Vita di Pi

Tratto dal romanzo omonimo dello scrittore Yann Martel, Vita di Pi racconta la personale odissea di un ragazzo indiano che si ritrova naufrago nel mezzo dell’Oceano Pacifico con una singolare e pericolosissima compagna di viaggio: una tigre del Bengala.
La storia ha inizio quando Pi è ancora un bambino e vive in India con la sua famiglia che possiede un grande zoo. Qui cresce imparando a conoscere e ad amare gli animali circondato da una natura lussureggiante e meravigliosa. Quasi adolescente si appassiona alla religione, ma non ad una sola: vorrà essere contemporaneamente induista, cristiano e musulmano, mostrandosi fin da subito curioso e intelligente ma soprattutto dotato di una fantasia e di una sensibilità particolari.
Più grande, Pi si innamora di una graziosa danzatrice che è costretto però ad abbandonare troppo presto: il padre ha infatti deciso di trasferirsi in Canada per lavoro, e la famiglia lo seguirà imbarcandosi, con tutti gli animali dello zoo al seguito, su un mercantile giapponese diretto verso le coste americane.

In seguito, a causa di una violenta tempesta la nave affonda rovinosamente tra le onde nere e impetuose e Pi si ritrova, unico sopravvissuto dell’equipaggio, su una scialuppa di salvataggio insieme a una zebra ferita. Presto scopre che sulla barca si è rifugiata anche una iena, aggressiva e affamata, alla quale poi si aggiungerà un mite orango. Da sottocoperta infine salterà fuori con balzo improvviso e spaventoso Richard Parker, l’imponente e feroce tigre che Pi fin da bambino ha amato e temuto. Ad essa il regista Ang Lee ha dato il nome di un personaggio di un racconto di Edgar Allan Poe che descrive, non a caso, un naufragio.

Il film è leggibile su più livelli, e cuce insieme spunti diversi presentandoli in una chiave quasi fiabesca, a tratti gradevolmente naïve. Racconto di formazione e storia avventurosa, Vita di Pi è anche una riflessione ricca di metafore su tutta una serie di temi anche complessi, come ad esempio il rapporto tra fede e ragione e quello tra uomo e Natura. Ancora, il naufragio come condizione estrema e precaria dell’esistenza apre un discorso sulla conoscenza del proprio io, sulle proprie capacità di affrontare il pericolo, sull’eventualità di soccombere ai propri istinti (negativi o salvifici che siano) oppure tentare di dominarli. Infine, la conclusione del racconto – con Pi ormai adulto che descrive il naufragio a un giovane scrittore in cerca d’ispirazione – introduce ancora un altro tema: la messa in discussione di una realtà univoca e il mescolarsi di realtà e finzione (dove la finzione diventa sottilmente metafora o pura immaginazione) nell’arte della narrazione. E questa conclusione, con la messa in dubbio delle parole di Pi come io narrante, non fa che rimarcare l’appartenenza del racconto a una dimensione di sogno e allucinazione, senza tuttavia togliere nulla alla potenza espressiva e alla profondità di contenuti della stessa vicenda messa in scena.

Proprio la natura fantastica e in un certo senso allegorica della storia permette al regista di costruire un impianto figurativo fantasioso e variopinto, dove la computer graphic e il 3D diventano funzionali alla rappresentazione di un mondo naturale insieme incantevole e conturbante (l’ “isola carnivora” con le sue foreste luminescenti, i pesci e le meduse che brillano nei fondali con le loro danze armoniose, e infine le allucinazioni di Pi in cui si mescolano ricordi e visioni).

Ang Lee, taiwanese d’origine e americano d’adozione, è un regista piuttosto eclettico, capace di spaziare sapientemente tra registri e toni differenti. Il suo ultimo film trova i suoi punti di forza da una parte sul piano estetico-figurativo (soprattutto per la descrizione di una natura magica, imponente e affascinante, ma anche crudele e pericolosa) e dall’altra nel singolare binomio che viene a crearsi tra Pi e la tigre, per tutta una serie di situazioni e significati che da questo rapporto inevitabilmente scaturiscono.

L’antitesi istinto-ragione si incarna nelle figure di uomo (Pi) e animale (la tigre); tuttavia la violenza inscritta nelle leggi immutabili della Natura si stempera in una misteriosa, sorprendente armonia che sembra in fondo dominare tutte le cose del creato. Quella di Richard Parker è però anche una presenza ambivalente per Pi, come chiariscono le parole del ragazzo: la tigre rappresenta una costante minaccia di morte che gli impedisce di abbandonarsi all’apatia e alla follia, obbligandolo invece a restare vigile e presente; ancora, condividendo con lui un destino tragico la tigre diventa in un certo senso sua unica alleata e compagna. Ma soprattutto, la tigre si fa infine metafora chiara – con la sua animalità – del lato più oscuro che ognuno reca dentro di sé, e in questo senso diventa specchio del protagonista stesso in un’identificazione simbolica dal sapore panteistico.

Trama

Pi vive in India con la sua famiglia che possiede un grande zoo. Quando suo padre decide di trasferirsi in Canada per lavoro, si imbarca con i genitori e il fratello su un mercantile giapponese in compagnia di tutti gli animali dello zoo. Ma la nave, durante una violenta tempesta, affonderà e lui si ritroverà da solo, su una scialuppa di salvataggio, in compagnia di una tigre del Bengala. Accanto al feroce animale tenterà di attraversare il Pacifico in direzione della costa americana.


di Arianna Pagliara
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