è servito a bilanciare il ruolo di Basaglia che ho interpretato in un film per la televisione…

Libero De Rienzo: Credo che la molla più forte sia stata l’esempio: Ivan si alza alle 4,30, senza sveglia, per lavorare… Anche i vari artigiani del film facevano cose a meraviglia, la produzione ci sosteneva: il film meritava il nostro impegno ed è stato un piacere farlo!

E con i costumi del film, come vi siete trovati?

Valeria Golino: riuscire a rendere gli anni Settanta senza cadere nella macchietta non è semplice ma penso che ci siamo riusciti. Per quanto mi riguarda, i costumi mi hanno aiutato molto a definire il personaggio di Rosaria.

Luca Zingaretti: si, è stato così anche per me. Mi hanno molto aiutato per il personaggio del film ma non so quanto aiuteranno i miei personaggi futuri…

Libero De Rienzo: La cosa che temo di più, in generale, è l’omologazione: l’uguale per l’uguale. Con questi costumi, invece, hai l’idea che ogni personaggio abbia il suo colore, il suo stile, il suo look, la sua libertà: è stato bello vivere questo!

Fabrizio Gifuni: da questo punto di vista, io ho rischiato meno perché il mio personaggio, nel suo studio medico, indossa il camice. Comunque, in generale sono d’accordo con De Rienzo: anche per me la cosa peggiore è l’ in-differenza, la non differenza tra i personaggi e, nella vita, tra le persone.


di Mariella Cruciani
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