Filmmaker 2016 – Milano (dal 25/11/2016)
La manifestazione milanese nell’edizione 2016 intreccia la realtà del cinema documentario tra un passato recente e un presente già futuro.

Ricerca e sperimentazione, contrappunti musicali e vecchie bobine, guerre vicine e lontane, storie personalissime e universali: molteplici e variegati gli ingredienti del ricchissimo programma di Filmmaker International Film Festival, la manifestazione milanese che nell’edizione 2016, intreccia la realtà del cinema documentario tra un passato recente e un presente già futuro.
Da oltre 40 anni, scopritore di talenti, divenuti poi autentici classici, da Frederick Wiseman a Rithy Panh a Errol Morris, il festival presenta quest’anno 94 titoli, tra anteprime assolute e italiane, suddivisi in nove sezioni, tra cui il Concorso Internazionale, le sezioni Prospettive, concorso dedicato ai giovani filmaker italiani, Fuori concorso, l’Omaggio a Ulrich Seidl, straordinario artista, unico nel ‘fissare’ i corpi sugli sfondi, di cui sarà presentata l’opera completa e il suo ultimo Safari, film sulle vacanze africane della classe media austriaca e tedesca, e dei non sopiti istinti coloniali; Natura selvaggia, sezione novità di questa edizione, dedicata alla tendenza dei cineasti, sempre più di moda, di scegliere insolite vie di fuga per ambientare i loro film; Filmaker moderni (trai titoli, l’ultimo film di Fabiana Sargentini, Il gioco delle parti, che porta sullo schermo ventuno figure nude, dettagli di schiene, seni, mani, sessi, su un fondo bianco, separati dai volti e confusi tra loro, per raccontare ciascuno la propria relazione con il corpo); Fuori Formato, sezione di nicchia del festival, che quest’anno sfoggia quattro programmi che offrono una piccola veduta sul lavoro di preservazione dell’Austrian Film Museum di Vienna, tra le maggiori e più attive filmoteche internazionali, custode del cinema d’avanguardia di tutto il mondo: il primo For Kurt: Insaide Outside Vienna, dedicato al cineasta sperimentale austriaco Kurt Kren, pioniere del cinema strutturale, di cui si propone la selezione di sei opere; il secondo Histories, mostra come tutte le immagini e le parole restano in un limbo pronte ad essere utilizzate un’altra volta, come dimostrano Ein drittes Reich di Alfred Kaiser che riassembla materiali sulla propaganda nazista e American Dreams di James Benning che costruisce con tempi dilatati una meditazione sul Sogno Americano degli anni 50, come un incubo di ottimismo; il terzo Wienfilm 1896-1976 propone l’omonimo film di Ernst Schimidt, sulle vedute più significative della città di Vienna; il quarto From the notebook of… dedicato a Robert Beavers, figura chiave dell’underground americano che sarà ospite del festival per presentare il film dove la sperimentazione formale e la riflessione su una mente sperimentale, come quella di Leonardo da Vinci, si fondono in un vero capolavoro in cui passato e presente non corrispondono.
Lo storico appuntamento milanese con il documentario d’autore, quest’anno alterna la raffinatezza dell’analogico del linguaggio estroso, poetico e onirico della regista francese Marie Losier (a cui sarà dedicata la retrospettiva completa delle sue opere, tra cui l’acclamato The Ballad of Genesis and Lady Jaye, e un workshop sul suo cinema); ai tagli diaristici privati (tra gli altri, Diario blu della milanese Titta Raccagni, e La natura delle cose, storia di amicizia tra la filmaker Laura Viezzoli e un filosofo settantenne affetto da Sla); alle incursioni nella politica e nel sociale (tra altri I Compagni Sconosciuti di Lorenzo Apolli sulle condizioni di vita dei militari italiani nei campi di lavoro nazisti); fino alla raffigurazione di panorami ‘selvaggi’ o naturalistici (tra gli altri, Atlante 1783 di Maria Giovanna Cicciari che confronta le tracce del terremoto che sconvolse Messina e la Calabria, con il paesaggio attuale).
