Il cinema di Constantin Costa-Gavras. Lecce – 4 aprile 2009

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo, organizza a Lecce, sabato 4 aprile 2009 alle ore 10,30 presso la Multisala Santalucia, un Incontro dal titolo Il cinema di Constantin Costa-Gavras. Il programma dei lavori convegnistici, coordinati da Bruno Torri, prevede le relazioni di Anton Giulio Mancino e di Giovanni Maria Rossi, alle quali farà seguito una discussione cui parteciperà lo stesso regista greco-francese, che nel 2002 aveva ricevuto dallo stesso SNCCI il “Premio Fiesole Maestri del Cinema”.

 

IL CINEMA DI COSTA GAVRAS
di Fabio Castelli

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, in collaborazione con il Festival del Cinema Europeo, ha organizzato a Lecce, il 4 aprile scorso, un convegno dedicato al cinema di Constantin Costa-Gavras, cui ha partecipato lo stesso regista greco-francese. I lavori convegnistici sono stati introdotti da Bruno Torri, il quale ha rapidamente delineato le principali caratteristiche di questo autore, soffermandosi specialmente sul suo impegno civile, sulla sua coerenza e intransigenza morale, sul valore di testimonianza veritiera offerta da tanti suoi film che hanno affrontato tematiche riguardanti cruciali momenti storici o problemi sociali di scottante attualità. Hanno fatto seguito due relazioni tenute da Giovanni Maria Rossi e Anton Giulio Mancino. Rossi ha impostato la sua relazione sui rapporti intercorsi tra tutta una serie di film di Costa-Gavras e gli avvenimenti storici cui fanno riferimento, a cominciare da Z, ambientato nella Grecia dei colonnelli, per arrivare ad Amen, dove viene mostrato l’atteggiamento, quantomeno omissivo, del Vaticano nei confronti dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista durante la seconda Guerra Mondiale. Ripercorrendo la filmografia del regista, Rossi ha evidenziato come, trattando le tematiche più diverse, dai crimini dello stalinismo a quelli delle dittature militari in America Latina appoggiate dalla CIA ad altri tragici episodi della Storia contemporanea, Costa-Gavras ha sempre saputo raccontare vicende particolarmente emblematiche che, mentre confermavano ogni volta lo spirito libertario e la vocazione autenticamente democratica dell’autore, offrivano allo spettatore, anche in virtù dell’abile costruzione narrativa, la possibilità di una partecipazione emotiva e, insieme, di acquisire informazioni e conoscenze. Il cinema di Costa-Gavras, in quanto continuo “processo alla Storia”, ha dunque acquisito il grande merito di tenere viva la memoria e di sollecitare la riflessione su fatti che hanno riguardato individui e collettività, e la cui ombra si proietta ancora nella dimensione odierna. Mancino, invece, si è maggiormente soffermato sul metodo, sul “sistema operativo”, di Costa-Gavras, definendolo “politico-indiziario” per la sua capacità, appunto, di attraversare e di interrogare incessantemente il passato più o meno recente, non solo per denunciare i mali provocati dalla Storia, ma anche per cercare di svelarne i misteri (“il XX. secolo è stato soprattutto un secolo di misteri”). Secondo Mancino, il metodo di Costa-Gavras, basato preliminarmente sulla raccolta di numerosi materiali di documentazione e poi sulla loro selezione, interpretazione e rielaborazione a fini narrativi, lo apparenta a quella famiglia di registi, “non molti ma neppure pochissimi” e tra cui figura in posizione di rilievo Francesco Rosi, i quali si fanno “creatori di pensiero”. E questo perché il loro cinema, in cui la condizione umana e i sentimenti degli uomini appaiono sempre condizionati, spesso dolorosamente, dal corso della Storia, mette lo spettatore nella posizione di interlocutore attivo, spingendolo a sua volta a interrogarsi, a cercare delle risposte, a prendere coscienza. Dopo le relazioni ha avuto luogo una prolungata discussione cui ha preso parte lo stesso regista. Sollecitato da alcuni spunti contenuti nelle suddette relazioni e dalle domande poste da alcuni dei partecipanti al convegno, Costa-Gavras ha parlato della sua concezione del cinema, dei suoi rapporti con i collaboratori e gli attori, dei criteri con cui sceglie le storie da portare sullo schermo (“ogni film deve sempre raccontare una storia”), del rapporto, non pregiudizialmente costruito, che conta di stabilire con il pubblico. Più in particolare la discussione ha toccato l’ultimo film (Verso l’Eden) del regista, il quale ha condiviso l’opinione di quanti hanno ravvisato in quest’opera una svolta, un’innovazione stilistica, nel suo percorso creativo, riscontrandovi una diversa strutturazione narrativa (il racconto picaresco svolto attraverso un susseguirsi di “stazioni” e di incontri), una diversa produzione di senso (conseguente alla dimensione metaforico-favolistica), ferma restando, ancora una volta, l’attenzione di Costa-Gavras per contenuti di primaria importanza, quali sono nella fattispecie l’emigrazione nella nuova dimensione globale, i rapporti con il “diverso”, la difesa dei diritti umani.

Fabio Castelli


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