Comunicato stampa SNCCI sul Centro Sperimentale di Cinematografia

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (Sncci) pur condividendo la necessità di rivedere, ove necessario anche drasticamente, i criteri di gestione del CSC, certamente criticabili (sistema delle nomine ai vertici dell’organismo, squilibrio tra costi fissi e costi per le attività istituzionali), contesta i modi unicamente verticistici e troppo frettolosi, dell’intervento. Le decisioni governative, in una preoccupante linea di continuità con le scelte politiche del precedente governo, continuano a cadere dall’alto, soprattutto quando si tratta di questioni culturali,  senza un minimo confronto preliminare con le diverse categorie cinematografiche più direttamente interessate, che potrebbero portare un contributo costruttivo e qualificante.

Quanto al merito del provvedimento, ancora una volta, anziché puntare a una politica di rilancio delle istituzioni pubbliche operanti nel campo della cultura, si continua a pensare solo ai tagli dei costi pur necessari, trascurando però l’obiettivo di accrescere e migliorare le attività propriamente culturali e la loro fondamentale incidenza sociale.

Nel momento in cui si decide di mettere mano a una trasformazione del CSC, non si fa minimo cenno ai criteri indispensabili ad assicurare l’eccellenza dell’insegnamento e l’adeguamento degli strumenti didattici, e anzi restano del tutto ignoti i criteri di scelta delle persone che saranno chiamate a gestire il nuovo organismo, e che dovrebbero garantire, diversamente da quanto è accaduto in passato, assieme a una comprovata qualificazione culturale, autonomia, esperienza, professionalità.

Si conferma così la mancanza di una visione globale e unitaria della politica cinematografica, intesa anche come momento essenziale della più generale politica culturale del paese. E’ invece solo in quest’ottica lungimirante che si possono affrontare i problemi irrisolte delle istituzioni pubbliche, tra cui certamente il CSC, per la sua storia e per la rilevanza dei suoi compiti, merita una particolare attenzione.

Per tutti questi motivi il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (Sncci) chiede al Ministero per i Beni e le Attività Culturali un incontro urgente per discutere costruttivamente i problemi sul tappeto, nella convinzione che sia senz’altro possibile individuare ed assumere posizioni più valide e, insieme, condivise.

(Comunicato Stampa SNCCI)

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Editoriale pubblicato in merito alla riforma del Centro Sperimentale di Cinematografia da 100 Autori

Le Associazioni dell’Audiovisivo per il rilancio del Centro Sperimentale di Cinematografia


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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa degli iscritti alla CGIL del Centro Sperimentale di Cinematografia

La Spending Review colpisce il Centro Sperimentale di Cinematografia mettendo seriamente a rischio l’assetto di una istituzione culturale di fondamentale importanza per il nostro paese.
Il Decreto ministeriale n. 95 del 6 luglio 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e non ancora ratificato dal Parlamento prevede, fra l’altro, di separare la Cineteca Nazionale dal CSC e di incorporarla in una Srl: l’Istituto Luce Cinecittà. La Cineteca Nazionale custodisce un patrimonio di 150.000 pellicole, che sono la memoria storica del cinema italiano. La salvaguardia di questa materia fragile e importantissima è stata fino a oggi affidata alla professionalità, all’esperienza e alla passione di lavoratrici e lavoratori che ora si trovano di fronte al pericolo di essere assorbiti da una società a responsabilità limitata, un’azienda di natura privatistica che non offre nessuna garanzia di continuare a preservare un bene pubblico: un bene pubblico che sotto il profilo legislativo dei diritti d’uso è proprietà di terzi, pertanto soggetto a costi di gestione, ma non ha scopi di lucro, il che contrasta fortemente con gli interessi di una Srl. Le lavoratrici e i lavoratori della Cgil del CSC non vogliono solo difendere il valore di quanto è stato fatto finora, sono pronti a collaborare attivamente a qualsiasi progetto che porti a razionalizzare le spese e a migliorare attività e servizi. Sono però convinti che una Srl non sia il luogo idoneo a tutelare la memoria del nostro cinema e che procedere a uno scorporo doloroso e amministrativamente complesso non sia la premessa sensata per una efficace revisione delle spese.
Siamo convinti che il Centro Sperimentale di Cinematografia abbia svolto e debba continuare a svolgere il proprio fine istituzionale come ente autonomo e indivisibile.
Il CSC, con La Cineteca Nazionale, la Scuola Nazionale di Cinema, la casa editrice, la Biblioteca e tutta la sua struttura articolata e complessa, i laboratori, i cellari, la fototeca e la manifestoteca, ha le risorse umane e tecniche, la logistica e l’esperienza per fare da perno a una razionalizzazione e a un’unificazione degli archivi, diventando quindi un unico polo cinematografico, multimediale e audiovisivo.
Renderlo più forte, e non indebolirlo: è questa la prospettiva che può portare maggiore efficienza, risparmi gestionali, ottimizzazione delle risorse.
Se il Decreto 95 verrà ratificato, i grandi capolavori del cinema italiano saranno devoluti gratuitamente a una società con 15.000 euro di capitale sociale versato. Una soluzione che non ha uguali in Europa e che sta suscitando apprensione e sconcerto: rispetto agli investimenti e all’attenzione che Francia, Germania e Inghilterra riservano alle proprie cinematografie, la decisione di collocare la Cineteca Nazionale all’interno di una Srl colloca il nostro paese in una posizione di avvilente inferiorità.
Tutto questo si può ancora evitare. Tutto questo si deve evitare.

Chiediamo con forza che lo Stato si assuma la piena responsabiltà di tutelare la memoria e di costruire il futuro del nostro cinema

il comitato degli iscritti Cgil



di Redazione
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