I generi e i linguaggi si mescolano e il festival apre quest’anno ampi spazi ai Super8 rivisitati (nel cinquantesimo della pellicola Super8 in programma anche i titoli del progetto 14 Reels che ha consegnato 14 bobine ad altrettanti registi per impressionare la loro città), e agli archivi privati (Circus di Valentina Monti che ripercorre la storia della Famiglia Togni), recuperando anche il meglio dei materiali d’archivio istituzionali, rimontati in opere autonome e singolari, tra cui si ricorda il raffinato lavoro dei milanesi Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi che in A propos de nos voyages en Russie, per il loro film in preparazione, nel segno della continuità stilistica, hanno assemblato vecchie pellicole, fotografie delle era zarista, i testi di Cechov e tanto altro.
Il festival inaugura il programma con Nocturama di Bertrand Bonello, uno dei “casi” del cinema francese dell’ultima stagione, scritto prima che gli attentati del novembre 2015 insanguinassero Parigi, che immagina la capitale francese messa a ferro e fuoco da un mix di giovani delle banlieue e studenti, anche della media borghesia, di cui il film ne registra le azioni, attenendosi ai fatti. Film di chiusura 2016, e ‘autore scommessa per il futuro’, L’Amatore di Maria Mauti, storia di Piero Portaluppi, cineamatore e architetto milanese dimenticato e solo recentemente riscoperto grazie alle cento bobine ritrovate dal nipote, diario per immagini, accompagnato dalle parole di Antonio Scurati, per la voce di Giulia Lazzarini.
Tra i dodici titoli del Concorso Internazionale (senza distinzione di genere, formato e durata), tra gli altri: Upwelling di Pietro Pasquetti e Silvia Jop, che a partire dell’occupazione del teatro Pinelli di Messina, ci mostra, sullo sfondo di una città scomparsa e la punteggiatura musicale del gruppo Sacro Cuore, un’umanità eterogenea, fatta di figure ambigue, impossibilitata ad essere normale; Vendrei 13 di Nicolas Klotz ci porta, invece, direttamente negli studi di una delle più note trasmissioni radiofoniche francesi Very good trip condotta da Micheal Assayas, fratello del regista Olivier, all’indomani degli attacchi terroristici che hanno insanguinato Parigi nel 2015, alternando immagini in studio a quelle girate al 50 di Boulevard Voltaire, uno dei luoghi della strage; Le Concours di Claire Simon, già vincitore del Premio Miglior Documentario all’ultima Mostra di Venezia, che indaga sui criteri di selezione della più importante scuola di cinema francese, la Femis di Parigi; e il documentario sentimentale The Dreamed Ones di Ruth Beckermann, un film parlato in cui il vibrante carteggio d’amore tra i poeti Ingeborg Berckemann e Paul Celan, si specchia nel rapporto tra l’attore e una attrice che leggono e si confrontano con il testo. Singolare e semiserio, invece, Waterfall della regista lettone Laila Pakalnina che riprende, divertita, dinanzi alle cascate più grandi d’Europa, le immagini di un’umanità ossessionata alla ricerca del selfie perfetto; Ta’ang di Wang Bing sulla diaspora della popolazione ta’ang perseguitata dalle milizie birmane e spinta a trovare riparo in Cina; l’esperienza sonora e visiva offerta da Havarie di Philip Scheffner, breve filmato di 4 minuti, girato da un passeggero della nave da crociera imbattutasi in un gommone carico di migranti in avaria, al largo delle coste spagnole, che il regista ha esteso fino a 90 minuti, durante i quali, fuori campo, è orchestrato un miscuglio di intercettazioni suoni voci grida e invocazioni.
