Il Sud nel recente cinema italiano – Convegno Lecce
Organizzato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo e con il Gruppo pugliese dello stesso Sindacato, si è svolto a Lecce, lo scorso 20 aprile, un convegno intitolato Il Sud nel recente cinema italiano.
I lavori convegnistici sono stati introdotti da Bruno Torri, il quale, dopo aver ricordato la frequenza dei rapporti tra il Sud e il cinema italiano, ha messo in evidenza che nel passato erano stati soprattutto dei registi non meridionali a realizzare i migliori film sul Meridione, citandone alcuni particolarmente significativi: La terra trema e Il gattopardo di Visconti; Salvatore Giuliano di Francesco Rosi (l’unico meridionale); Divorzio all’italiana di Pietro Germi; Un uomo da bruciare di Valentino Orsini e Paolo e Vittorio Taviani; Bronte di Florestano Vancini.
Già in questi pochi titoli, ha proseguito Torri, è possibile individuare alcuni elementi che caratterizzano gli esiti migliori raggiunti dal cinema italiano quando si è avvicinato al Sud: a) le sollecitazioni che avevano spinto alcuni cineasti italiani a filmare il Meridione rispondono spesso a ragioni di ordine ideologico e morale; b) i risultati estetici e culturali, che nei film citati sono alti e in alcuni casi altissimi, si coniugano bene e anzi appaiono vivificati dall’impegno civile che connota la realizzazione dei film stessi; c) il valore critico-conoscitivo che accomuna queste opere, pur così diverse per scelte contenutistiche, soluzioni formali, appartenenza (o non appartenenza) di genere, è servito anche a far capire e persino a istituire la composita identità del nostro paese, e al contempo a denunciare la persistenza di questioni irrisolte. Nel cinema italiano più recente si possono riscontrare nuovi fenomeni che, almeno in parte, compensano la perdita di qualità artistica, e di tensione etica, manifestata dalla nostra cinematografia da ormai molti anni. E tra questi fenomeni il più rilevante è indubbiamente la nascita di strutture produttive locali (regionali), cui hanno dato vita, in forme diverse, alcuni registi meridionali motivati dalla volontà di rappresentare in modo veritiero la loro realtà immediata, quella parte del Sud in cui vivono, o di cui sono originari, e che non vogliono soltanto raccontare, ma anche contribuire a cambiare.
Concludendo, Torri ha affermato che il convegno si propone di analizzare, valutare, discutere queste nuove tendenze operative, non solo per metterne in luce l’originalità creativa e, per così dire, la specificità meridionalistica, ma anche per rapportarle con tutto l’altro cinema italiano che al Sud, alle sue condizioni esistenziali e sociali, ai suoi problemi vecchi e nuovi, alle sue possibilità di emancipazione, ancora presta attenzione.
Hanno quindi fatto seguito le relazioni di Vito Attolini, Anton Giulio Mancino, Oscar Iarussi, Alberto Castellano, Silvana Silvestri, Vincenzo Camerino, i quali hanno parlato dei diversi aspetti del tema, soffermandosi in particolare sulle diverse situazioni locali (il cinema in Sicilia, il cinema in Puglia, la cosiddetta “Scuola napoletana”, ecc.). Le relazioni verranno integralmente pubblicate sul prossimo numero di Cinecritica che uscirà in occasione della Mostra di Venezia. Il successivo dibattito, al quale hanno partecipato anche gli stessi relatori, ha approfondito i temi trattati e ne ha introdotto altri, tra cui le opportunità offerte dall’uso delle nuove tecnologie digitali per svolgere più economicamente e velocemente il lavoro di documentazione sul territorio e l’esigenza di un maggior numero di iniziative culturali per valorizzare meglio le culture locali, e quindi per meglio difenderle dagli omogeneizzanti (alienanti) processi di globalizzazione.
di Mario Fortezza