The Queen

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frears-thequeen“Prima il dovere poi il privato”. È con questa massima che da secoli vengono educati gli eredi al trono della famiglia reale britannica; ed è per questo motivo che nessuna bandiera a mezz’asta viene issata su Buckingham Palace per l’improvvisa morte di Diana Spencer, per tutti Lady D, avvenuta il 31 agosto 1997 a Parigi.
A seguito di questo tragico evento, che ha emotivamente coinvolto l’intero regno, la regina Elisabetta e il primo ministro Tony Blair si trovano a dover fronteggiare una situazione del tutto imprevista e particolarmente difficile. I Windsor, per ordine della sovrana, restano in vacanza nella tenuta di Balmoral, assumendo un atteggiamento di distacco che popolo e stampa non mancano di attaccare duramente. E mentre il leader laburista cerca, con realistica abilità politica, una mediazione che gli fa guadagnare una rapida e inattesa popolarità, la regina sembra non capire le richieste della sua gente, e per la prima volta si sente lontana dal suo popolo, che a sua volta sembra quasi disprezzarla.
É grazie all’atteggiamento di Blair che si finisce per scoprire la sofferenza che accompagna la vita della sovrana: salita al trono molto giovane, ha ricevuto a Palazzo una severa istruzione, è stata la prima donna della dinastia ad aver prestato servizio nell’esercito durante la Guerra e ha visto il padre morire giovane, schiacciato dal peso delle sue responsabilità regali. Come nonna, Elisabetta sta ora cercando di proteggere i due nipoti dalla crudeltà mediatica, che aggiungerebbe ulteriore dolore a quello già straziante causato dalla perdita della madre; e allo stesso tempo, come sovrana, è costretta, dal susseguirsi degli avvenimenti, a interrogarsi su cosa sta cambiando nel suo paese. Per la principessa del Galles era previsto, infatti, soltanto un funerale in forma privata, ma la reazione popolare e l’intensa commozione suscitata dalla sua scomparsa, impongono un commiato ufficiale: e questo è incomprensibile per la sovrana. Tuttavia quella che il mondo legge come durezza di cuore, altro non è che il frutto di un’educazione troppo tesa al contegno, al dovere, al ligio rispetto delle norme protocollari. Elisabetta è cresciuta con la convinzione di esser sovrana per volere divino, e non sa quando l’etichetta può o deve lasciar posto al sentimento. Ad eccezione di Tony Blair, le persone che le stanno accanto non riescono ad aiutarla: la regina madre e il principe Filippo hanno ricevuto la stessa rigida educazione e trovano inconcepibile che lei si mostri addolorata. Come dice la principessa Margaret, Diana disturba la famiglia reale anche da morta, tanto da costringere la regina a rivedere, per la prima volta nella storia della famiglia reale, le regole di un protocollo obsoleto, per seguire, invece, il consiglio del primo ministro, e soprattutto per rimettersi al volere del popolo.
Girato in modo classico, The Queen risulta un film elegante che conferma l’abilità registica di Stephen Frears, il quale riesce a utilizzare la drammatica fine di lady Diana per raccontare una storia bella e commovente, mostrandoci una delle poche monarchie ancora presenti sulla scena politica mondiale, più che nella sua dimensione istituzionale, nei suoi aspetti più segreti e più umani. Scopritore di talenti attoriali, Frears, dopo aver fatto conoscere Judy Dench, candidata all’Oscar per il suo Mr Enderson presenta, impone ora all’attenzione della critica e del pubblico Helen Mirren, talmente brava e credibile nei panni della regina Elisabetta da vincere la Coppa Volpi alla 63^ Mostra del Cinema di Venezia.


di Cristina Camarda
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