Dibattito: critica e cinema italiano – Un articolo di Paolo Modugno

C’è sempre qualcosa di antico e poco di nuovo… Da che è nato il mondo dello spettacolo, c’è diffidenza, quando non polemica, tra chi fa lo spettacolo e chi lo recensisce.
Il “teatrante” o il “cinematografaro” da sempre si sente vittima della critica, almeno fino al momento in cui della critica non ha più bisogno, perché è arrivato, e quindi il critico lo osanna. In questi giorni è uscito a Roma, in due cinema, il mio film Territori d’ombra, che affronta con gli strumenti dello spettacolo il tema della pedofilia: un film scomodo, “maudit”, dalla realizzazione al casting, alla produzione, alla distribuzione. Ma un film niente affatto ignorato dalla stampa fino alla sua uscita grazie alle polemiche e alle difficoltà di produrlo e poi di venderlo. Un film non ignorato dalle istituzioni, che ci hanno dato il massimo aiuto nel lavoro di ricerca e che poi ci hanno “benedetto” (in opposizione al “maudit”) con il Fondo di Garanzia, poi con il patrocinio della Presidenza del Consiglio e del Ministero per la Solidarietà Sociale.
Però le foto dell’anteprima con Giuliano Amato e vari Ministri sono finite nelle pagine locali, e il pubblico, del film, finalmente nelle sale, non ne ha saputo più niente .Non c’è stata, oggi, a una settimana di distanza, una critica. Qualche maligno potrebbe sostenere che è un atto di benevolenza, perché non è piaciuto. Ma, come diceva qualcuno, parlate anche male di me, basta che parliate… E poi, che male c’è a parlare male di un film? E’ un diritto e un dovere del critico, nessuno si suicida più per questo… Il risultato (forse, ma non so quanto…) è che il pubblico non va al cinema, forse perché non sa che il film esiste e di che cosa si tratta.

Il solito maligno potrebbe sostenere che non ci va proprio perché sa di cosa si tratta e non vuole affrontare una tragedia come quella della pedofilia, si nasconde per non affrontare il cattolicissimo concetto di peccato, o il quotidiano concetto di violenza. O, forse, la gente non va al cinema perché il film è brutto. Sempre il solito maligno. Ma tutti quelli che lo hanno visto nelle proiezioni per scuole, o per scuole e genitori, o per specialisti, dicono tutto il contrario, che si tratta di un bel film, violento, un “pugno nello stomaco”, ma capace di trattare con garbo e delicatezza un argomento scabroso come la violenza sui bambini. Ma perché queste valutazioni debbo farle io? Quello che volevo dire, ho avuto il privilegio di dirlo in un film, con l’aiuto finanziario dello Stato… E mi sarebbe piaciuto sapere il parere dei tanto temuti addetti ai lavori, i critici. I quali, purtroppo, non si sono accorti che nelle sale, oltre a Moretti e a Muccino, era uscito anche un altro film italiano. Che in pochi, anche grazie a loro, potranno vedere. Per fortuna?

Paolo Modugno


di Redazione
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