Cinema 1936-1943: prima del neorealismo

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cinema-rivistaAl cinema mi ha portato soprattutto l’impegno di raccontare storie di uomini vivi: di uomini vivi nelle cose, non le cose per se stesse. Il cinema che mi interessa è un cinema antropomorfico. L’esperienza fatta mi ha soprattutto insegnato che il peso dell’essere umano, la sua presenza, è la sola “cosa” che veramente colmi il fotogramma (…). Il più umile gesto dell’uomo, il suo passo, le sue esitazioni e i suoi impulsi da soli danno poesia e vibrazione alle cose che li circondano e nelle quali si inquadrano”. Così scrive Luchino Visconti, in un intervento dedicato a “Il cinema antropomorfico”, apparso nel n. 173-174 del 25 settembre-25 ottobre 1943 di “Cinema” (1936-1943), una delle testate più significative della nostra cultura cinematografica.

Alla storica rivista è dedicata, dal 29/3 al 24/4 a Roma, nella splendida cornice del Tempio di Adriano, un’interessante mostra, ricca di fotografie, documenti e articoli degli anni d’oro del cinema italiano.
E’, così, possibile scoprire, o ri-scoprire, scritti come il progetto di Michelangelo Antonioni “Per un film sul fiume Po” (1939) o il soggetto di Cesare Zavattini e Antonio De Curtis (Totò) per “Totò il buono” (1940).
Sulle pagine della rivista scrivono, tra gli altri, Giuseppe De Santis, Rudolf Arnheim, Gianni Puccini, Carlo Lizzani, Massimo Mida, Domenico Purificato, Mario Alicata, Umberto Barbaro, Ugo Casiraghi, Giacomo Debenedetti, Ennio Flaiano, Leo Longanesi, Francesco Pasinetti, Antonio Pietrangeli, Glauco Viazzi.

La mostra ripercorre l’itinerario di “Cinema” all’interno del contesto storico e della politica cinematografica del regime: negli anni dal 1936 al 1943, la rivista conosce varie gestioni e deve fare i conti con l’emergenza, più o meno esplicita, della modernizzazione (l’attenzione per la tecnica, la radio, la televisione, ecc.).
Dal 1941 al 1943 “Cinema” ospita, invece, il dibattito su Verga e il cinema italiano, mentre “I bambini ci guardano” e “Quattro passi tra le nuvole” contribuiscono a mutare il panorama del cinema nazionale.
Il gruppo di “Cinema” partecipa, infine, alla realizzazione di Ossessione di Visconti, di cui De Santis e Pietrangeli sono assistenti registi e Alicata, Puccini e De Santis sceneggiatori.
Soltanto più tardi, come scrive Orio Caldiron, nell’introduzione al catalogo della Mostra, si scoprirà che “nelle pagine di “Cinema”, un gruppo di giovani di orientamenti diversi, non facilmente omologabili, avevano posto le premesse della rifondazione neorealista, suggerendo le linee programmatiche di un rinnovamento profondo, radicale dell’istituzione cinema”.


di Mariella Cruciani
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