Barricate di carta – Presentazione del libro e convegno

Bernardo Bertolucci sul set

Per la presentazione del libro Barricate di carta “Cinema & Film”, “Ombre Rosse”, due riviste intorno al ’68, a cura di Gianni Volpi, Alfredo Rossi e Jacopo Chessa, si è svolto giovedì 6 marzo, organizzato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), un incontro alla Casa del Cinema di Roma al quale hanno partecipato, oltre ai redattori,  i registi Marco Bellocchio e Bernardo Bertolucci, autori di culto e ispiratori delle due riviste. L’incontro è stato preceduto dalla proiezione di Bella di giorno (1967) di Luis Bunuel, film scelto dalle due redazioni, ed è stato moderato da Piero Spila, redattore di Cinema & Film, il quale ha sottolineato come la stagione intorno al ’68 sia stata particolarmente importante per la riflessione teorica sul cinema e per il rapporto tra autori e critici. Cinema & Film e Ombre Rosse erano due riviste opposte in tutto, a livello ideologico, culturale, come in Francia i Cahiers du cinema e Positif, ma si incontravano sulla difesa di alcuni autori come, appunto, Bertolucci e Bellocchio.

A Bruno Torri è stato affidato il compito di parlare del contesto di quegli anni dal punto di vista storico-politico, artistico e cinematografico: guardati oggi, gli anni Sessanta appaiono pieni di contraddizioni ma erano, comunque, anni aperti al nuovo (“C’era la volontà di fare cose nuove, in modi nuovi, con scopi nuovi”). E’ in quel periodo che si afferma il nuovo cinema italiano con Pasolini, Olmi, Ferreri, i Taviani e i giovanissimi Bertolucci e Bellocchio, autori che hanno dato un grande contributo alla nascita di nuovi linguaggi, creando poetiche e stili personali. Autori che hanno allargato il campo del dicibile cinematografico senza rinunciare ad essere testimoni non neutrali del tempo: se l’anno cruciale è il ’68, bisogna ricordare che tutto era già stato preannunciato da film come Prima della rivoluzione, I pugni in tasca, Sovversivi, Dillinger è morto. Intervenendo, poi, direttamente sul libro, Torri ha voluto specificare che il senso ultimo di questa pubblicazione non è  nostalgico o filologico ma si vuole, invece, ri-interpretare un’esperienza passata in funzione del presente: negli articoli del volume c’è una forte tensione etica di cui, oggi, si avverte la mancanza e che andrebbe recuperata, non solo nel campo del cinema e della cultura cinematografica.

Alfredo Rossi ha ricordato Gianni Volpi, mancato proprio quando il libro stava uscendo, e ha raccontato la sua esperienza in  Cinema & Film per concludere che la forza delle due riviste risiedeva “nella  differenza culturale e nella dissidenza critica”. Per Ombre Rosse ha preso la parola Jacopo Chessa che si è occupato della selezione degli articoli da pubblicare insieme a Gianni Volpi: Gianni – ha detto – mi ha costretto a pensare in senso “generazionale”. E ha aggiunto: “chi ha 40 anni, come me, non si sente parte di una generazione mentre chi, come lui, ha partecipato alla generazione del ’68 si sentiva  inserito all’interno di una rete culturale. Negli articoli è presente, molto forte, un’idea di sé, un’auto-rappresentazione che oggi è scomparsa.”

E’ stata, poi, la volta di Adriano Aprà che ha spiegato come Cinema & Film sia nato da un trauma, cioè dalla separazione dalla rivista Filmcritica: “tutta la redazione si dimissionò, ci ritrovammo orfani. Volevamo scrivere e pensammo ad una nuova rivista: Cinema & Film, cioè teoria e pratica”.  “Il gruppo di  Cinema & Film esprimeva il tipo di cinema a cui mi riferivo e che volevo fare: c’era una stranissima, misteriosa unità di vedute tra noi registi e loro, i critici. Rappresentavano tutto quello a cui io ero arrivato nella mia confusa teoria del cinema”, ha affermato Bertolucci. E ha anche raccontato come  ai redattori di Cinema & Film piacesse tanto, anche se non apparteneva al loro giro, perché più vicino ad Ombre Rosse, Bellocchio.

Marco Bellocchio - Set di Nel nome del Padre (1972)

Su Bellocchio ha rievocato un divertente aneddoto Maurizio Ponzi: alla presentazione del primo numero di Cinema & Film, erano presenti Pasolini, Bertolucci e Bellocchio. Quest’ultimo, ad un certo punto, esclamò: “Dite sempre amore per il cinema, ma che vuol dire?”.  Franco Ferrini ha tenuto a precisare che molte delle cose apparse su Cinema & Film sono figlie di quegli anni e ne risentono, anche se ci sono dei contenuti che hanno superato il tempo, come alcuni articoli di Aprà e di Ponzi. Ha concluso l’incontro l’intervento di Bellocchio che ha riconosciuto di essere stato dalla parte di Goffredo Fofi, di Ombre Rosse ma ha detto di aver dimenticato la battuta citata da Ponzi. In proposito, ha chiarito: “Io ho sempre amato enormemente il cinema ma dirlo mi sembrava una cosa un po’ sciocca, un po’ disimpegnata. In tempi in cui si parlava di lotta di classe e di rivoluzione, dire  – amo il cinema – non aveva senso.

Rileggendo oggi il volume, da una parte, c’è il rischio della nostalgia, dall’altra quello dell’assolutismo. In quegli anni, c’era la ricerca di un assoluto che non si è affatto realizzata e non ha nessun corrispettivo nel presente, Le parole che, a quei tempi, avevano un peso assoluto oggi non significano più niente”. Una conclusione drastica ma degna di un regista, come Bellocchio, che da sempre fa ricorso, nelle sue opere, alla fantasia ma, contemporaneamente, non tralascia mai di coltivare un implacabile rapporto con la realtà.


di Mariella Cruciani
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