The Creator

La recensione di The Creator, di Gareth Edwards, a cura di Gianlorenzo Franzì.

È proprio vero che i social, e il web, hanno cambiato profondamente il modo di vedere il cinema, ma purtroppo è ancora più vero che l’esercizio critico è stato stravolto in maniera copernicana dall’uso smodato di tali strumenti.

Perché all’uscita di The Creator in tanti attendevano il film al varco perché era la nuova opera di un regista, Gareth Edwards, già autore di uno dei più ingiustamente bistrattati capitoli della saga di Star Wars, ovvero Rogue One.

È un gioco sottile ormai quello che si crea, in bilico tra le aspettative create ad arte, il tamtam sociale, la coda lunga delle opinioni spacciate per visione critica: un gioco al massacro, però, se all’uscita il film con Felicity Jones era stato giudicato solo in base agli umori creati all’interno della bolla fandom. Un gioco figlio di tempi di fruizione frenetici, che non lasciano spazio a nessun tipo di riflessione a lungo termine e a lunga durata.

The Creator è un’opera complessa e stratificata che riesce a restituire un discorso per nulla banale o scontato sulle AI, tema caldissimo e a forte rischio sbandata: una mescolanza di generi e suggestioni differenti con una confezione patinatissima e di altissimo livello. Ma alla fine, quello che ne esce fuori è un film il cui discorso teorico dialoga in maniera fitta e costante con l’estetica delle immagini, un tema che parte da lontano ed esattamente dal Blade Runner di Ridley Scott con il suo more human than humans.

Edwards (anche alla sceneggiatura, insieme al sodale Chris Weitz) mette in piedi un world building incredibilmente strutturato e coerente, che non si vergogna di rimandare chiaramente a tanto altro (da Akira al già citato film di Scott, dal gioiello seriale Tales From The Loop fino a District 9) mescolandolo però talmente bene da produrre alla fine qualcosa di nuovo ed originale, che funziona quasi da summa della fantascienza cinematografica. Conta poco a questo punto fare le pulci e contare i buchi narrativi, perché The Creator ha un ritmo talmente fluido, un girato così cristallino, un’atmosfera perfettamente intima nonostante le dimensioni da blockbuster, e tutto tenuto insieme da un’idea politica fortissima e vincente, da farsi perdonare sbavature e imperfezioni. Che anzi, fanno risplendere ancora meglio i potentissimi cristalli di luce.


di Gianlorenzo Franzì
Condividi

di Gianlorenzo Franzì
Condividi