Tra i titoli Fuori Concorso si ricordano Our War, di Benedetta Argentieri, Bruno Chiaravalloti e Claudio Jampaglia che, intrecciando immagini sul teatro di guerra, a quelle del quotidiano nei loro paesi d’origine, documenta, per la prima volta, la scelte dei foreign fighter al contrario, che hanno deciso di arruolarsi come Volontari nelle Unità di Protezioni Popolari, in Rojava, la regione controllata dai curdi nel nord della Siria, ma in realtà sembrano non sapere veramente per chi combattano; ma anche l’opera più recente di Bonello, Sarah Wincester Opera Fantome, film su commissione dell’Opera di Parigi perfettamente coerente con ‘la danza degli spettri’, cifra stilistica dell’autore, sull’opera, destinata a non andare in scena, incentrata su Sarah Wincester, giovane americana che aveva sposato l’erede dell’industria di armi, impazzita dopo la morte improvvisa dell’unica figlia.
Ancora nel Fuori concorso l’ultimo lavoro di regia di Valeria Bruni Tedeschi, Une jeune fille de 90 ans (diretto insieme a Yann Coridian), “storia d’amore” tra la novantenne Blanche Moreaun e il coreografo di fama internazionale Thierry Thieû Niang; il film del milanese Bruno Bigoni, che con Chi mi ha incontrato, non mi ha visto, rilegge l’artista francese Arthur Rimboud; e Ombre dal fondo, intenso documento di videogiornalismo di Paola Piacenza, che ha intervistato il grande reporter Domenico Quirino della Stampa, rapito in Siria nel 2013 che per la prima volta condivide la sua esperienza sul campo; e The Fathers Chair di Alex Lora e Antonio Tibaldi, storia di due fratelli ebrei ortodossi di Brooklyn, avanti con gli anni, che hanno passato tutta la vita ad accumulare cose, in crisi quando l’inquilino del piano di sopra minaccia di non pagare più l’affitto se non sgomberano l’abitazione.
La valenza pedagogica del festival si conferma con la trentennale collaborazione con la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano che presenta, inserito nel Concorso Prospettive, Parco Lambro, film d’esordio diretto da tre allievi della scuola, insolita variazione sul genere del documentario naturalistico, e ospita la Masterclass di Laila Pakalnina; ad essa si affianca la collaborazione con l’Accademia Silvio D’Amico che presenta Esercizi Elementari, diretto da Giuseppe Piccioni, un racconto che si concentra sul lavoro che sta dietro il mestiere dell’attore, tutto giocato sullo scarto minimo tra l’errore e la soluzione. Si rinnova anche la collaborazione con la Cineteca Nazionale con il film Uomini e Cose girato nel 1968 che indaga sull’opera di Enrico Baj, uomo libero che sfida il formalismo ufficiale dalle memorie e dai canoni, diretto da Raffaele Andreassi, che ha legato il suo nome ad un corpus vastissimo di documentari sull’arte e gli artisti del secolo scorso, dalla scoperta di Antonio Ligabue ai tre film su De Chirico, Primo Conti, Cesetti, Omiccioli.
La collaborazione con il Milano Film Network di cui Filmmaker è socio fondatore insieme ad altri sette festival milanesi, si apre quest’anno con la seconda edizione di Milano Industry Days, con il sostegno della Lombardia Film Commission , Comune di Milano, Fondazione Cariplo e SIAE. (3 e 4 dicembre), che presenterà i nuovi progetti di 20 film in sviluppo, finalisti del workshop In progress, e la copia lavoro dei film finalisti di Atelier, il fondo di MFN a sostegno della post produzione italiana.
Dopo una prima edizione pilota di grande successo nel 2015 (oltre 100 professionisti accreditati da tutta Italia e la giuria de L’Atelier presieduta da Alberto Barbera), il Milano Film Network rinnova la sua “due giorni” di pitching e networking professionali per il mondo del cinema e dell’audiovisivo italiano.
Freschi di selezione ecco i film finalisti di Atelier: Buon inverno, di Giovanni Totaro; La controfigura, di Rä di Martino; Ibi, di Andrea Segre; Il monte delle formiche, di Riccardo Palladino; Il movimento della pietà, di Bruno Oliviero; Via della Felicità, di Martina di Tommaso.
Filmmaker InternationalFilm Festival
Milano, Spazio Oberdan, Cinema Arcobaleno Center
25 novembre/4 dicembre 2016
www.filmmakerfest.com
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In foto: Nocturama – regia di Bertrand Bonello (2016).
di Patrizia Rappazzo