50. Karlovy Vary Film Festival – I premi
Con la proclamazione dei vincitori, si è chiusa la cinquantesima edizione del KVIFF, Karlovy Vary International Film Festival che ha mantenuto anche in questa occasione un livello più che interessante.
Nella Sezione Ufficiale è stato premiato con il Crystal Globe l’americano Bob and the Trees (Roby e gli alberi, 2015); l’italiano Antonia ha ricevuto una delle due menzioni speciali, l’altra è stata assegnata al romeno The Magic Mountain (La montagna magica, 2015).
Per East to West, la sezione che più caratterizza il Festival per la presenza prevalente di opere prodotte negli ex paesi sovietici e nei Balcani, è stato scelto l’ungherese The Wednesday Child (Il bimbo del mercoledì, 2015) con una menzione speciale al romeno The World Is Mine (Il mondo è mio, 2015).
Bob and the Trees, opera prima di Diego Ongaro racconta con taglio documentaristico la vita di Bob Tarasuk, che interpreta se stesso nel film; vive in una zona boschiva dell’America profonda allevando bestiame e tagliando alberi che sorgono sulla sua proprietà. Il film nasce da un cortometraggio che il regista ha sempre dedicato a Bob. Antonia, anche questa opera prima, è diretto da Ferdinando Cito Filomarino con buone esperienze nei corti. Racconta della breve vita di Antonia Pozzi, riconosciuta come una delle più importanti poetesse del ventesimo secolo ma solo dopo la sua morte. The Magic Mountain, diretto dal talentuoso Anca Damian, e realizzato con una particolare tecnica di animazione, ci fa conoscere l’alpinista e fotografo Adam J. Winkler che ha combattuto in Afghanistan con i mujaheddin contro i sovietici nel 1980. Il tutto raccontato con collage di materiali d’epoca. The Wednesday Child, della regista ungherese Lili Horváth ha come protagonista Maja che a 9 anni è stato abbandonata dalla madre e messa in un orfanotrofio. Sono passati dieci anni e lei continua a tornare nell’istituto per fare visita al proprio figlio di quattro anni. E’ la storia quasi eroica di una ragazza che lotta per il potere avere affidato suo figlio. The World Is Mine dell’esordiente Nicolae Constantin Tănase tratta un tema difficile, quello delle adolescenti che vedono il loro futuro solo in funzione del denaro e del effimero successo; si occupa della vita di provincia ed lo sforzo di una sedicenne per rifiutare un destino che non ha scelto.
Per sintetizzare il successo del Festival e la sua crescente importanza, bastano queste poche cifre: presenti 547 filmmakers, film industry 1017, giornalisti 670, biglietti venduti in 7 giorni 135.105, 488 proiezioni di cui 199 introdotte dai registi e/o dagli interpreti. Dei 223 film presentati 35 erano in anteprima mondiale, 26 in prima presentazione ad un Festival internazionale e 12 erano anteprime europee. Oltre ai film, sono stati presentati 25 cortometraggi e 40 documentari. L’ironia di George A. Romero che con doti da grande affabulatore ha tenuto un Master di oltre due ore con giovanissimi entusiasti, Harvey Keitel che anche a microfoni spenti ha avuto belle parole per il film di Sorrentino e per il coprotagonista Michael Caine, Kim Ki-duc che si è fatto vedere poco in giro ma che ha creato emozione col suo nuovo film Stop, Richard Gere quale testimonial hollywoodiano preceduto nelle ultime edizioni da John Travolta e Mel Gibson.
Per capire lo spirito del KVIFF potrebbe essere utile andare sul loro canale su Youtube e vedere i corti in bianco e nero pieni di ironia di cui sono protagonisti attori quali Danny DeVito, Hellen Mirren, Jude Law, John Malkovich, Keitel e Gibson o registi che rispondono al nome di Milos Forman o Jiří Menzel. Ognuno di questi è divenuto Official Trailer di un’edizione del Festival, normalmente quella successiva di quella in cui erano stati premiati.
Una festa del cinema, ma non solo, con concerti dal vivo fino alle tre di notte animati da migliaia di giovani ospitati gratuitamente dal comune di Karlovy Vary in tendopoli a qualche chilometro dalla città, mostre d’arte, oltre 100 incontri con gente del cinema, la voglia di essere protagonisti di un evento, vivendolo e condividendolo con gli agli amici.
L’equipe capeggiata dal direttore artistico Karel Och, come sempre ben supportato da Eva Zaoralová che col suo lavoro ha fatto giungere il KVIFF agli attuali livelli, è già al lavoro per riuscire ad accaparrare qualche buona anteprima mondiale e per trovare sempre nuove nazioni di cui potere presentare opere interessanti.
Quest’anno è stata la volta del Kyrgyzstan, paese dalla splendida natura che fino ad ora ha prodotto una quindicina di titoli, con il bello e convincente Heavenly Nomadic diretto dal trentaduenne Mirlan Abdykalykov al suo debutto alla regia ma con un’esperienza di attore di oltre venti anni, soprattutto in film del regista Aktan Arym Kubat che gli ha affidato una sua sceneggiatura e, forse, lo ha anche aiutato nella realizzazione. Una famiglia di nomadi abitano nelle montagne del Kyrgyzstan e sono felici senza le comodità della civiltà moderna. C’è anche la nuora vedova con la figlioletta che vuole rimanere con loro, ma incontra un metereologo e, forse, l’amore. Il film ha avuto il premio FEDEORA, Federazione dei critici cinematografici d’Europa e del Mediterraneo, con la seguente motivazione: è un film nella grande tradizione di capolavori ecologici, raffigura una famiglia in un paese lontano che cerca di sopravvivere l’invasione della cosiddetta civiltà con umorismo, calore e voglia di non dimenticare le proprie tradizioni.
di Redazione