Il grande cinema di Theo Anghelopulos – Convegno a Lecce

L'incontro svoltosi a Lecce ha al centro la figura del grande sceneggiatore, regista e produttore cinematografico greco.

Theo Angelopolous

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, in collaborazione con il “Festival del Cinema Europeo”, organizza a Lecce un Incontro dal titolo Il grande cinema di Theo Anghelopulos.

L’iniziativa, che avrà luogo giovedì 19 aprile nella Multisala Santalucia, ha lo scopo di focalizzare e discutere gli aspetti più significativi sotto il profilo artistico, culturale e ideologico del cinema del regista greco, i cui film saranno proiettati nel corso del suddetto Festival, che si svolgerà dal 17 al 22 aprile. I lavori convegnistici saranno introdotti dalle relazioni di tre critici cinematografici – Vito Attolini, Vincenzo Camerino, Umberto Rossi – e di Amedeo Pagani, produttore di tutti gli ultimi film di Anghelopulos. Alla discussione, coordinata da Bruno Torri, parteciperà lo stesso cineasta, che da oltre trent’anni occupa con la sua opera una posizione di primissimo piano nel panorama del cinema mondiale.

Il convegno

Organizzato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo, ha avuto luogo a Lecce, lo scorso 19 aprile, un Incontro dal titolo Il grande cinema di Theo Anghelopulos, a cui ha partecipato lo stesso regista.

La manifestazione è stata introdotta da Bruno Torri il quale, dopo aver ricordato che, nel 1975, la proiezione al Festival di Cannes del film La recita apparve subito come un avvenimento artistico e culturale di straordinaria importanza, che trovò qualche anno dopo una piena conferma nel riconoscimento, da parte di una numerosa giuria internazionale di critici cinematografici, di “miglior film degli anni Settanta”, ha affermato che l’aggettivo che meglio connota il cinema di Anghelopulos è “quello che viene subito in mente, cioè grande: grande nella concezione e grande nell’esecuzione”; per poi precisare che “anche nei film dove magari è avvertibile qualche indugio manieristico o qualche eccesso di oscurità, si avverte sempre che questo cinema appartiene all’ordine della grandezza, in cui sono comprese la compiutezza formale, lo spessore culturale, la sostanza discorsiva, dunque sono compresi il bello e il vero”.

Hanno quindi svolto le loro relazioni Vito Attolini, Vincenzo Camerino e Umberto Rossi i quali, da diverse angolazioni critiche, hanno messo in luce molti degli aspetti peculiari del cinema di Anghelopulos, prestando attenzione ai loro elementi contenutistici e, insieme, ai loro modi espressivi. E’ poi intervenuto Amedeo Pagani, da circa vent’anni coproduttore dei suoi film, che non soltanto ha raccontato diversi aneddoti su come Anghelopulos lavora sul set (“dove il regista, pur molto esigente, porta sempre considerazione e rispetto verso i suoi collaboratori”), ma ha anche espresso diversi precisi giudizi sugli esiti estetici e sui significati dei suoi film, definiti con un felice ossimoro “complessi e semplici”. Infine lo stesso Anghelopulos ha risposto a una serie di domande riguardanti la sua concezione del cinema, le sue opzioni stilistiche, le sue preferenze cinematografiche. Ha così rammentato di quando a Parigi, negli anni Sessanta, collaborando con la Cinémateque di Langlois, aveva l’occasione di vedere moltissimi film della storia del cinema e di individuare come suoi autori preferiti Murnau, Eisenstein, Welles e Antonioni. Circa il suo atteggiamento nei confronti degli attori ha dichiarato “di appartenere alla schiera dei registi che amano gli attori” e che come interpreti dei suoi film sceglie sempre gli attori che più ammira, ottenendo così che “normalmente il primo ciak è quello buono”. Per quanto riguarda il particolare ritmo dei suoi film, da alcuni considerato troppo lento, Anghelopulos ha affermato che questo ritmo – questa “lentezza” – corrisponde a una sua “musica interiore”, e che esso non nasce come applicazione di una teoria, ma è semplicemente “l’attuazione di una cifra personale”.

Con riferimento all’ambientazione dei suoi film (la Grecia ma anche tanti altri paesi, a cominciare da quelli limitrofi), ha detto che nella sua opera ricorre spesso il tema del “viaggio”, inteso sia in senso fisico che simbolico, e che la motivazione, la ragione espressiva, dei “luoghi visitati e rappresentati” dipende soprattutto dalla volontà di spostarsi “dal ventre materno al mondo per parlare delle cose che conosce dall’interno”. Sempre sollecitato dalle domande che gli venivano poste, Anghelopulos ha fornito altri ragguagli sulla sua poetica e sulle soluzioni compositive dei suoi film, per infine accennare al suo rapporto con la critica cinematografica: dopo aver ricordato che lui stesso, in età giovanile, aveva svolto per quattro anni l’attività di critico cinematografico, ha definito questo rapporto molto soddisfacente, segnalando in proposito “gli undici premi della Fipresci vinti nei festival internazionali”, e aggiungendo di ritenere che “i registi e i critici parlano la stessa lingua”.


di Fabio Castelli
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