The Warrior – The Iron Claw

La recensione di The Warrior - The Iron Claw, di Sean Durkin, a cura di Joana Fresu de Azevedo.

La “maledizione” della famiglia Von Erich è arrivata, da giovedì 1 febbraio, sul grande schermo con The Warrior – The Iron Claw, film ideato, scritto e diretto da Sean Durkin che punta a dare una nuova immagine di quanto la cultura del wrestling abbia permeato l’immaginario sportivo americano.

Il rapporto tra wrestling e cinema americano è proficuo nonché di lunga data. Diversi i casi di lottatori prestati al grande schermo. Dai recenti John Cena (in sala proprio in questi giorni con un piccolo ruolo in Argylle – La super spia) all’ormai prolifico Dwayne Johnson (sul ring noto con il nickname The Rock). Senza dimenticare, negli anni Ottanta, le apparizioni di star della WWE – World Wrestling Entertainment (la principale federazione americana di Wrestling) quali Hulk Hogan e Mr. T, entrambi apparsi per la prima volta in Rocky III e successivamente inseriti in diverse serie tv dell’epoca. C’è poi da ricordare il successo, sia di pubblico che di critica, ottenuto nel 2008, dal The Wrestler di Darren Aronofksy, Leone d’Oro a Venezia e vincitore di due Golden Globes. Uno dei quali per la magistrale interpretazione che segnò il sorprendente ritorno sulle scene di Mickey Rourke.

Il regista Sean Durkin inizia a lavorare al progetto di The Warrior – The Iron Claw già dal 2015. Con la volontà non solo di ripercorrere un’epoca – a cavallo tra la fine degli Anni Settanta e i primi Anni Novanta – in cui il wrestling non era ancora mera spettacolarizzazione ma sport praticato da diversi membri della working class statunitense. Ma, soprattutto, di raccontare l’incredibile storia dei membri della famiglia Von Erich. Tra i più forti e noti sui principali ring dell’epoca, ma funestati da innumerevoli tragedie, che si volevano legate alla maledizione nata dalla scelta del capostipite, Jack Adkinson di cambiare il cognome in favore di quello materno, Von Erich, e andando a inserirsi sulla scia di una serie di drammi che avevano colpito la donna.

Durkin, nel tentativo di non esasperare una già drammatica vicenda familiare, sceglie in questo suo accorato biopic sportivo di eliminare alcuni personaggi. Facendo diventare i fratelli Von Erich 5 e annullando l’esistenza di un sesto fratello, Chris, anch’egli tragicamente e prematuramente scomparso, e non facendo riferimento alle mogli e ai figli di David e Kerry, a loro volta funestati da diversi drammi. Questa scelta, apertamente criticata dal giornalista ed esperto di wrestling Dave Meltzer (che dedicò in quegli anni diversi approfondimenti agli incontri e campionati svolti dai membri della famiglia), che punta il dito anche su alcune inesattezze storiche che permeano la narrazione, ha permesso però al regista di potersi concentrare sul complesso rapporto tra Jack Fritz Von Erich (Holt McCallany) e i figli Kevin (Zac Efron), David (Harris Dickinson) e Kerry (Jeremy Allen White).

Con un’interpretazione che riporta pienamente la stretta dell’artiglio d’acciaio del padre, Holt McCallany dà credibilità a un personaggio offuscato dalla esasperata ricerca di quella fama che gli è stata negata, che si occupa solo di allenare dei futuri campioni piuttosto che interessarsi ai desideri dei propri figli. Allo stesso modo, Harris Dickinson e Jeremy Allen White sono convincenti nel mostrare come i loro personaggi siano schiacciati dal desiderio di assecondare le mire del padre, anche a discapito della solidarietà tra fratelli e mandando in rovina le proprie esistenze.

Ma in The Warrior – The Iron Claw è l’interpretazione di Zac Efron a risultare più sorprendente ed incisiva. Con il delicato ruolo di dover prestare il volto all’unico superstite in vita della famiglia Von Erich e l’incredibile trasformazione che ha imposto al suo fisico per rappresentarlo in modo convincente sul ring, l’attore ci mostra come abbia ormai maturato tutte le carte necessarie per far accantonare al pubblico il ricordo del personaggio Troy Bolton in High School Musical in favore di ruoli decisamente più complessi come questo suo ultimo. Mostrando anche una notevole capacità di introspezione e studio del personaggio, che gli sono valsi l’approvazione dello stesso Kevin Von Erich, che ne ha nello specifico lodato anche la capacità di rendere più che credibili le sue performance sul ring.

Lasciando a margine le già citate inesattezze storiche e le imprecisioni sulle dinamiche familiari, The Warrior – The Iron Claw resta un biopic gestito con furbo equilibrio tra sport e dramma familiare. Ritrovandosi però con un ritmo altalenante, in cui alla frenesia degli incontri sul ring viene affiancata una narrazione discontinua che non permette pienamente di cogliere la piena drammaticità dei personaggi. I risultati al box office, che lo collocano al 9° posto tra i film più visti nella passata settimana e con un incasso totale che non supera i 200.000€, fanno pensare a quella di The Warrior – The Iron Claw come ad un’occasione mancata.


di Joana Fresu de Azevedo
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