Valzer con Bashir
Ari Folman è un autore cinematografico israeliano di quarantasei anni. Al suo attivo ha diverse sceneggiature e tre lungometraggi da regista. La sua ultima prova da cineasta è giunta, dopo essere passata con grande successo al Festival di Cannes del 2008, nel circuito delle sale cinematografiche italiane.
Stiamo parando di Valzer con Bashir, film di animazione di rara complessità concettuale che viene presentato in Italia proprio nel momento in cui si riaccende il conflitto tra Israele e Hamas nella striscia di Gaza. Qualcuno potrebbe sottolineare come tale opera venga distribuita con straordinario tempismo proprio in momento simile. E’ stato lo stesso Folman a sostenere, nella conferenza stampa tenutasi a Roma, come Valzer con Bashir rischia di essere un film appropriato non solo al conflitto che si sta vivendo ora ma anche a molte altre situazioni belliche, visto che Israele è purtroppo in guerra da decenni.
Folman si definisce un non violento e un pacifista e dunque la riflessione sulla guerra del Libano del 1982 che ha messo in atto attraverso Valzer con Bashir rappresenta una sorta di percorso psicanalitico (anche se Folman si è dichiarato contrario alla psicanalisi) concepito per elaborare un trauma e per comprendere le ragioni vere di un’inquietante rimozione.
Protagonista della vicenda è lo stesso Folman, all’epoca della Guerra del Libano soldato in prima linea. Attraverso questo procedimento dai toni quasi documentaristici, l’autore cerca con la forza della ragione e lo strumento dell’indagine fisica e psicologica di capire le motivazioni per le quali il suo cervello ha praticamente cancellato ogni ricordo della strage di Sabra e Chatila, eccidio messo in atto dalle falangi cristiane per vendicare la morte di Bashir Gemayel (all’epoca Presidente cristiano del Libano), a cui i soldati israeliani assistettero dalle colline sovrastanti i campi profughi palestinesi.
Il percorso di Folman si snoda attraverso dialoghi e viaggi, che in verità rappresentano un’analisi molto approfondita della propria tragica esperienza che viene chiaramente collegata a un’esperienza collettiva devastante, molto ben delineata grazie a “interviste” a suoi ex commilitoni. Il disperato e lucido appello al pacifismo di Folman emerge così proprio dalla ricostruzione dei suoi ricordi, dal confronto con i suoi ex compagni, dalla volontà di svelare ai suoi/nostri occhi quella parte di racconto rimossa. Valzer con Bashir è un film profondamente doloroso, che mette a fuoco il senso di colpa, che cerca di rivelare condizioni di sofferenza umana che i mass media non tengono minimamente in considerazione.
Se avesse semplicemente girato un documentario, il regista israeliano probabilmente non avrebbe ottenuto il successo che inaspettatamente ha avuto (è anche candidato al Premio Oscar). Utilizzare una sofisticata tecnica di animazione e puntare tutto sull’estetica di disegni di incredibile forza ed eleganza gli ha permesso di trasportare il piano della sua ricerca interiore su una dimensione estremamente profonda e allo stesso tempo di avvicinare alla sua storia un pubblico estremamente vasto.
Oltretutto Valzer con Bashir ha il pregio di descrivere con precisione come si svolsero i fatti e di chiarire chi mise in pratica il terribile massacro di Sabra e Chatila (lo ripetiamo, i falangisti cristiani). Tale operazione però non è consolatoria, poiché le responsabilità dell’esercito di Israele, colpevole di non essere intervenuto per fermare le milizie cristiane, è ben delineata e consente al film di divenire riflessione complessa sul tragico senso non solo delle azioni umane concrete ma anche sull’essenza potenzialmente nefasta del silenzio, dell’indifferenza e del cinismo.
In sostanza, Folman attraverso la ricostruzione della sua angosciosa esperienza ha elaborato un discorso più ampio, che non riguarda solo il conflitto in Medio Oriente ma la fragile e penosa condizione dell’intera umanità.
di Maurizio G. De Bonis