Il cinema in Puglia – La Puglia nel cinema – Lecce 20/4/04

L'incontro, in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo, ha analizzato il contributo della Puglia alla qualificazione culturale del cinema italiano.

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo e con il proprio Gruppo pugliese, organizza a Lecce, martedì 20 aprile alle ore 10, presso la Multisala Santalucia, un Incontro dal titolo Il cinema in Puglia. La Puglia nel cinema.

I motivi che hanno suggerito questa iniziativa sono sintetizzabili in poche osservazioni. Da alcuni anni a questa parte, uno degli aspetti positivi rintracciabili nel cinema italiano è consistito nel suo diventare meno romanocentrico, e ciò in conseguenza della nascita, in alcune realtà regionali, di nuovi gruppi produttivi e dell’attività di nuovi registi locali. Bisogna subito aggiungere che questo decentramento produttivo e creativo non ha comportato una regionalizzazione, nel senso limitativo del termine, dei film realizzati, anche se alcuni di questi appaiono, come contenuti, come ambientazione, come uso del dialetto, caratterizzati anche dal loro luogo di origine. Si è trattato di un fenomeno importante, che tra l’altro ha pure contribuito al rinnovamento dei quadri della nostra cinematografia; ed è pertanto auspicabile che si allarghi anche in quelle aree dove ancora non si è manifestato. Tra le regioni in cui l’attività cinematografica ha dato buoni risultati, pur se non proprio cospicui sul piano quantitativo, si può annoverare anche la Puglia: i nomi di Winspeare e di Piga, per fermarsi ai primi che vengono in mente, sono al riguardo assai significativi. La Puglia, inoltre, ha contribuito, in tempi più o meno recenti, alla qualificazione culturale del cinema italiano, innanzi tutto con le opere di alcuni registi pugliesi, e anche in questo caso può bastare il riferimento a due nomi, quelli di Bene e di Rubini, ma anche costituendosi come set per film di autori provenienti da altre parti d’Italia.

L’Incontro che il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ha voluto organizzare, e il cui titolo è già di per sé molto indicativo, intende appunto esaminare e discutere le diverse componenti di quanto ora accennato: per individuarne la tipicità, per accertarne la portata, per valutare, insomma, la reciproca influenza, l’interazione, tra la Puglia e il cinema italiano. Così impostato, l’Incontro investe, evidentemente, molti argomenti, che possono riguardare, ad esempio, l’eventuale nesso tra il cinema barocco di Carmelo Bene e il barocco che rende tanto affascinante la Puglia, oppure, l’eventuale lavoro di cineasti locali operanti nel territorio per il territorio. Le brevi relazioni affidate a critici cinematografici non soltanto pugliesi – Vito Attolini, Massimo Causo, Vincenzo Camerino, Anton Giulio Mancino, Morando Morandini, Silvana Silvestri – e il dibattito, coordinato da Bruno Torri, che ne seguirà potranno dunque riferirsi a questioni molto concrete, senza peraltro trascurare il senso anche teorico che può emergere dalle esperienze sinora acquisite nella gamma dei rapporti tra il cinema e la Puglia; esperienze che in molti casi, è giusto ribadirlo, hanno superato la dimensione regionale, e qualche volta anche quella nazionale.

Il convegno

Organizzato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, in collaborazione con il proprio Gruppo pugliese e con il Festival del Cinema Europeo, si è svolto a Lecce lo scorso 20 aprile un Incontro intitolato Il cinema in Puglia. La Puglia nel cinema.

Introducendo i lavori convegnistici, Bruno Torri ha ricordato che da alcuni anni il cinema italiano è meno romanocentrico e che in alcune regioni, grazie all’attività di gruppi produttivi e di registi locali, sono stati realizzati dei film che hanno contribuito a riqualificare culturalmente la cinematografia nazionale, anche quando le tematiche e l’ambientazione regionalistiche costituivano la loro principale ragione espressiva. Inoltre le diverse realtà regionali sono state spesso utilizzate come set da autori provenienti da altre parti d’Italia. L’Incontro – ha concluso Torri – vuole appunto analizzare e discutere su come in Puglia si è verificato questo duplice fenomeno. Hanno fatto seguito cinque comunicazioni tenute, nell’ordine, da Silvana Silvestri, Vito Attolini, Vincenzo Camerino, Massimo Causo e Anton Giulio Mancino. Silvestri ha parlato del cinema di Carmelo Bene e del suo stile barocco che in parte deriva e in parte integra il barocco pugliese; Attolini si è soffermato maggiormente sulle caratteristiche dialettali di alcuni film, come ad esempio La capagira di Piga o Sangue vivo di Winspeare, per valutare come e quanto il dialetto stesso sia anche servito a conferire una particolare identità a ciò che si può definire, un po’ impropriamente, il nuovo cinema pugliese; Camerino ha sottolineato come da alcuni anni in Puglia la cultura, e quindi anche la creazione filmica, abbia surrogato la politica svolgendo una positiva funzione sociale, e poi ha sinteticamente ripercorso le opere più significative girate nella regione non solo da registi pugliesi; Causo ha ravvisato nel recente cinema pugliese, che nei suoi migliori esiti artistici e culturali trascende i confini regionali, la tendenza a “incrociare sguardi e itinerari”, aprendo diversi “confronti”, tra cui quelli tra “il vecchio e il nuovo” o quello tra il “Nord e il Sud”; Mancino ha centrato il suo intervento sull’attività registica di Francesco di Leo, i cui film sulla “mala”, pur costretti nelle regole del genere, sono riusciti in più di una occasione a “documentare” in modo veritiero le caratteristiche sociologiche e psicologiche della criminalità, inclusa quella operante in Puglia.

Nel dibattito seguito alle comunicazioni sono stati ripresi diversi dei temi trattati e ne sono emersi dei nuovi, tra cui l’urgenza di una legge regionale sul cinema attesa ormai da molti anni, la carenza di attività formative nel campo cinematografico e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare il digitale, anche per intervenire sul territorio a favore del territorio stesso.


di Fabio Castelli
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