Dopo Venezia, cronaca di un incontro
Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ha organizzato, lunedì 23 settembre alla Casa del Cinema di Roma, il tradizionale incontro dedicato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, per discutere ed analizzare novità, tendenze e prospettive emerse. All’iniziativa, preceduta dalla proiezione del documentario Lino Miccichè, mio padre – Una visione del mondo di Francesco Miccichè, hanno partecipato il direttore artistico Alberto Barbera e la vincitrice della Coppa Volpi Elena Cotta, insieme ad autori, produttori, distributori, critici e giornalisti. Franco Montini, Presidente del Sncci, ha introdotto il tema, soffermandosi, tra l’altro, sul riconoscimento ottenuto da Sacro GRA di Gianfranco Rosi: si tratta – ha detto – di un segnale importante nei confronti di un genere, il documentario, che sembrava morto. Non è un caso, invece, che autori come Giovannesi, Marcello, Quatriglio o Segre nascano proprio come documentaristi. Ha citato, poi, un’intervista di Emma Dante su“La Stampa” in cui la regista sostiene che compito di un Festival è scoprire linguaggi nuovi e far crescere il livello culturale. A proposito dei premi, Barbera ha affermato che non devono, necessariamente, coincidere con i gusti di tutti e che sono solo indicazioni.
E’ intervenuta, quindi, Elena Cotta con una spiritosa dichiarazione: “Credo di essere l’attrice più sconosciuta che abbia vinto questo premio: lo trovo stupendo!”. Francesco Di Pace, delegato generale della Sic, ha lamentato la scarsa attenzione della stampa e ha evidenziato che è necessario ragionare su come dare visibilità a determinati film : l’esperienza di “Venezia a Roma” insegna che funziona l’evento e che, forse, bisogna muoversi in questa direzione. Paola Casella ha paragonato la Mostra ad un “serpente che cambia pelle”e ha dichiarato che, a suo avviso, questo cambiamento porterà risultati migliori più avanti. Barbera si è detto d’accordo su questo: il cinema sta mutando e un Festival deve registrarlo, cercando un equilibrio tra le varie componenti( il cinema spettacolare, il cinema d’autore, il cinema indipendente). Michele Anselmi ha spezzato una lancia a favore dei giornalisti spiegando che “oggi, i giornali devono fare grossi titoli e, con alcuni film, è difficile farli! Per questo, noi giornalisti, cerchiamo di mettere insieme cronaca e giudizio…”. Barbera ha precisato che non è un problema di quantità ma di qualità delle critiche e che i film più innovatori sono stati maltrattati dai media tradizionali mentre il web si è rivelato più recettivo. Piero Spila ha raccontato di aver seguito Venezia da Roma e di aver avuto l’impressione che il Festival stesse cercando una strada nuova: il problema è che gli addetti ai lavori non sembra siano stati all’altezza della sfida. Il regista Maurizio Sciarra ha preso la parola per interrogarsi su chi scrive di cinema, anche sui principali quotidiani, asserendo che si fanno ragionamenti che con il cinema c’entrano poco e che le categorie utilizzate sono quelle del “mi piace, non mi piace”, “ho pianto, non ho pianto”.
Laura Delli Colli ha replicato che ognuno dovrebbe tornare a fare il proprio mestiere: il critico la critica, il cronista la cronaca. Il discorso si è spostato, poi, sulle durate dei film : interrogato su questo da Francesco Crispino, Barbera ha risposto che è come se il cinema non riuscisse più a stare entro gli schemi soliti e che siamo, ormai, ben lontani dal cinema del secolo scorso. Federico Pontiggia ha domandato a Barbera quale sarà la prossima sfida, dopo i documentari: il direttore artistico non ha saputo rispondere perché “le sfide non si impostano a tavolino ma quando hai davanti i film”. Maurizio De Bonis, dopo aver riflettuto sull’importanza della piattaforma web, si è riallacciato all’intervento di Spila e ha confermato di trovare, anche lui, incomprensibile il fatto che ci si lamenti sempre dei film di ricerca che la Mostra presenta. Francesco Bruni ha parlato del divario esistente tra i film di Venezia e i film che la gente va a vedere in sala nonché del problema di educazione all’audiovisivo alla base di tutto ciò. Infine, ha notato la scarsità di commedie presenti nel programma veneziano e, su questo, ha sollecitato una risposta di Barbera e Di Pace. I due si sono trovati d’accordo: Barbera ha confessato che avrebbe fatto carte false per trovare commedie interessanti ma non è stato così mentre Di Pace ha concluso che è difficile trovare tra gli esordienti chi faccia una commedia, perché è, oggettivamente, più complicato e perché prevale, da parte dei giovani registi, il desiderio di debuttare come “autori”.
di Mariella Cruciani