Tracks – Attraverso il deserto
Il film realizzato da John Curran, di cui si ricorda il mediocre thriller Stone (2010) con Edward Norton, Milla Jovovich e Robert De Niro, ma anche il bel film romantico Il velo dipinto (The Painted Veil, 2006) interpretato da Naomi Watts e Norton, interessa soprattutto per la possibilità di fare ricordare o conoscere un’impresa importante per come è stata vissuta dalla protagonista, la (allora) ventisettenne Robyn Davidson.
Nel 1975 quando Robyn si stava preparando per il viaggio che l’avrebbe portata da Alice Springs all’oceano, i cammelli non erano stati utilizzati come mezzo di trasporto tradizionale nel deserto da oltre 30 anni, mai dopo la seconda guerra mondiale.
Gli aborigeni li avevano adoperati come “strumento” di trasporto fino al 1950, ma anche loro erano poi passati ai più comodi e veloci veicoli a motore. Prima della sua impresa, c’era stato un viaggio con i cammelli fatto da Dick Kimber e Sam Miles con un cammelliere aborigeno chiamato Mickanie Tjupurrula nel 1971.
Ma con Robyn si parla di una ragazza senza esperienza con quegli animali, che vuole percorrere oltre 2700 chilometri a piedi (e per di più da sola), aiutata unicamente da quattro di loro di cui uno giovanissimo nonché accompagnata dal suo fido cane Diggity. Questo per dire qualcosa della storia che già era stata al centro di interessi cinematografici nel 1993 con Julia Roberts come protagonista e la Walt Disney come produzione, progetto che comunque saltò.
Ci sono voluti venti anni perché ne uscisse la trasposizione cinematografica ma la storia non ha perso attualità ed interesse. Spesso si guarda al deserto come luogo di un viaggio interiore, e questo tragitto ne aveva tutte le caratteristiche: una donna sola nel deserto, i cammelli, incontri con gli aborigeni. L’Australia in cui convivono realtà ed etnie tanto diverse tra loro è il continente ideale per gli incontri riservati ad esperienze mistiche: si dice che due terzi di questo immenso territorio sia ancora realmente da esplorare, da conoscere e capire per davvero.
Per raccontare tutto questo, la sceneggiatrice Marion Nelson ha rispettato molto il libro ma ha anche inserito alcuni personaggi, diciamo, folkloristici che non sempre sono utili alla narrazione. A ciò, va aggiunta la voce fuori campo di Robyn che spiega i vari momenti della storia e che risulta inutile perché le immagini sarebbero più che sufficienti per capire ogni cosa.
John Curran ha dato, giustamente, molto spazio alle immagini di un deserto sempre uguale ma anche diverso, capace di emozionare nella sua apparente staticità. Un colore tendente al seppia per farne vivere il calore e l’effettiva sensazione visiva che ha chi lo affronta col suo caldo soffocante, nessun utilizzo invasivo di effetti speciali, una musica a tratti molto bella, l’uso di pochi personaggi per focalizzare l’interesse sulla sua protagonista.
Destina lo stesso tempo e la medesima importanza a ogni momento narrativo del film, che sia apparentemente rilevante, per dare una sensazione che ogni cosa possa essere indispensabile, come lo è per chi affronta il deserto senza attrezzature tecnologicamente avanzate o i confort che richiedono sponsor generosi ma che privano del vero contatto con la natura.
Pochi flash-back, molte immagini che documentano la gioia, la paura, la sfiducia, l’orgoglio di una ragazza che per due anni aveva preparato il viaggio lavorando come cameriera ma anche come donna di fatica e poi addestratrice di cammelli.
La si vede nel suo mondo borghese, partire con sei dollari verso il futuro ignoto, giungere ad Alice Springs, lavorare come barista, trascorrere un anno nella farm di un pazzo austriaco che allevava cammelli per turisti senza averne la capacità, essere aiutata da un vecchio cammelliere afghano a conoscere e dominare i cammelli.
Dopo questi passaggi, vediamo lo sviluppo di una vicenda molto personale che vide coinvolto come amico, consigliere, e forse innamorato, il fotografo professionista Rick Smolan, il quale la aiutò a trovare un finanziamento dalla rivista National Geographic, rivista che la costrinse a trasformare la sua avventura in un viaggio con un inizio e una fine precisa, togliendole parte della sua gioia per un’impresa vissuta più per se stessa che non per gli altri.
Rick non è sempre presente, ma ogni volta che appare porta con sé un po’ di serenità, cibo, notizie: è il regista nascosto che provvede a posizionare taniche d’acqua in vari punti del percorso, a controllare che non ci siano problemi, a fornirle autostima.
Mia Wasikowska è molto brava e riesce a fare dimenticare di essere un’attrice vivendo dall’interno il personaggio, rendendolo completamente suo. Il viso sempre più segnato dall’avventura è di rara espressività. Figlia di due noti fotografi, lei polacca e lui australiano, la ventiquattrenne di Canberra , molto attiva nel cinema fin da adolescente ma che ha dovuto attendere la notorietà fino al 2010 con Alice in Wonderland, rivisitazione del regista Tim Burton del classico di Lewis Carroll. L’anno successivo si confermò attrice di buon valore con L’amore che resta, diretto da Gus Van Sant e in Jane Eyre, con Michael Fassbender, Jamie Bell e Judi Dench.
Il fotografo è Adam Driver, ex convinto Marines che mai avrebbe pensato di fare l’attore se non fosse stato congedato dall’esercito per vari infortuni subiti. Lavora da pochi anni nel cinema dopo alcune esperienze televisive, ma in poco tempo è stato già inserito in film di buon interesse quali A proposito di Davis (2013) dei fratelli Coen, Frances Ha (2012) di Noah Baumbach e Lincoln (2012) di Steven Spielberg. Apparentemente arruffone, è la vera guida della ragazza e l’aiuta a non demordere. La sua interpretazione è un po’ troppo sopra le righe ma serve come ottimo contraltare per la fondamentale malinconia del personaggio femminile.
Trama
La vera storia di Robyn Davidson, una giovane donna che lascia la comoda vita di città per affrontare un viaggio in solitaria attraverso oltre duemilasettecento chilometri di deserto australiano.
Accompagnata solo dal suo cane Diggity e da quattro cammelli non molto bene addestrati, tra cui anche un cucciolo, Robyn parte alla scoperta di se stessa. Ad Alice Springs incontra il fotografo del National Geographic Rick Smolan che l’aiuterà a trovare i fondi necessari e documenterà il viaggio con foto di grande intensità emotiva.
di Redazione