The Magdalene Sisters

The Magdalene Sisters

The Magdalene SistersIrlanda anni sessanta: in una casa di rieducazione diretta da suore e trasformata in una grande lavanderia alcune ragazze cosiddette traviate, “figlie di Magdalene”, subiscono ogni sorta di umiliazione morale. Solo due di essere avranno la forza di fuggire, con la speranza di ricostruirsi una nuova vita.
Lo scandalo suscitato dal film per la crudezza della rappresentazione dell’ambiente religioso e il successo di critica coronato dal Leone d’oro non ridà con esattezza la reale dimensione di un film che si pone innanzitutto come riflessione universale sulla natura repressiva del potere. Ma proprio per questa ragione esso è una ennesima variante dell’universo concentrazionario (al pari del carcere), dove si fabbricano mostri e vittime, regolato dalla simmetria architettonico-scenografica come riflesso dell’idea di ordine e di gerarchia.

Mullan, attore di Ken Loach (My name is Joe) dirige con indubbio rigore stilistico un’opera interessante, ma segnata da una certa stanchezza d’invenzione; personaggi e situazioni richiamano alla memoria certo cinema carcerario, tuttavia capace di restituire con efficacia l’atmosfera repressiva che realmente regnava nel correzionale femminile di Dublino. Ma il regista, che ha al suo attivo un altro lungometraggio, The Orphans (1998), sospeso tra la cronaca e l’apologo mostra di privilegiare uno stile per cosi dire cronachistico, dove, ad esempio, nessun personaggio prevale sugli altri, dove la ripetitività monotona delle azioni che si svolgono all’interno della casa ne accentua la terribilità.


di Maurizio Fantoni Minnella
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