Il cinema di Yilmaz Gůney – Convegno a Lecce

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo di Lecce, ha organizzato in questa città, lo scorso 15 aprile, un convegno dedicato a Yilmaz Gůney per ricordare l’opera e la vita di questo regista turco costretto dalla dittatura militare a molti anni di prigione e poi, dopo un’avventurosa fuga dal suo paese, all’esilio a Parigi, dove nel 1984 scomparve prematuramente a soli 47 anni. Introdotti e coordinati da Bruno Torri, i lavori convegnistici sono stati aperti dalle relazioni di Cůney Cebenoyan, Umberto Rossi e Roberto Silvestri, cui hanno fatto seguito le comunicazioni di Luciana Castellina, Klaus Eder e Vincenzo Camerino. Al convegno ha partecipato anche Fatos  Gůney, moglie del regista, la quale, con parole tanto commosse quanto intelligenti, ha sintetizzato il percorso umano e artistico del marito. I relatori e gli altri intervenuti hanno analizzato da diversi punti di vista il cinema di Gůney, mettendone in particolare evidenza il vigore espressivo, la tensione etica, l’impegno politico, insomma la capacità del regista di coniugare arte e ideologia, riuscendo così a realizzare film “popolari” di forte impatto emotivo senza rinunciare al perseguimento di valori cinematografici (estetici). Altro tema trattato è stato quello riguardante i modi compositivi, per tanti versi assai sorprendenti, di alcuni film di Gůney, il quale in più occasioni era stato obbligato a scrivere, mentre era imprigionato, delle sceneggiature dettagliate al massimo per fornire ai suoi collaboratori le indicazioni per il lavoro sul set e poi per la fase di montaggio, fase che lo stesso regista poteva seguire direttamente solo in parte visionando in carcere il “girato” molto largo e quindi suggerendo le scene da utilizzare e i tagli da effettuare. Nonostante le pesanti difficoltà incontrate nel corso della sua attività registica, Gůney riuscì a creare alcuni capolavori come, per citare soltanto il più noto, Yol, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, uno dei suoi pochi film distribuiti anche in Italia, che resta forse l’esempio più alto e probante della sua “resistenza cinematografica”, del suo grande talento e del suo profondo amore per il popolo turco.

Nel corso del convegno è stato anche presentato il libro Yilmaz Gůney. Liberare il cinema edito dal Festival di Lecce e curato, con competenza e rigore, da Massimo Causo. Il volume, molto ricco, contiene saggi inediti, testimonianze e materiali critico-informativi che, nel loro insieme, restituisco i caratteri peculiari e l’importanza di questo straordinario autore.


di Fabio Castelli
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