Dal libro al film – Diversi luoghi differenti temi

Dopo un’interruzione di tre anni, l’Università di Padova (Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari) e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani hanno ripreso l’organizzazione del ciclo di convegni annuali dedicati all’esame dei molteplici rapporti tra il cinema e la letteratura. L’edizione 2012, l’ottava della serie, intitolata Dal libro al film – Diversi luoghi differenti temi, svoltasi nel corso di due giorni (il pomeriggio del 25 e la mattina del 26 ottobre 2012) presso l’aula Ippolito Nievo di Palazzo del Bo, mirava, come appunto suggerisce lo stesso titolo, ad approfondire la variegata tematica dei rapporti tra il cinema e la letteratura muovendo da una angolazione particolare, analizzando cioè una serie di film che hanno ambientato la narrazione cinematografica il luoghi e/o in tempi non coincidenti con quelli della originaria matrice letteraria.

I lavori convegnistici, introdotti, coordinati e conclusi da Cesare De Michelis e Giorgio Tinazzi, hanno compreso nove relazioni che hanno analizzato, da detta angolazione, i seguenti film: Senilità (Thea Rimini), Il gabbiano ed Enrico IV (Denis Brotto), Agostino (Gianpiero Brunetta), Decameron (Stefania Parigi), Lo stadio di Wimbledon (Sandro Volpe), Il conformista (Federica Ivaldi), Il disprezzo (Luca Venzi), L’imbalsamatore (Vincenzo Mazziti); inoltre, Antonio Costa ha parlato del progetto felliniano mai realizzato Il viaggio di G. Mastorna. Al termine del convegno vero e proprio, seguito da un pubblico numeroso composto per la maggior parte da studenti universitari, ha avuto luogo l’ormai tradizionale incontro con un regista italiano che, con una certa continuità, ha realizzato film ispirati da opere letterarie. Dopo Francesco Rosi, Ettore Scola e Vittorio Taviani, questa volta è toccato a Gianni Amelio il quale, introdotto e “intervistato” da Bruno Torri, si è ampiamente soffermato sulla propria idea di cinema e, soprattutto, sul suo modo di considerare e utilizzare i testi letterari per la loro trasposizione filmica. Assoluta libertà nei confronti della pagina scritta, sia nel togliere sia nell’aggiungere; piena autonomia interpretativa ed espressiva; totale rivendicazione delle specificità del linguaggio cinematografico; nessun obbligo di fedeltà alla fonte narrativa anche quando la si considera artisticamente e culturalmente valida: questi, implicitamente contenuti nel suo intervento  qui esposto in estrema sintesi, i criteri seguiti da Amelio ogni qual volta ha diretto un film di più o meno marcata derivazione letteraria.

* Frame tratto da Il Disprezzo (Le mepris), regia di Jean-Luc Godard (dal romanzo di Alberto Moravia)


di Fabio Castelli
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