Il numero di settembre 2022 di CineCritica
I contenuti del numero di settembre della rivista cartacea CineCritica, diretta dalla presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani.
Nuovo numero di CineCritica, la rivista trimestrale del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, diretta da Cristiana Paternò e disponibile anche in abbonamento. Nell’editoriale, Paternò accenna alla necessità di «ricreare un senso di comunità e ricostruire un tessuto civile», dopo la pandemia di Covid-19 e ribadisce che la battaglia per la difesa delle sale cinematografiche, sempre più in difficoltà, non è ancora persa del tutto.
Il “Primo piano” su un autore è dedicato a Roberta Torre, che in una lunga intervista, a cura di Paola Casella e Cristiana Paternò, racconta la sua carriera all’insegna dell’eclettismo, sempre alla ricerca di nuovi stimoli creativi. Un percorso artistico che ha avuto una vera e propria svolta a Palermo, dove la regista di origini milanesi ha trovato, nella facilità dell’incontro con la gente, per le strade della città, quelle storie e quell’ironia che caratterizzano il suo cinema, sin dal suo primo lungometraggio di finzione, Tano da morire (1997). Sono sempre firmati da Paternò e Casella i due saggi che approfondiscono ulteriormente alcuni aspetti della poetica di Roberta Torre. Al centro del testo di Paternò ci sono i film che Torre ha ambientato in Sicilia, dalla Palermo dei due originali musical palermitani, il già citato Tano da morire e Sud Side Stori (2000), e del melò noir Angela (2002), alla Catania del film del 2010 I baci mai dati. Casella invece legge la filmografia di Roberta Torre attraverso il filtro di una serie di elementi fondamentali, tra cui colori, costumi e musica, dall’analisi sintetica dei quali si evince la capacità della regista di far convivere coerenza autoriale e sorprendenti variazioni stilistiche.
“Appuntamento al buio”, lo speciale sul noir italiano curato da Anton Giulio Mancino, continua, con due interventi: Franco Grattarola, si sofferma sui film degli anni del secondo dopoguerra, da Due lettere anonime di Mario Camerini (1945) a Un maledetto imbroglio di Pietro Germi (1959), mentre Oreste De Fornari affronta due film di Luigi Comencini, Persiane chiuse (1951) e La tratta delle bianche (1952), accomunati da uno sguardo sul mondo della prostituzione.
Per la rubrica “Il corpo dell’attore”, Gian Luca Pisacane racconta e intervista Barbara Ronchi, laurea in archeologia e tanto teatro prima di farsi apprezzare anche al cinema, in film intensi come Miele di Valeria Golino (2013), Fai bei sogni di Marco Bellocchio (2016) e Padrenostro di Claudio Noce (2020). Nella stessa rubrica, Anton Giulio Mancino si confronta con un altro interprete per il quale teatro e cinema sono indissolubili, Fausto Russo Alesi, che Marco Bellocchio ha scelto per Il traditore (2019) ed Esterno notte (2022).
È ancora Mancino l’autore, per “Cinema è storia”, di un breve excursus su come è stato rappresentato Aldo Moro al cinema e in tv. Per “Carta bianca alla SIC”, il selezionatore della Settimana Internazionale della Critica Enrico Azzano chiarisce quali sono state storicamente le difficoltà dell’animazione italiana a emergere con continuità, nonostante la presenza anche oggi di talenti come Alessandro Rak: «manca un progetto ad ampio respiro, manca la volontà politica. Probabilmente manca anche la capacità di programmare, di guardare oltre». “Il film che ha diviso la critica” è Esterno notte di Bellocchio: Marzia Gandolfi si esprime favorevolmente, mentre il parere di Piero Spila è negativo. Nel “Rewind” su Lietta Tornabuoni, Domenico Monetti ricorda la giornalista, di cui viene ripubblicato il bell’articolo del 1991 intitolato “Tognazzi l’italiano”.
Veniamo poi ai due articoli che prendono spunto dal seminario, tenutosi a giugno a Castiglione del Lago, “Politiche culturali e scenari economici per il futuro del cinema italiano”. Sono inclusi nella sezione “Il contesto” e provano a offrire soluzioni alla crisi delle sale cinematografiche. Gianluca Arnone sostiene la necessità di un approccio olistico, una nuova politica industriale. Gianni Canova aggiunge: «invece che tranches de gâteau – per dirla con Hitchcock – il cinema contemporaneo sembra irretito dalla volontà di cucinare quasi solo piccole tranches de vie, spesso rancide e indigeribili». In “Mondi paralleli”, Paolo Speranza riflette sulla «prevalenza assoluta, in termini numerici e di qualità autoriale, di registe e producer donna in un Paese che da anni assurge nel mondo a simbolo per antonomasia della discriminazione, sistematica e violenta, nei confronti delle donne», l’Afghanistan. Mentre il secondo saggio della rubrica, che ha come autore Roberto Baldassarre, verte sul cinema canadese, nei suoi rapporti con i vicini Stati Uniti, resi più complessi dalla «mancata costruzione di un solido cinema identitario», e comprende anche una cronistoria che ricostruisce le tappe più significative di un’evoluzione segnata dalla mancanza del divismo.
Tra le “Letture”, spicca l’intervista di Domenico Monetti ad Alberto Crespi, sul suo nuovo libro Short Cuts. Il cinema in 12 storie. Infine, a Pedro Armocida, curatore insieme a Giona A. Nazzaro della monografia Mario Martone. Il cinema e i film, è affidato il compito di presentarne i contenuti: «un’analisi sì puntuale, circostanziata, scientifica, del suo cinema […] ma anche un tentativo di immaginare le sue aperture ulteriori, i suoi interessi artistici».
di Redazione