Vento di terra

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ventoditerraVento di terra, sequenza iniziale: con una lenta panoramica la cinepresa inquadra una realtà desolante; svettano altissimi e fatiscenti palazzi, un triste spaccato di degrado e di disordinata urbanizzazione, un’edilizia assolutamente estranea alle norme dei piani regolatori. Secondigliano, nella periferia di Napoli, catapulta subito lo spettatore in uno spazio che disturba la vista (e il cuore); ma anche l’udito viene di colpo aggredito dal rombo assordante di un motorino in corsa e, poco dopo, torturato dall’incessante lavoro di una macchina per cucire. La realtà che Marra fotografa più vera non potrebbe essere: tra attori professionisti e attori presi dalla strada, il risultato prodotto è un asciutto ritorno al neorealismo, senza nostalgia o gusto dell’epigonismo, ma per dovere di cronaca. Marra sembra mosso dall’urgenza non del raccontare, ma del mostrare, del rendere noto, escludendo moralismi e pietismi di circostanza. La storia che propone è fatta di miseria e di abbandono, ma vuole anche cogliere la sostanza della ricerca della dignità individuale e del rispetto di se stessi, scaturita proprio dall’esigenza di compiere quel salto che, dalla sopravvivenza, fa accedere alla vita.

Il protagonista, Vincenzo, è un ragazzo costretto ad affrontare numerose prove in un escalation di drammaticità: l’improvvisa morte del padre, la preoccupazione di uno sfratto imminente, la generale precarietà economica della sua famiglia, le pressoché nulle opportunità occupazionali. Muoversi in un terreno tanto accidentato non è semplice, anzi, può diventare pericoloso e fuorviante – lascia intendere Marra – ed ecco che il protagonista sbanda in un tentativo di furto. Tuttavia, i suoi valori e l’aiuto di un amico di famiglia, lo ricollocano immediatamente sui binari dell’onestà. Comunque, la strada da percorrere è tutta in salita, e Vincenzo, ragazzo di poche parole ma capace di esprimersi bene con gli occhi, si aggrappa alla vita con ostinazione, nonostante di volta in volta sia scaraventato in nuove difficoltà. Con sorprendente forza di volontà e in un continuo movimento, che corrisponde al suo modo di reagire, di opporsi ad ogni contrarietà, Vincenzo ricostruisce faticosamente, per sé e per la famiglia, una realtà dignitosa. Ma la tranquillità è solo apparente, e un finale a sorpresa fa rientrare la vita di Vincenzo in un destino più grande di lui, un destino che sembra coincidere con la Storia.

Vento di terra è un film puro, denso di significati, che vuole arrivare all’essenza delle cose quasi esclusivamente attraverso l’immagine; l’uso del dialogo è ridotto al minimo, a parlare sono i silenzi e gli sguardi dei protagonisti, carichi di senso. Anche la musica è un accompagnamento discreto e pacato; semmai sono i rumori, spesso assordanti, a caricare di intensità drammatica il racconto filmico. Nell’attuale panorama del cinema italiano, Vento di terra appare come un film diverso, motivato eticamente e risolto esteticamente; un film che merita attenzione, considerazione, discussione.


di Redazione
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