The Hurt Locker

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bigelow-the-hurt-lockerIn un quartiere bombardato di Baghdad, durante la guerra d’Iraq, una squadra di artificieri guidata da un fanatico, cerca di disinnescare gli ordigni che i ribelli iracheni hanno dislocato nei luoghi più impensati. La morte è sempre in agguato, sia tra le strade polverose della città che nei deserti che la circondano.
Dalla regista di Strange Days, un film prepotentemente in bilico tra fenomenologia della rappresentazione e consacrazione dell’eroismo. E’ questa la vera ambiguità del cinema nordamericano contemporaneo, anche quando, come in questo caso, può realmente contare su una regista di talento, capace di una regia nervosa, priva di ridondanze, e di uno stile rapsodico che sa anche essere coinvolgente, perfino nelle descrizioni ”rubate”, di taglio documentaristico della città, dei suoi abitanti e delle sue rovine. Tuttavia l’assenza di una dimensione critica della guerra, situandosi il film in una prospettiva per cosi dire eastwoodiana della storia e della dialettica fra vinti e vincitori, seppur stilisticamente più moderna, ne riduce la carica emonitva e lo spessore della rappresentazione. Qui, ciò che importa (ma anche il film di Spike Lee, Miracolo di Sant’Anna, ne è una prova tangibile), è la descrizione della fatica, del rischio, della noia e ancor più dell’eroismo dei soldati Usa (non importa se sul fonte italiano, vietnamita, o iracheno), in un canovaccio bellico-esistenziale che nel film della Bigelow aggiunge l’inatteso elemento urbano.
E non scorgiamo, inoltre, tra le immagini e i singoli fotogrammi del film neppure una traccia di pietas né per le vittime irachene (fatta eccezione, forse, per il kamikaze pentito, ma questa, lo sappiamo, è soltanto pura retorica), né verso quel soldato che nell’epilogo, alla serenità della pace e della famiglia, sceglie l’orrore della guerra, sfidando la sorte!!…. Dov’è finita la vera assurda follia della guerra, di ogni guerra?…. Qui vediamo soltanto la normale routine del soldato artificiere, e della sua squadra, costellata di morti accidentali e del corpo-bomba di un ragazzino iracheno, autentico reperto di straziante realismo ma che qualcuno vorrebbe semplicemente di barbarie islamica……


di Maurizio Fantoni Minnella
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