Padova – Il sogno del Cinema – 21/22-11-07

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova e con la Regione Veneto, organizza in questa città un Incontro dal titolo Il sogno del cinema. L’iniziativa, che avrà luogo al Palazzo del Bo (Aula Nievo) nei giorni 21 e 22 novembre, intende proseguire quelle analoghe, realizzate negli ultimi cinque anni, per analizzare e discutere i molteplici rapporti tra il cinema e la letteratura. Suddiviso in due parti, l’Incontro prevede, nella prima, le relazioni di Antonio Costa, Luciano De Giusti, Bruno Pischedda, Pierre Sorlin, Antonio Bigini, Raffaele De Berti, Franco Monteleone, Stefania Parigi. La seconda parte, intitolata Tra cinema e letteratura – Incontro con Francesco Rosi, sarà presieduta da Bruno Torri e introdotta da Cesare De Michelis e Giorgio Tinazzi. Lo stesso regista parteciperà alla successiva discussione.

IL CONVEGNO

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e L’Università degli Studi di Padova (Istituto di Italianistica e Istituto di Discipline Linguistiche Comunicative e dello Spettacolo), in collaborazione con la Regione del Veneto, hanno organizzato, in questa città, nei giorni 21 e 22 novembre, un Incontro dal titolo Il sogno del cinema.
L’iniziativa fa seguito a quelle analoghe che anno avuto luogo negli ultimi sei anni, con le quali sono stati analizzati da diversi punti di vista i molteplici rapporti intercorrenti tra il cinema e la letteratura. Questa volta si è voluto esaminare come il “sogno del cinema”, specialmente negli anni compresi tra il secondo dopoguerra e i primi anni Sessanta, contribuendo in misura determinante alla costruzione dell’immaginario collettivo (italiano, ma non solo) e ponendosi come mondo “altro” rispetto alla realtà, abbia influenzato e attratto anche la letteratura e lo stesso comportamento dei letterati, non pochi dei quali hanno lasciato il loro campo per passare a quello cinematografico (ad esempio, sceneggiatori come Sonego, Vincenzoni, De Concini) oppure sono stati contemporaneamente presenti in entrambi (ad esempio, Soldati, Zavattini, Pasolini). Ma ci sono stati anche scrittori, come lo stesso Zavattini o Moravia, che pur operando con continuità nel cinema – il primo come sceneggiatore, il secondo come critico cinematografico – hanno cercato di contrastare e demistificare questo sogno con testi letterari (basti ricordare Come si scrive un soggetto cinematografico e Il disprezzo) oppure con scritti teorici che mostravano, quelli e questi, il rovescio della medaglia, ovvero la valenza puramente illusoria e il potere corruttivo del denaro che il cinema comporta nella sua pratica più abituale. Di queste, e di altre, problematiche hanno trattato, direttamente o indirettamente, le otto relazioni previste nel programma dell’Incontro e tenute nell’ordine da: Bruno Pischedda (Narrare per immagini), Pierre Sorlin (Moravia e il cinema, passione e rabbia), Raffaele De Berti (La parola al lettore), Antonio Costa (La nebbiosa [1959-1960]. Ovvero: Pasolini e i ragazzi della via Gluck), Stefania Parigi (Zavattini: siamo tutti personaggi), Luciano De Giusti (Andrea Zanzotto e i fosfeni del cinema), Antonio Bigini (Prima della dolce vita: Pasolini in viaggio con Anita) e Franco Monteleone (L’albergo più amato di Fellini: Cinecittà).
L’ultima parte dei lavori convegnistici è consistita in un incontro con Francesco Rosi. Dapprima tre interventi, svolti in successione da Bruno Torri, Cesare De Michelis e Giorgio Tinazzi, hanno brevemente presentato il regista secondo una linea critico-interpretativa sostanzialmente convergente. Riassumendo in estrema sintesi queste presentazioni già di per se stesse sintetiche, si può dire che Rosi è stato raffigurato come un regista identificabile per il suo impegno civile, per aver raccolto e rielaborato in proprio la lezione, etica ed estetica, del Neorealismo, per aver saputo coniugare tradizione e innovazione, per il suo gusto dello spettacolo, per la sua capacità di attraversare generi diversi; e, unitamente a tutto questo, come un autore aperto alla ricerca e alla sperimentazione espressiva, alla costruzione di un proprio linguaggio e di un proprio stile: insomma un regista-autore che, specialmente nei suoi film più compiuti, ha saputo fondere vocazione creativa e sostanza discorsiva, bellezza formale e utilità sociale. Hanno poi fatto seguito numerose domande poste da studenti o dagli stessi presentatori alle quali Rosi ha risposto in modo circostanziato, esplicitando così la sua formazione culturale e il suo tirocinio professionale, la propria idea di cinema, la propria poetica, la propria concezione dell’artista e dell’intellettuale che hanno guidato la sua attività cinematografica; e confermando così implicitamente la coerenza e il rigore che hanno costantemente accompagnato e caratterizzato il suo operato nel cinema e, insieme, nella vita.

Mario Fortezza


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