Lecco Film Fest 2023: ridestare lo stupore
Una panoramica sull'edizione 2023 del Lecco Film Fest.
Ci sono festival di cinema e festival di cinema – soprattutto fra quelli estivi. Alcuni sono fiere delle vanità, ritrovi di glorie quasi tramontate, o scuse per chi vi partecipa per passare qualche giorno di vacanza in riva al mare. Il Lecco Film Fest, che ha appena concluso a sua quarta edizione dal 5 al 9 luglio nella cittadina lombarda, appartiene ad un’altra categoria: quella della manifestazione culturale di taglia medio-piccolo per durata e dimensioni, ma oversize per qualità degli ospiti e livello delle tematiche trattate, in un’ottica di approfondimento e nutrimento, anche spirituale. A questo proposito l’evento clou è stato la chiacchierata fra Don Davide Milani, deus ex machina (senza scomodare l’Altissimo) del Lecco Film Fest, e Marco Bellocchio che, a partire dalla visione nella piazza principale di Lecco di Rapito, ha messo a confronto credenti e non credenti, visioni del mondo laiche e religiose. Ad orchestrare il festival l’inarrestabile Angela D’Arrigo, fondatrice di meetCULTURA e curatrice della minikermesse fin dalla sua prima edizione.
Anche gli incontri con il pubblico fra gli ospiti e la cittadinanza, moderati dai critici della Rivista del Cinematografo Gianluca Arnone, Lorenzo Ciofani, Gian Luca Pisacane, Federico Pontiggia, Marina Sanna e Valerio Sammarco, con le conduzioni di Caterina Taricano e le introduzioni di Rosario Tonnolone, hanno sollevato questioni importanti: dall’emarginazione degli anziani in Umberto D. presentato da Carlo Verdone, che ha discusso della capacità del Neorealismo di raccontare un’Italia lontana dai telefoni bianchi, alla lotta alla criminalità con Giulio Scarpati, protagonista di Il giudice ragazzino; dalla salute mentale con Francesco Bruni e Fotinì Peluso, rispettivamente autore e interprete della serie Tutto chiede salvezza, al racconto mediatico della cronaca nera con il giornalista Stefano Nazzi, ideatore e autore del seguitissimo podcast Indagini.
E poiché il Lecco Film Fest è un festival sul cinema a tutto tondo, come arte e come industria, hanno raccontato il mestiere di attore Fausto Russo Alesi e Paola Minaccioni, Elena Lietti e i giovani Adriano Tardiolo, Matteo Oscar Giuggioli e Alioune Badiane, oltre alla già citata Peluso, accompagnati dai fuochi d’artificio comici di Lillo Petrolo. Da lato regia, oltre a Bellocchio e Bruni si sono avvicendati sul palco Jerzy Stuhr, anche attore per i maestri del cinema polacco (e di quello italiano), Andrea Magnani ed Emilia Mazzacurati, i francesi Elie Grappe e Stéhane Malterre.
Dal lato giornalistico, oltre a Nazzi hanno partecipato Daniele Bellasio e Marta Cagnola del gruppo IlSole24Ore; Francesca Fialdini, conduttrice di Rai3, e Stefania Battistini, inviata speciale del tg1; Massimo Bernardini di Rai3, Claudio Buja, e Francesca Milano, che dirige Chora News, la testata giornalistica di Chora Media. Piera Detassis, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano, nonché direttrice artistica dei David di Donatello, ha aperto le danze, Mario Sesti ha partecipato all’incontro “Il racconto del fare impresa” che ha visto fra gli ospiti l’AD di Medusa Giampaolo Letta, e la senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Mic, ha ribadito i suo impegno per il cinema su due line strategiche: la promozione del talento femminile e “l’educazione ad uno sguardo attento e critico” dei giovani.
Ma quello che ha reso il Lecco Film Festival speciale è stata l’atmosfera colloquiale e rilassata di tutti gli incontri e un’attenzione speciale al lato umano dell’industria cinematografica, alla capacità di “stare all’interno del mondo della cultura con spirito dialogico”, come ha detto Gianluca Arnone, “in ascolto delle istituzioni, degli addetti ai lavori, ma anche di chi è semplicemente appassionato di cinema”. Fra una risata con Verdone e una passeggiata “fra normalità e follia” con Marco Bellocchio (come ha sintetizzato Tonnolone nella sua splendida presentazione), il Lecco Film Festival ha tenuto fede alla promessa di “ridestare lo stupore” nel pubblico e persino negli addetti ai lavori, che sembrano non stupirsi più di niente, e invece sono pronti a cedere alla seduzione di una manifestazione che, oltre che di cinema, parla di ciò che possiamo ancora essere, insieme.
di Paola Casella