Bernardo Bertolucci e il cinema del 68

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bertolucci_68Presentando “The dreamers” a Venezia, nel 2003, Bertolucci commentava: “La gente mi chiede se è un film sul ’68. E io rispondo: si, si svolge nel ’68 e c’è molto dello spirito di quell’epoca, ma non è un film sulle barricate o sugli scontri nelle strade. E’ un film che affronta quell’esperienza in generale. Io c’ero e so che è stata un’esperienza indimenticabile. Quei giovani nutrivano tantissime speranze ed era una cosa che non era mai successa prima e che non si ripeterà mai più. Il tentativo di buttarsi nel futuro e nella libertà che questo incarnava è stato meraviglioso. E’ stata l’ultima volta che si è verificata una tale esplosione di utopie e ideali”.
Di quegli anni Bertolucci è tornato a parlare durante un incontro svoltosi a Roma all’Auditorium, in occasione del Festival della Filosofia. Ecco, di seguito, alcune delle sue dichiarazioni più interessanti:

ETA’: Io non ero abbastanza vecchio per aver vissuto la Resistenza e non ero abbastanza giovane (avevo 27 anni) per vivere il ’68…
SESSO E ’68: Allora tutto era vissuto in maniera erotizzata: la radice di sesso è la stessa di sessanta!
CINECLUB: Dietro il Filmstudio c’erano Aprà, Ungari, Melani: anche loro amavano, come noi, Godard e la Nouvelle Vague. Erano luoghi in cui ci si riconosceva e si vedevano film impossibili da trovare nei circuiti tradizionali.
FILM CHE ANTICIPANO IL CINEMA DEL ’68: La rottura delle regole linguistiche e narrative comincia con “A’ bout de souffle” di Godard ma anche due film italiani come “La dolce vita” di Fellini e L’avventura di Antonioni sono decisivi.
GODARD: L’amore per Godard è tutt’uno con la nostra ossessione di allora per lo stile, per il linguaggio…
LA DOLCE VITA: Ho visto “La dolce vita” non ancora doppiato, recitato in italiano, in francese, ecc.. Questa Babele linguistica mi fece scoprire il suono diretto, l’immagine ripresa dalla macchina da presa.
L’AVVENTURA: Era un film moderno, futuro, ipnotico. C’era, poi, il ritorno al Sud…
PASOLINI: Avevo 20 anni quando Pasolini mi chiese di fare l’aiuto-regista per “Accattone”. Io risposi che era necessaria l’esperienza e lui, di rimando: “Neanche io ho mai fatto un film”. In effetti, aveva esperienza come sceneggiatore, ma non di altro tipo. Io, come assistente, vedevo un regista, che in più era un poeta, che inventava il cinema, il suo cinema tutti i giorni. Era come se fossi con Griffith,con Chaplin: assistevo all’invenzione del Cinema!
LA COMMARE SECCA (1962): Dopo Accattone, Pasolini avrebbe dovuto fare “La commare secca” ma si era innamorato di “Mamma Roma”. Nel frattempo, io e Citti scrivevamo la sceneggiatura, poi il produttore mi propose di girarlo. Quando Pier Paolo vide il film ridacchiò, poi chiese a Ninetto Davoli cosa ne pensasse. Lui rispose: “Ci sono troppe panoramiche”. Io lo odiai, poi, anni dopo, pensai: “Forse aveva ragione!”.
PRIMA DELLA RIVOLUZIONE (1964): Il film uscì a Parigi ed ebbe un grande successo, forse perché anticipava temi che sarebbero esplosi nel ’68. C’era, inoltre, un dialogo tra Fabrizio e l’amico in cui si parlava esplicitamente di cinema. Gianni diceva cose estreme, tipo: “Non si può vivere senza Rossellini” o “Una carrellata è questione di morale”.
CINEMA E TEATRO: Nel 1964, Elsa Morante mi portò a vedere il Living Theatre e capii, finalmente, il mio rapporto con il teatro. Capii che non avevo mai amato il teatro perché quando uno spettacolo mi piace non voglio essere seduto in platea ma voglio stare sul palcoscenico. Fino ad allora non mi era mai successo. Mi chiesi: il teatro può entrare nel cinema e viceversa?
AGONIA (1967): Era un episodio del film “Amore e rabbia”, per il quale chiesi al Living di venire a Roma. Il film era costituito da parabole del Vangelo: io svolgevo il tema dell’ignavia. Pensai agli ignavi della Divina Commedia e quelle immagini mi ricordarono Artaud e il teatro della crudeltà. Chiami il Living per tradurre la parabola del fico infruttuoso, che non dà frutti né si secca. L’uomo che nel film stava per morire ed era alle prese con i fantasmi del passato era proprio Julian Beck!
PARTNER (1968): L’esperienza con il Living si ripete l’anno dopo per Partner: anche lì centrale era l’idea della crudeltà. Inoltre, Partner parlava molto di teatro e di cinema…
IL ’68 A VENEZIA: L’Anac aveva deciso di contestare Venezia e Chiarini. Io, Pasolini e la Cavani, invece, ci riconoscevamo abbastanza in lui. Arriva Venezia e “Partner” viene proiettato tranquillamente. Il film di Pasolini era “Teorema”e, alla fine, Pier Paolo aveva deciso di boicottare il festival ma il suo produttore fece ugualmente proiettare il film. A quel punto, Pasolini chiese ai giornalisti e al pubblico di abbandonare la sala…
IL ’68 A LONDRA: Ugualmente, a Londra, due mesi dopo, Godard chiede al pubblico di uscire e chiedere i soldi indietro per inviarli ad un leader delle Pantere Nere arrestato. Poi, arriva il produttore e Godard gli dà una sberla incomprensibile. In seguito, lo stesso festival ha prestato dei cavi al Controfestival perché potessero proiettare il film. Era un periodo strano, c’erano contraddizioni. Forse piccoli aneddoti come questo restituiscono il clima di quel momento più delle teorie…
CAMBIARE MARCIA: Dopo Partner, ho realizzato “La strategia del ragno” (1970) e “Il conformista” (1970) cioè due film completamente diversi . E’ stato come mettere un’altra marcia!
RIVOLUZIONE CULTURALE: La rivoluzione culturale, come arrivava a noi, era qualcosa di estremamente attraente. Io, però, non riuscivo ad aderire alla loro passione per il Libretto rosso: non mi convinceva! Prima di girare una sequenza per “L’ultimo Imperatore”(1986) in cui le ragazze inventano un balletto, ad una cena, chiesi ai cinesi presenti: “Cosa ricordate della rivoluzione culturale?”. C’era gente che si mise perfino a piangere. Insomma, l’immagine che avevamo noi era molto adattata alle nostre esigenze.
THE DREAMERS (2003): Che dire? Anche lì è molto presente l’idea della liberazione sessuale…
COMUNISMO: Forse sono ancora comunista! Trovo spaventoso l’odio che c’è verso due parole come ideologia e comunismo. Oggi sembra di vivere in un minestrone in cui tutto ha lo stesso valore. Si è persa la capacità di giudicare il presente: gran parte degli italiani è vittima della sottocultura diffusa dalla TV e i cervelli sembrano depositati in un bagno di anestetico!


di Mariella Cruciani
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