Identità e linguaggi del cinema europeo – Tavola rotonda a Lecce
Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), il Parlamento Europeo e il Festival del Cinema Europeo hanno organizzato a Lecce, lo scorso 17 aprile, nell’ambito dello stesso Festival, una Tavola Rotonda intitolata “Identità e linguaggi del cinema europeo”. Alla Tavola Rotonda, coordinata da Clara Albani (direttrice dell’Ufficio d’informazione in Italia del Parlamento Europeo), hanno partecipato Doris Pack (Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo), Marion Doring (Managing Director dell’European Film Academy), Paulo Branco (produttore), Luciana Castellina (Presidente CineEuropa), Cristina Soldano (direttore artistico del Festival del Cinema Europeo) e Bruno Torri; mentre alla discussione, che ha fatto seguito agli interventi iniziali delle persone ora indicate, hanno partecipato, tra gli altri, molti dei registi dei film presentati alla manifestazione leccese. Qui di seguito pubblichiamo la presentazione della Tavola Rotonda pubblicata da Torri sul catalogo del Festival.
“Quando si parla di cinema europeo si indica soltanto l’appartenenza a un’area geografica, a un mero perimetro continentale? Ovvero: i film francesi, tedeschi, italiani, eccetera sono tutti film europei solo perché le rispettive nazionalità appartengono all’Europa o hanno in comune qualcosa d’altro, qualcosa di cinematograficamente più perspicuo che possa legittimare e sostanziare il loro raggruppamento in una definizione comune e che, al contempo, li possa distinguere dai film realizzati negli altri continenti? La prima risposta che viene subito in mente è di ordine negativo. Allo stato attuale delle realizzazioni – e delle riflessioni – il cinema europeo, in quanto tale, sembra esistere unicamente come una sommatoria delle diverse cinematografie nazionali presenti in Europa, e quindi il loro raggruppamento in un’unica dizione (che non è ancora una vera e propria nozione) può servire a ragionare e a operare su determinati aspetti quantitativi, può fare riferimento a questioni economiche o a istanze collaborative, ma senza coinvolgere significativamente la dimensione qualitativa, ovvero le specificità espressive, le valenze culturali, le incidenze sociali, insomma i caratteri veramente identitari. Già le stesse cinematografie nazionali stentano a darsi un’identità forte, che non a caso si manifesta, saltuariamente, in occasione di particolari momenti di creatività, che spesso si collegano alle tradizioni nazionali più vitali e allo stesso tempo le rinnovano e le arricchiscono; basti pensare, in proposito, al neorealismo italiano o al free cinema inglese o alla nouvelle vague francese per riscontrare così l’interscambio e, insieme, il reciproco potenziamento di tratti distintivi nazionali (fattori socio-antropologici, eventi storici, genius loci…) e di esiti artistici alti. Che il cinema europeo ancora non abbia, in maniera ben delineata, un proprio linguaggio e una propria identità non è d’altronde sorprendente, dal momento che la Comunità Europea è nata da non molto tempo e che le motivazioni della sua nascita sono soprattutto di natura politica e, ancor più, economica. Con questa affermazione diamo per scontato che non siano da ritenere film propriamente europei le coproduzioni tra paesi del nostro continente, né tantomeno quei “film cocktail” in cui figurano il regista di una nazionalità, qualche attore di altra nazionalità e l’ambientazione in diverse zone continentali: si tratta di prodotti che possono anche evidenziare risultati dignitosi, ma le cui ragioni essenziali non derivano dall’esigenza di esprimere qualcosa che ha direttamente a che fare con l’identità europea e con la cultura europea, ammesso che si possa usare termini come identità europea e cultura europea avendo piena coscienza e conoscenza di ciò a cui questi stessi termini fanno riferimento. Quanto è stato esposto sinora in brutale sintesi andrebbe naturalmente relativizzato e problematizzato; e il tono troppo affermativo andrebbe anch’esso corretto con altre considerazioni. Almeno una vogliamo avanzarla: parlando dell’Europa non si dovrebbe mai dimenticare che, aldilà delle molteplici differenze e divisioni interne, persistono delle radici che sono valori fondanti e, insieme, segni connotativi dell’intero continente: la civiltà della Grecia antica, la religione cristiana, l’Umanesimo, l’Illuminismo… Naturalmente anche il cinema europeo, ora con maggiore ora con minore consapevolezza, si trova dentro questo flusso storico e culturale che, detto di sfuggita, può anche servire ad affrontare con un ruolo più protagonistico i problemi portati oggi dalla globalizzazione. Per concludere, sempre e necessariamente in modo sommario e assertivo, il cinema europeo, prima ancora e più ancora di una realtà data, va pensato e discusso come una possibilità che deve essere attuata, come un progetto da realizzare. Per questo motivo riteniamo che l’incontro e la discussione tra cineasti, critici, rappresentanti delle istituzioni europee possano avere un’indubbia utilità non solo teorica, possano cioè favorire un pensare che sia anche in funzione di un fare. E’ con questa convinzione che il Parlamento Europeo e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani collaborano con il Festival del Cinema Europeo all’organizzazione della Tavola rotonda intitolata “Identità e linguaggi del cinema europeo”, in cui appunto prenderanno la parola registi, studiosi, esponenti politici appartenenti tutti al nostro continente, e tutti desiderosi, crediamo, di un suo futuro che si dimostri degno erede del meglio che ha saputo costruire nel suo passato.”
di Redazione