Ce n’est qu’un debut – Il meglio della Settimana Internazionale della Critica

21 edizioni, più di 150 nuovi registi scoperti e molti dei quali divenuti autori affermati e riconosciuti a livello internazionale come: Mike Leigh (High Hopes, 1988), Kevin Reynolds (Fandango, 1985), Carlo Mazzacurati (Notte italiana, 1987), Pedro Costa (O sangue, 1989), Sergio Rubini (La stazione, 1990), Roberta Torre (Tano da morire, 1997), Harmony Korine (Gummo, 1994), Peter Mullan (Orphans, 1998), e tanti altri ancora.
La Settimana internazionale della critica è ormai ben più che maggiorenne. La sua “prima volta”, il suo debutto, è nel 1984 quando nasce come sezione autonoma della Mostra del cinema di Venezia per volontà del Sindacato dei critici cinematografici. L’intento è di proporre, all’interno di un festival allora più attento ai grandi nomi, ai maestri e alle scuole consolidate, uno spazio per i giovani autori, per gli esordienti e per i registi provenienti da aree produttivamente deboli e linguisticamente innovative.

Da allora la strada è stata segnata da cambiamenti sostanziali, sia nel festival sia, soprattutto, nel modo di esordire. Il festival veneziano si è accorto nel tempo, grazie anche a direttori della nuova generazione, che non basta più proporre i registi veterani di “critica e cassetta”, gli autori affermati, le cinematografie consolidate. Si è accorto che l’orizzonte cinematografico è molto più esteso e variegato, che esistono nuovi autori in giro per il mondo spesso così forti stilisticamente da imporsi con rapidità a livello internazionale (chi poteva pensare al successo, anche di mercato, di un Tsai Ming-liang, di un Wong Kar-wai, di un nuovo cinema coreano, negli anni Ottanta?). E così, la Mostra si è dimostrata più attenta alle novità diventando un festival generalista fino in fondo. Il lavoro del gruppo di critici della Sic (cambia ogni quattro anni), si è fatto impegnativo e di fatto ha intensificato la ricerca su territori più marginali e innovativi.

Anche il modo di esordire è cambiato: non vi è solo più l’urgenza di dire qualcosa ma anche la ricerca di come dire qualcosa. Nei casi peggiori, l’urgenza è solo nel come, nella forma, e il cosa dire diventa un semplice accessorio ad un esercizio di tecnica. I giovani registi dell’ovest e dell’est, del mondo avanzato come delle zone meno sviluppate, si mostrano oggi capaci anche di costruire modelli, di abbattere storici steccati, a cominciare dalle dicotomie finzione-documentario, genere-autore. Mostrano la consapevolezza di essere testimoni del tramonto di un certo modo di fare cinema e la volontà di sottrarre questa forma espressiva alla decadenza e alla minorità strisciante nei confronti di media ben più aggressivi. Sanno essere tecnicamente adulti anche se narrativamente non sempre giovani; nascono a volte come se il loro primo film fosse anche l’ultimo (e per molti è così, e non per colpa loro), ma sanno giostrarsi in pratiche spurie, in incroci e trasversalità. A volte, riescono a fondare persino nuove cinematografie, anche se non proprio delle nouvelle vague.

Mille, duemila (chi lo può dire con esattezza?) nuovi registi nascono ogni anno nel mondo. Circa trecento di questi si sottopongono all’attenzione dei selezionatori della Sic. Solo sette vengono scelti. Dunque i “magnifici sette” della Sic sono una vera crema degli autori esordienti e la piccola rassegna che proponiamo è solo un assaggio di quello che la Sic ha rintracciato nei suoi ventun anni di vita. “Ce n’est q’un debut” festeggia anche la nascita, all’interno della Videoteca Pasinetti del Comune di Venezia, di un fondo dei film della Sic. Fondo a disposizione di tutti i curiosi, i cinefili, gli studiosi che vogliano capire come è cambiato e come sta cambiando il modo di debuttare.

Il meglio della Settimana Internazionale della Critica – SIC
2 – 30 aprile 2007 Venezia – Videoteca Pasinetti
Palazzo Carminati – San Stae 1882 30135 Venezia
Tel. 041.5241320 Fax 041.5241342


di Giuseppe Ghigi
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