CINEMA – Festa Internazionale di Roma – Incontro con Raul Ruiz

raul_ruiz

raul_ruizLa recta provincia , il suo ultimo film, è anche un ritorno al passato, all’infanzia, alle storie sentite da bambino, o no?

Si, si può dire così: è anche una ricapitolazione di molti film che ho fatto. E’ tempo di ricapitolare! Questo film è un gioco in cui mi sono permesso libertà narrative che, nel cinema tradizionale, non sono concesse. Mi sono rifatto a “Le mille e una notte”, ma anche alle scatole cinesi, per dar vita ad una sorta di gioco, a partire dalle storie che ho sentito da bambino: storie con il Diavolo, la Vergine, gli uomini-lupo. In questa mescolanza di elementi diversi, si ritrova una storia religiosa, ma piena di eresie.

Tutto il suo cinema è strettamente legato alla letteratura…

Mi interessa il rapporto tra cultura e cultura: sono attratto da tutto ciò in cui si mescolano tante cose. Per La recta provincia, ho utilizzato storie che vengono dall’Europa, ma anche dagli Indiani. Poi, non mi interessa solo la letteratura ma anche i racconti popolari: tutto ciò che è dietro la letteratura, un vero e proprio magma di tradizioni!

Quindi, il suo interesse va anche al folclore?

Il folclore, per me, è la parte latente della cultura: il folclore nasconde, conserva e fa venir fuori le cose, quando vuole.

Il film nasce da una serie televisiva…

Ho avuto la possibilità, con la Tv cilena, di occuparmi di racconti popolari. La struttura è sempre la stessa: il viaggio alla ricerca di qualcosa, durante il percorso si incontrano altre storie, una galassia di storie, poi, il ritorno. La metà delle storie sono state inventate da me: il film poteva durare due o dodici ore ma la struttura di base era quella di un film. Qui, ho tagliato le cose troppo cilene, quelle che, fuori dal Cile, non si capiscono, per esempio riferimenti ad una squadra di calcio cilena. E’ strano: trovo, ora, in Cile una libertà che ho perso in Europa!

Il nuovo corso del Cile la porterà a proporre altre cose legate al suo paese?

C’è un romanzo cileno che racconta l’evoluzione della nostra civiltà, il passaggio dall’aristocrazia al popolo che, da noi, ha richiesto cento anni. Vorrei fare un film su questo!


di Mariella Cruciani
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