Le grand chariot

Dal concorso principale della Berlinale 2023, Emanuele Di Nicola recensisce il film di Philippe Garrel.

The Plough (Philippe Garrel)

Titolo originale: Le grand chariot
Regia: Philippe Garrel
Durata: 95′
Anno: 2023
Produzione: Francia/Svizzera

Sarebbe fuorviante ridurre a una questione di famiglia Le grand chariot, l’ultimo film di Philippe Garrel presentato in concorso alla Berlinale 2023. È molto di più e anche altro. Certo, la storia è quella di una famiglia, un nucleo di burattinai guidato dal padre (Aurélien Recoing) e composto dai figli (che sono in gran parte figli dello stesso Garrel, ovvero Louis, Léna, Esther). Con loro c’è la magnifica figura della nonna, incarnata in Francine Bergé. Il teatro delle marionette, però, si avvia al tramonto: i bambini vengono ancora intrattenuti dal talento dei burattinai, eppure sono gli ultimi fuochi.

Garrel lo mostra con una doppia sequenza semplicemente magistrale: la prima è un campo e controcampo, in cui vediamo lo
spasso dei bimbi davanti alle storie di principi e principesse, e dall’altra parte il frenetico divertimento di chi anima i pupazzi sotto al palco; nel secondo caso ecco uno struggente fuori campo, all’improvviso lo spettacolo si interrompe perché il padre ha avuto un malore. I bambini non capiscono perché è durato troppo poco.

Con la scomparsa del genitore, e a seguire i segni di demenza della nonna, il nucleo sembra sfaldarsi. Alcuni lasciano il teatrino e trovano la fama (Louis Garrel), altri tentano la loro arte – la pittura – ma falliscono, le sorelle si lanciano in un gesto di resistenza e provano a tenere aperto lo spettacolo. Bisogna scrivere pezzi nuovi, modernizzare le marionette, dice l’una all’altra; la risposta è che i classici sono già moderni, non c’è bisogno di aggiornare nulla. Nel frattempo intorno gli amori sbocciano e finiscono, in modo tanto drammatico quanto lieve e paradossale, come Louis che finirà per accudire il figlio dell’amico.

Non è un fatto privato, dunque, questo film, anzi: è uno sguardo sull’amore e la morte, ma soprattutto sullo scorrere del tempo inesorabile che si porta tutto via. Può esistere ancora il teatro delle marionette? E il cinema? Philippe Garrel gira a cuore aperto, dalla sua posizione di regista maturo che guarda in faccia la fine, la accetta e perfino sorride. Un film delicato come il movimento della vita. Un regista ineffabile che ormai conosce il mistero del cinema, e sa racchiudere la scomparsa e la resistenza nell’arco di una morbida dissolvenza.


di Emanuele Di Nicola
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